In Italia è possibile pignorare gli animali domestici per il soddisfacimento dei creditori. Esattamente come se fossero un televisore al plasma. Inorridita da questa normativa la maggior parte della popolazione si sta mobilitando per far si che si ponga fine a questo scempio.
La conduttrice Tessa Gelisio ha lanciato una petizione su Change.org chiamata #giùlezampe. Per l’occasione la Gelisio ha anche condiviso un video insieme alla sua gattina Eva, in cui esorta tutti a firmare la petizione per fermare la considerazione che lo Stato ha degli animali, visti esclusivamente come oggetti e beni di proprietà.

Gli animali domestici sono veri e propri membri della famiglia. Le loro esigenze e l’affetto che li lega ai loro padroni devono essere rispettati. Con #giulezampe chiediamo al Governo italiano e ai legislatori di dare con urgenza, visto il crescente numero dei pignoramenti nel paese in crisi, il giusto valore agli animali domestici nel contesto del codice civile e penale con specifiche leggi che li distinguano chiaramente dalle proprietà sequestrabili e pignorabili. Un concetto di civiltà che Paesi come l’Austria e la Germania hanno già fatto proprio, affermando che gli animali non sono cose e che dunque non sono pignorabili”.

Ma la conduttrice di “Cotto e Mangiato” non è la sola ad impegnarsi per questa giusta causa. Ermete Realacci, il presidente della Commissione Ambiente della Camera aderisce all’iniziativa #giulezampe e deposita un’interrogazione parlamentare per questa “normativa inadeguata”.
“Cani, gatti, pesci rossi e ogni sorta di animale domestico sono considerati dal codice civile una “res”, ossia una cosa, e quindi pignorabili nei casi previsti dalla legge proprio come televisori, moto, automobili, divani. Un fatto incredibile e contro il buonsenso” ha dichiarato il presidente, presentando l’interrogazione ai ministri dell’Economia e delle finanze, della Giustizia, dell’Ambiente e della Salute ai quali chiede “se intendano o meno aggiornare la normativa civile e disporre la non pignorabilità degli animali d’affezione, anche alla luce della novella giurisprudenziale in questi anni volta a garantire maggiore rispetto e diritti agli animali. Tanto più considerando che il pignoramento di un animale d’affezione e il suo allontanamento costituisce elemento non trascurabile e indubbio di ritorsione sull’affetto dello stesso ed anche una forma indiretta di ritorsione psicologica sul debitore

Inoltre il codice civile è chiaro a riguardo, ai sensi del quale non sono pignorabili in alcun modo quelle cose che per il loro prevalente valore morale (es. oggetti di culto, fede nuziale), o per stretta necessità nella vita domestica (es. frigorifero, lavatrice), o per altri motivi (beni appartenenti al demanio), hanno indotto il legislatore a privilegiare i bisogni del debitore rispetto al principio per cui tutti i beni dovrebbero fungere da garanzia dei creditori ed essere quindi espropriabili.

Considerare un essere vivente, dotato di anima, cuore, cervello, un semplice bene di proprietà, non è solo agghiacciante ma va anche contro qualsiasi principio di etica, moralità e umanità, che dovrebbe distinguerci dagli animali.

Una legge così può proporla e accettarla soltanto chi non ha avuto il privilegio di vivere e ricevere tutto l’affetto che un animale può dare. Un affetto sconfinato, che guarda oltre il colore della pelle, i titoli, i soldi. Un affetto disinteressato, che non chiede mai nulla in cambio, se non di essere amato. È impensabile che per dei debiti si privi un uomo dei propri sentimenti. Perché di questo si tratta.
Oggi giorno conosciamo di tutto il prezzo, di niente il valore.

“Il pignoramento deve colpire il patrimonio del debitore e non i suoi sentimenti.”