giovedì, 25 Aprile 2024

Costume & Società

Home Costume & Società Pagina 119
Notizie e tendenze sulla società, sul costume, sull’opinione pubblica e sul cambiamento generazionale

Il corpo umano e i suoi temibili segreti

Credit: www.meteoweb.eu

Il nostro corpo reagisce ed esprime i suoi stati anche attraverso meccanismi non sempre piacevoli, ma scopriamo insieme il perché di questi stati disgustosi. Tenetevi forte e preparate lo stomaco, i segreti più orripilanti stanno per arrivare.

Il cerume

Ne esistono di due tipi: secco e umido. Quello secco è da riferirsi ai popoli dell’Asia, mentre quello umido a quelli caucasici e africani. Ma a cosa serve veramente il cerume? Nessuno sa dirlo con certezza, a scoraggiare gli insetti dall’infilarsi dentro l’orecchio? Come antibiotico naturale? E se non avesse nessuna reale funzione? Forse quella più scontata è quella di attrarre le impurità, prima che raggiungano l’interno dell’orecchio.

Le flatulenze

Le conosciamo tutti molto bene e sappiamo da dove arrivano e per quale motivo. Quello che forse non sappiamo è che si fanno più frequenti in volo. Sull’aereo, a causa della ridotta pressione le riserve d’aria all’interno del nostro corpo si espandono, e quel litro di gas che normalmente espelliamo nell’arco di 24 ore quando siamo a terra ha bisogno del 30% di spazio in più. Anche i piloti ne soffrono e infatti sono soggetti a forti gonfiori addominali. Forse anche per questo motivo molte compagnie aeree hanno iniziato ad usare filtri al carbone nei loro sistemi di ventilazione.

L’ombelico

La lanuggine che spesso lo riempie, è dovuta ai peli che lo circondano. È proprio la peluria a catturare la fibra tessile e determinare l’accumulo in questa cavità. Chi la ospita, però, può vantare un ombelico più pulito degli altri, poiché la fibra in questione tiene lontani sporcizia e residui come pelle, sudore o polvere.

Le caccole

L’abitudine di rimuoverle dal naso riguarda il 96.5% della popolazione. Quasi tutti lo fanno, anche se meno della metà lo ammette – e questo la dice lunga sulle bugie che diciamo – ma ciò che non sappiamo è che è spesso la pigrizia la fonte dello scavare. Il naso, infatti, è molto vicino da raggiungere e le dita ci calzano a pennello per fare una pulizia fatta bene. Lasciamo perdere l’8% della popolazione che ne fa un pasto, il nostro stomaco non può reggere.

Il sudore

Il 7% del sudore, fatto poco noto, è costituito di urea, la sostanza che espelliamo anche con l’urina; sudiamo cloruri, composti importanti per mantenere il pH interno del nostro corpo, ma anche metalli come zinco, rame, ferro, nickel, piombo, e le sostanze veicolate attraverso il sudore mandano messaggi importanti.

Lo sporco negli occhi

Tutto parte da una ghiandola escretoria all’interno dell’occhio, detta di Meibomio, che secerne lo strato lipidico che riveste il film lacrimale, e consente alla parte più acquosa della lacrima di non evaporare immediatamente, mantenendo l’occhio idrato.
Di notte, i muscoli si rilassano e la secrezione lacrimale aumenta; la ghiandola di Meibomio secerne più lipidi, e mentre la temperatura corporea scende, parte del grasso che produce rimane solida, e si accumula all’angolo dell’occhio.

La puzza dei piedi

A farli puzzare di formaggio sono i batteri Brevibacterium, che si nutrono delle cellule di pelle morta e dello sporco che si accumula tra un dito e l’altro, e producono una sostanza di scarto puzzolente, il metantiolo. Gli stessi batteri sono anche utilizzati nella maturazione di un formaggio olandese. Tutto torna.

Il pus

Se il pus è in una cavità chiusa e non ha la possibilità di uscire o di essere assorbito, si può formare un ascesso. Nel pus sono presenti moltissimi leucociti, i globuli bianchi del sangue che muoiono e si disgregano mentre agiscono contro le infezioni batteriche. A questi si aggiungono i batteri morti e frammenti di materiale organico, per esempio di tessuto necrotizzato.

Dolori mestruali: peggio di un attacco di cuore

credits: http://www.vanityfair.it

Mal di pancia, mal di testa, fitte allo stomaco e alla schiena, spossatezza e molta più fame del solito: sono questi i sintomi più comuni che tutte le donne sono costrette a provare durante i giorni del ciclo mestruale.
Ora, anche la scienza ha confermato quanto sia terribile questo periodo per le donne.
I dolori mestruali sono peggio di un attacco di cuore“, ha dichiarato John Guillebaud, professore alla University College di Londra. “Gli uomini non possono capirlo. Io credo sia qualcosa di cui prendersi cura, da non sottovalutare“, ha poi aggiunto. Tuttavia, i medici sembrano minimizzare la questione, prescrivendo al limite qualche antidolorifico quando i dolori si fanno più intensi.

Ma perchè questa questione viene così spesso sottovalutata?
La prima è una ragione antichissima, che risale ai tempi degli storici e dei filosofi del passato. Le mestruazioni una volta erano considerate un tabù e come un fenomeno particolarmente negativo. Ricordiamo ad esempio che, secondo la Bibbia, una donna è impura per sette giorni dall’inizio del suo ciclo mestruale e che i rapporti sessuali durante questo periodo sono proibiti. Tuttavia, anche successivamente, la medicina se ne è occupata solo relativamente.

Un’altra ragione è quella legata alla differente sopportazione del dolore delle donne rispetto a quella degli uomini. Una ricerca ha analizzato le reazioni dei due sessi di fronte agli stessi dolori addominali e i risultati hanno dimostrato che gli uomini riescono a sopportare i dolori addominali per 49 minuti prima di chiedere aiuto, mentre le donne 65. Ma, sempre secondo stereotipi e credenze popolari, le donne, definite appunto “isteriche”, tenderebbero all’esagerazione e alla drammatizzazione e questo renderebbe il loro dolore meno reale rispetto a quello degli uomini.

Bisognerebbe lasciar perdere tutti gli stereotipi e i pregiudizi del passato e imparare a considerare le mestruazioni un vero problema, degno di una considerazione scientifica.

Giovani italiani: disoccupati e battuti dagli anziani sprint

credits photo: interris.it

Cosa significa essere giovani in Italia nel 2016? Lo scenario messo in luce dai dati raccolti dall’Istat non è per niente roseo. Essere ventenni nella nostra epoca poteva significare essere persone sempre connesse, pronte a raccogliere opportunità, ma la realtà è un’altra.

Poche opportunità da cogliere e giovani trincerati in casa a gravare, loro malgrado, sulle spalle dei genitori. La continua ricerca di un lavoro che difficilmente arriva, anche se si ha un alto livello di istruzione, e la speranza indissolubilmente legata alla posizione di mamma e papà. “L’Italia sta finalmente uscendo da una recessione lunga e profonda senza termini di paragone nella storia di cui l’Istat è stato testimone in questi 90 anni”, afferma Giorgio Alleva, Presidente dell’Istat. Eppure i dati, che dipingono un quadro rappresentativo del nostro Paese dal dopoguerra ai giorni nostri, sono ben pochi.

A lavorare sono gli adulti, che rimangono in attività fino a circa 60 anni. I trentenni, invece, sono chiusi a casa. Le conseguenze sono ovvie. Le difficoltà economiche si traducono nell’impossibilità di vivere da soli e di crearsi una famiglia. Avere un figlio non è più una cosa spontanea e naturale, non è più un sogno ma diventa quasi un’utopia e il modello di famiglia tradizionale non è più quello dominante. A farsi spazio è invece la voglia di emigrare, di cercare fortuna altrove. Sempre di meno è, invece, la voglia di partecipare attivamente alla vita politica.

L’Italia, insomma, sembra non essere un paese per giovani. Contemporaneamente, però, c’è un’altra categoria che avanza: quella degli anziani sprint, che superano il numero di giovani (161,1 anziani ogni 100 ragazzi minori di 15 anni). Le nuove generazioni di anziani sono diverse da quelle passate: alti livelli di istruzione, vita sociale e culturale attiva, stili di vita e aspettative di vita migliori.

Si tratta di un quadro non roseo che però non deve demoralizzare in modo esagerato. Se il lavoro è poco, è pur vero che gli under 34 stanno dimostrando di saperci fare. Le microimprese guidate da giovani imprenditori, infatti, sono quelle che offrono il maggior numero di posti di lavoro se paragonate alle imprese guidate da imprenditori anziani.

Relazioni: ecco perché sono importanti per il nostro benessere

Credit: web

Siamo circondati da amici. O almeno è quello che crediamo fino a quando non abbiamo veramente bisogno di qualcuno in gradi di ascoltarci o darci consigli.

Per celebrare la Settimana Internazionale della Salute Mentale, è stata portata avanti una ricerca dal gruppo statunitense Mental Health. Lo studio prende in considerazione circa 2.000 adulti, i quali dovevano rispondere alla domanda riguardo l’importanza dell’amicizia – o comunque delle relazioni interpersonali – per il loro benessere psichico. La maggior parte degli intervistati ha dato una risposta positiva, ma in realtà il 46% ha ammesso di trascurare le relazioni sociali. Solo l’11% ha ammesso di ritagliare quotidianamente del tempo da trascorrere con i propri cari e amici.

In risposta a questo sondaggio, il gruppo Mental Health ha pubblicato i risultati aggiungendo una nota degna di essere letta: “La famiglia e gli amici sono importantissimi per il recupero dopo una malattia mentale. Anche una badante o semplicemente qualcuno con il quale chiacchierare, può fare la differenza e lo stesso vale per i gruppi di sostegno che sono di vitale importanza.” Questo ce lo può dimostrare, ad esempio, Luke Tyburski, un ragazzo inglese di 33 anni che è riuscito a sconfiggere la depressione aprendosi al dialogo con i suoi familiari e amici, in particolar modo con Darrell. “Darrell è stata la mia forza. Con lui ridevo, scherzavo, mi sentivo al sicuro ed è grazie a lui che ho sconfitto la depressione. Non stava con me 24h su 24, ma sapevo che, nel momento in cui avevo bisogno di lui, Darrell c’era.

La consulente psichiatrica Natasha Bijlani ci spiega che le amicizie sono fondamentali, purché siano vere. Capita a tutti infatti di essere sfruttati o manipolati da quelli che noi consideriamo amici, ma queste relazioni sono ‘tossiche’per il nostro organismo e, molto spesso, posso sfociare nel bullismo.

Anche un semplice saluto con il vicino la mattina può cambiarci l’intero corso della giornata. Insomma, impariamo a preoccuparci di più dell’altro e a trascorrere più tempo con i nostri cari e amici. Inoltre, diciamo sì alle amicizie vere in grado di salvarci la vita.