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Dichiaro ufficialmente aperto quel periodo dell’anno in cui, se hai un’età sufficiente a ritrovarti a leggere questo post, chiederesti in dono la presenza di qualcuno.
Buona Immacolata a tutti, dunque.
A chi fa l’albero di Natale e a chi disfa i pensieri di tutto l’anno. A chi resta folgorato dalle mille luci e a chi, invece, quelle luci le avverte come troppo forti, invadenti, meglio se ti alzano la tapparella in camera alle 8.00, la mattina seguente al concerto del tuo gruppo Rock preferito. Il Natale arriva prepotente. E oggi si avverte più che mai quest’aria, poi che sia magica o eccessivamente pesante e smisuratamente colorata, sta a noi.

Una cosa è certa: è appena iniziato quel periodo dell’anno che non lascia nessuno impassibile.
E non dico solo nel senso che anche mia nonna vuole pubblicare la foto del suo albero di Natale su Facebook e quindi l’ha comprato piccolo quest’anno, perché ci stesse tutto in foto. Il discorso qui è un altro. Tutto è amplificato, tutto viene percepito all’ennesima potenza. E così chi ti manca ti manca di più, chi è felice lo urlerebbe al mondo intero e chi è giù di morale non si accontenterebbe nemmeno di ricevere in regalo il biglietto del concerto di Vasco. Perché ti manca qualcuno, perché quando ti manca qualcuno non puoi sostituirlo con qualcosa. Perché, insomma, io non ero pronta a tutto questo. Succede che ci si ritrova in un clima inatteso, con persone non scelte a fare ferie obbligate e dal sorriso tassativo. Succede che si è a ridosso della fine dell’anno e quella coincide con quel tirare le somme inevitabile. Che non suona come i bilanci di settembre perché a settembre hai tutto un anno davanti, a Natale, invece, quel che è fatto è fatto. E questo genera ansia e malumori inevitabili.

Beh volevo rassicurarvi.
È normale. È normale sentirsi irascibili quando si hanno attorno tutte queste pressioni. È normale domandarsi perché ci siamo ritrovati soli quest’anno (oppure anche questo). Perché non si è portati a termine quel progetto, o perché, addirittura, quel progetto è andato male. Perché un anno fa qualcuno era in una condizione migliore e, oggi, è in preda al panico che quelle sensazioni non tornino indietro e, insomma, a furia di perché potrei continuare talmente a lungo che con quelle che ci vengono fuori addobbiamo un altro albero in questo giorno dell’Immacolata. In questo giorno di festa in cui vorrei ricordarvi che se stiamo male per qualcosa o per qualcuno, non siamo l’oggetto di disturbo che stona sullo sfondo di una felicità impacchettata.

Perché per noi non funziona come con le decorazioni natalizie, anche se delicate ugualmente. Non possiamo impacchettare i nostri stati d’animo e tirarli fuori quando più ci conviene. Ci verrebbero a cercare per insultarci a giusta ragione: “Ehi tu! Stai trattando le tue emozioni come fossero convenevoli. Come fossero quegli auguri di Natale predefiniti che invii a tutta la rubrica”.