giovedì, 28 Marzo 2024

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Sesso in gravidanza: si può

Salvo controindicazioni segnalate esplicitamente dal medico, fare sesso in gravidanza non costituisce un pericolo né per la donna né per il bambino. Al contrario, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’attività sessuale in stato interessante può soltanto giovare alla vita di coppia.

Solitamente, infatti, avere un nascituro in arrivo funge da deterrente sotto le lenzuola: i futuri genitori, temendo che fare sesso possa comportare danni al feto o complicazioni durante il parto, finiscono col ridurre i propri rapporti sessuali al limitato e casto scambio di effusioni. In più, se da un lato le donne si focalizzano esclusivamente sulla gravidanza mettendo completamente da parte i propri appetiti, d’altro canto, anche gli uomini risentono del peso dissacrante che il proprio slancio sessuale potrebbe avere nei confronti della “intoccabile” condizione della maternità.

La realtà, però, è ben altra: il sesso in gravidanza, oltre a non essere in alcun modo nocivo, è un’esperienza assolutamente piacevole, soprattutto per le donne. E questo perché le sensazioni provate dalle donne incinte tendono nella maggioranza dei casi ad essere avvertite con intensità maggiore: così, fare sesso col pancione viene a configurarsi quale fonte di piacere, più che di timore, per tutte le future madri, che peraltro scongiureranno in tal modo anche la possibilità di andare incontro a un parto prematuro. Senza trascurare, poi, il dato significativo dell’immediatezza con cui, dopo la nascita del bambino, la coppia potrà ritrovare il feeling sessuale generalmente ripristinato a gran fatica dopo lunghi mesi di inutili privazioni.

Dal Canada uno spray nasale contro la depressione

Un gruppo di ricercatori del Campbell Family Mental Health Research Institute ha sviluppato uno spray nasale in grado di somministrare un peptide che tratta la depressione e che potrebbe costituire un futuro valido approccio terapeutico alternativo. La ricerca e’ stata pubblicata sulla rivista Neuropsychopharmacology.

Il sistema, che prevede l’inalazione del farmaco, e’ stato sviluppato in collaborazione con la societa’ americana Impel NeuroPharma e ha dimostrato di riuscire a far giungere il peptide nella zona corretta del cervello, alleviando così i sintomi simili ala depressione in modelli animali.

E’ la prima volta che un trattamento che si basa su un peptide viene effettuato attraverso uno spray nasale, nello specifico caso della cura della depressione. Questa ricerca ci porta un passo più vicini alla sperimentazione clinica” ha spiegato Fang Liu, coordinatore dello studio presso il Centre for Addiction and Mental Health (CAMH). Il peptide interferisce con il legame che si crea fra due recettori dopaminci, il D1 e il D2. Il team di Liu ha scoperto in precedenza che questo legame era piu’ alto nelle persone affette da forme gravi di depressione e alterarlo aveva un effetto anti-depressivo.

Oltre cinque milioni di persone soffrono in Italia di questo disturbo e questo studio con i conseguenti risultati, offre una valida alternativa alle cure tradizionali, come psicofarmaci o, in alcuni casi, elettroshock, riducendo gli effetti collaterali al minimo.

Mortalità prenatale: in Italia non in aumento (FOTO)

Credits: internazionale.it

Le mamme italiane possono stare tranquille: non c’è nessuna emergenza di mortalità prenatale. Lo afferma Serena Donati, responsabile del sistema italiano di sorveglianza ostetrica dell’Istituto superiore di sanità di Roma. In Italia, muoiono ogni anno circa 50 donne (10 su 100mila), registrando una mortalità tra le più basse al mondo. Ma la metà di loro potrebbe essere salvata. “Può capitare che anche fenomeni rari come le morti per parto si verifichino in rapida successione in periodi molto brevi”, spiega la dottoressa, riferendosi ai cinque casi di cronaca che si sono verificati in pochi giorni. Per poter capire a fondo il fenomeno, bisogna però analizzare i numeri nel loro complesso.

Il nuovo sistema di sorveglianza delle morti materne dell’Istituto superiore di sanità può aiutare a tenere sotto controllo la mortalità prenatale. Nato nel 2010, il sistema italiano di sorveglianza ostetrica (Itoss) si basa sui sistemi già attivi in altri paesi europei come il Regno Unito, la Francia e i Paesi Bassi. Nel solo 2015 ha monitorato 372 presidi sanitari pubblici e privati in otto regioni italiane. Serena Donati spiega che il sistema si basa su due approcci: uno retrospettivo, che collega i registri di mortalità alle schede di dimissione ospedaliera, e l’altro prospettico, che monitora le segnalazioni degli incidenti da parte dei presidi sanitari delle regioni che hanno partecipato al progetto.

Credots: donna.nanopress.it
Credots: donna.nanopress.it

Secondo l’Itoss, nei casi di mortalità materna tra il 2006 e il 2012, i numeri più bassi si sono registrati in Toscana (4,6 casi ogni centomila nati vivi) e il tasso più alto in Campania (13,4 ogni centomila nati vivi). “Nel mezzogiorno si registra una maggiore incidenza rispetto alle regioni del nord,” spiega Donati, “ma i dati complessivi pongono l’Italia in linea ad altri paesi dell’Unione europea, con circa dieci casi ogni 100mila bambini nati vivi”. Con questa media, l’Italia si piazza al di sotto di quella degli altri paesi ricchi (nei Paesi Bassi c’è il tasso più alto con 12,1 casi su 100mila nati vivi) registrati nel 2015, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.

Tra gli obiettivi che si pone il sistema c’è quello di identificare le criticità nel sistema sanitario. La dottoressa Donati afferma che in Italia si sono stimati circa 50 casi di mortalità prenatale all’anno, ma è possibile ridurre questo numero di circa il 50 per cento. Per farlo, è essenziale potenziare il sistema di sorveglianza ostetrica. Serena Donati spera infine di poterlo estendere in tutte le regioni d’Italia, iniziando così a monitorare altri problemi, come la mortalità prenatale.

La moda che piace fa male alla salute

Credit: scentofobsession.com

Tutte fashion-addicted, ma le vostre nonne ve l’hanno mai detto che “chi bella vuole apparire un poco deve soffrire”?
Cosa c’entra con il mondo della moda? Be, centra: una ricerca scientifica, condotta dall’Associazione nazionale osteopati in Gran Bretagna, ha messo sotto accusa i capi d’abbigliamento più amati e acquistati perché ritenuti dannosi per la salute.

Lo studio è stato recentemente confermato anche da Tim Hutchful, presidente dell’Associazione britannica chiropratici. I vestiti più amati da tutte le donne, di ogni età e provenienza fanno male. Ci fanno male.
Gonne troppo strette, i tacchi troppo alti e i jeans eccessivamente attillati possono diventare veri e propri nemici della nostra salute. Secondo gli esperti circa il 50% degli adulti soffre di problemi fisici a causa di un abbigliamento non adatto.

Ma quali sono i capi più allarmanti?

Reggiseno. Che sia di microfibra o di pizzo, push-up o no, questo poco importa. Ciò che conta è che in sei casi su dieci, genera gravi problemi alla schiena, dolori alla spalla e disturbi al collo.

Gonne a tubino. Se sono troppo strette, allora sono anche troppo insidiose. Le gonne a tubino infatti, se troppo strette, bloccano entrambe le ginocchia, impedendo di camminare e piegarsi correttamente; a lungo andare possono creare stiramenti o problemi alle vertebre.

Gioielli pesanti. Chi non ama le collane appariscenti? Attenzione però, fanno male a spalle e collo, perché se l’accessorio è troppo pesante affatica ulteriormente i muscoli del collo, già impegnati a sostenere la testa.

Collant. Comode si, ma anche dannose e fastidiose. Comprimono eccessivamente le gambe, impedendo la corretta circolazione del sangue e possono anche limitare i movimenti della parte centrale del corpo, costringendolo a una postura scorretta.

Borse troppo pesanti. Le donne, sopratutto quelle che stanno molto fuori casa, amano le borse over size, ma la verità è che, dopo averle indossate per troppe ore consecutive, quattro donne su dieci lamentano problemi alla schiena. A riguardo, gli esperti consigliano di limitare il contenuto della borsa, facendone diminuire il peso, e alternandole con pochette e modelli più piccoli.

Cappelli. Il problema sono i cappelli troppo stretti: causa di fastidiosi mal di testa, sopratutto se il capo è indossato per tante ore.

Tacchi vertiginosi. Amanti tutte del tacco 12, attenzione. Come già abbiamo provato sulla nostra pelle, gli esperti dichiarano che indossare tacchi vertiginosi per troppe ore fa male alla schiena e anche alle dita dei piedi. La raccomandazione degli esperti è quella di usare scarpe più comode per il proprio tempo libero, ma non passate da un estremo all’altro, quindi no alle ballerine. Queste calzature fanno malissimo, perché non hanno un arco plantare e mancano dei cosiddetti ammortizzatori strutturali.

Jeans skinny. Adoratissimi, possono fare molto male alla salute di chi li indossa. Delle volte i jeans sono talmente fascianti da non permettere movimenti naturali mentre si cammina, rischiando di provocare dolori alle gambe e di impedire la circolazione del sangue.

Questi sono i capi che più rovinano la salute di chi li indossa.
Un consiglio dunque: essere alla moda va bene, ma essere in salute e stare bene è meglio.

[Credit: Repubblica.it]