La scatola dei bottoni di Gwendy

La scatola dei bottoni di Gwendy, già il titolo di per sé è affascinante e poi aggiungiamoci che sono sempre stata una fan di Stephen.

E’ iniziato tutto alla fine delle scuole medie con Carrie e da allora va avanti. E’ vero che non tutti i suoi libri mi sono sempre piaciuti ed è anche vero che preferisco i suoi vecchi romanzi.

Sarà per questo che mi sono sentita attratta dal nuovo libro?

Ok, bando alle ciance.

La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar

La città è Caste Rock (oh sì gente è tornata!) tranquilla e anonima. Gwendy Peterson, dodici anni, presa di mira da un bullo perché cicciottella come ogni giorno corre la Scala del Suicidio.

Un giorno si accorge di un uomo che la guarda: tutto vestito di nero, alto, con gli occhi azzurri. Le chiede di avvicinarsi e Gwendy coscienziosamente diffida perché lui è un estraneo. Allora Mr Farris si presenta e le annuncia che la tiene d’occhio da un bel po’. Ha un regalo per lei.

Gwendy è decisamente più titubante che mai, quando però lui le mette in mano l’oggetto non vede l’ora di portarselo a casa.

La scatola dei bottoni: un dono che esaudisce molti desideri.

Farris sparisce e Gwendy va avanti, ben presto si renderà conto che il dono non è un semplice oggetto ed è un pesante fardello da portare.

La scatola dei bottoni di Gwendy di Stephen King e Richard Chizmar

Solitamente non amo le collaborazioni di King, quando scrive con altri autori perde gran parte del suo fascino. Questa è una delle rare eccezioni. Non c’è tutto il background di King, è vero, ma ve ne è molto.

Ho appena finito di leggere il libro e quindi posso dire due cose a fresco:

  1. è carino ma non bellissimo

  2. non vale il prezzo di copertina 17,90

Non è un romanzo è una storiella, che parte in modo promettente ma pare un po’ monca sul finale. Sì, manca qualcosa. E come Gwendy restiamo con un sacco di dubbi e domande.

Si apprezza la citazione iniziale di IT che stavolta non è un clown ma un uomo in nero (la Torre Nera?) e il ritorno a Caste Rock che per molti di noi ha un significato particolare (Stand by me).

C’è una costante tensione, una costante idea che verrà il peggio, che non viene, e che alla fine scopriremo anche noi cosa sarebbe successo sé…

Invece il racconto procede velocemente e finisce come tutti, compresa Gwendy, avevamo inizialmente sospettato.

Poteva essere migliore, peccato.