“Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono”. Forse, semplicemente questo.

Cosa significa essere mamma? Un cuore grande, che batte all’unisono con quello di tanti piccoli pezzi di puzzle sparsi in una vita che in 24h non riesce ad essere vissuta neanche per metà; con quello di chi hai concepito, cresciuto, amato, sentito nella pelle quando ancora non sapevi neanche distinguere le gambe dalla faccia, neanche il sesso; con quello di uomini, donne, bambini, anziani, adulti, che contano su di te, sull’emozione che regali con un semplice sorriso, con un abbraccio la mattina e le attenzioni prima di andare a dormire, quando rimbocchi le coperte, lasci la luce accesa e stampi un bacio sulla fronte, con le labbra morbidi, calde. Essere mamma vuol dire – anche – questo.

Essere mamma vuol dire alzarsi la mattina prima di tutti, vincere la maratona della sveglia e festeggiare il primo posto con la caffettiera in mano e il latte sul fornello, per la ciurma che verrà dopo, ad iniziare, con te e grazie a te, la nuova giornata. Essere mamma vuol dire la lacrima che scende, sempre presente, e che riga il volto nei saggi, nelle manifestazioni, nelle recite, nelle partenze dolorose. Essere mamma vuol dire lottare fino alla fine con il salumiere e l’edicolante, al mercato della frutta e nel traffico cittadino dove “donna al voltante, pericolo costante”, in posta, a danza e pallavolo, quando accompagni i piccoli e saldi il mensile. Essere mamma vuol dire “No, figlia mia, oggi resti a casa”, calibrare il tiro dei “sì” e saper concedere al punto giusto quello che resta; vuol dire sguardo attivo e aiuto con quella matematica che non ce la fa proprio ad essere capita, anche se ci si prova da anni; vuol dire asciugare i capelli profumati di lino quando ancora non arrivi dietro la schiena con le braccine troppo corte, vuol dire tornare dal lavoro e non potersi permettere il relax di un tè caldo, un giro con le “colleghe”, un caffè in centro, perché la vita continua, imperterrita, a ricordarti di essere una mamma. E le mamme non si fermano mai, neanche con le corde e gli spaghi, neanche con le minacce, con l’età, con la stanchezza.

Esiste un video, “World’s Toughest Job”, che è nato dall’idea originale di Cardstore.com, sito leader di cartoline di auguri online. Si tratta di un colloquio di lavoro con il responsabile delle risorse umane di un’azienda prestigiosa, dalle condizioni estreme e inaccettabili.

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Ecco quanto viene richiesto: Lavorare 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, senza pause, mettendo in primo piano il proprio assistito sempre, con la consapevolezza che nei giorni di festa il lavoro aumenterà e non ci sarà riposo per nessuno, senza percepire neanche lo stipendio. Ecco, il lavoro è quello della mamma.

Essere una mamma vuol dire essere se stessi. Perché una mamma, in realtà, lo sa. Sa cosa fare, cosa dire, come pensare, quando chiedere, quando restare in silenzio, quando arriverà il momento delle continue litigate con i figli adolescenti che crescono e che a malapena ti rivolgono la parola; quando arriverà il momento della lotta per il telecomando, del “Mamma, oggi vado a scuola da sola”, dei dentini e del ciuccio, dello shopping indipendente, delle vacanze organizzate senza i figli, del “Non mi entra più, non ho più fame”.

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Oggi è la loro festa, oggi è il loro momento. Ma solo oggi? Perché solo oggi? Essere mamma vuol dire tempo pieno, no stop, 24h al giorno, 7 giorni su 7, niente festivi, feste del lavoro, ferie, pause. La festa della mamma è ogni giorno, sempre.