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E vissero felici e contenti. Che si tratti di Biancaneve, di Cenerentola o della Bella Addormentata questo è il finale imprescindibile che da piccole ci siamo sempre abituate a sentire. Tanto che il matrimonio è uno dei momenti su cui ogni ragazza ha fantasticato almeno una volta: l’abito da favola, le foto, il taglio della torta, il lancio del bouquet. Ma arrivate al grande passo cosa succede? Si cresce, si fanno i conti con la realtà e si accettano soluzioni diverse.
Noi di Blog di Lifestyle abbiamo intervistato alcuni giovani, ecco cosa ci hanno raccontato.

Arianna, 23 anni, estetista, dice: “Sicuramente io sono a favore della convivenza. Da lì si capisce il vero senso di stare con una persona e se sei in grado di affrontarlo. Però io poi mi sposerei, vorrei un matrimonio in chiesa, ma solo perché amo l’idea dell’abito bianco”.

Sempre più spesso infatti la convivenza viene usata come una prova per verificare la solidità dell’unione. Gioia, 26 anni, e Remigio, 33 anni, entrambi impiegati, hanno scelto di convivere e comprato casa. Sostengono che “non puoi sposarti e poi non avere una casa dove vivere. Il matrimonio è un impegno di soldi, tempo ed energie; cose che per ora non abbiamo”.
Gioia continua dicendo: “La convivenza mi lascia una maggiore via di fuga nel caso le cose cambiassero. E poi il mio ragazzo non è praticante. Perché dovrei chiedergli di fare una cosa in cui non crede? Però gli ho posto una condizione: mi deve sposare se e quando avremo un bambino, perché in quel caso saremmo proprio una vera famiglia. Mi piacerebbe il matrimonio in chiesa, non quello in Comune, ma per il momento non voglio assillarlo, come fanno tante ragazze coi loro fidanzati. Vedremo”.

Giulia, 21 anni, studentessa, la pensa diversamente: “Sono religiosa, per me la promessa fatta davanti a Dio ha un vero significato ed è più solida di qualunque altro tipo di unione. Poi coi tempi che corrono, magari inizialmente, potrei accettare una convivenza, ma solo temporanea”.

Se da un lato dunque il fattore economico ha notevole importanza, per le spese che una scelta di andare ad abitare assieme sicuramente comporta, anche quello religioso non è affatto da sottovalutare. Tuttavia da una statistica dell’Istat pubblicata nel novembre 2013 si evince che il numero dei matrimoni, rispetto agli anni precedenti, si è abbassato, nonostante risultino in aumento sia le convivenze pre-matrimoniali che i matrimoni civili.

Il minor numero di matrimoni religiosi non significa per forza una perdita dei valori tradizionali, semmai una maggiore accettazione sociale per scelte che, fino a poco tempo fa, erano considerate immorali. Ogni coppia può al giorno d’oggi fare una scelta più consapevole e libera dalle pressioni sociali. Sicuramente c’è però una maggiore precarietà economica e una mancanza di fiducia nel futuro, che fa restare con i piedi ben piantati per terra, prima di fare grandi passi.

Andrea, 30 anni, rappresentante me lo conferma, con un sorriso: “Prima ci vuole assolutamente un periodo di prova con la convivenza. Poi soprattutto da un punto di vista legale, sarebbe importante celebrare anche il matrimonio. E poi anche perché, diciamolo, non può non esserci una festa!”

E festa sia, qualunque scelta si faccia, purché non manchi la voglia di stare assieme. E perché così, noi donne, se anche non avremo l’abito bianco, potremmo continuare a sognare e a pretendere l’amore da favola.