Per conquistare la libertà bisogna combattere. Combattere con forza e con tutti i mezzi a disposizione contro un sistema che impone sempre più restrizioni e freni alla libera espressione. Lo sanno bene le donne di Teheran che nonostante i pregiudizi di una società che guarda alle donne come un anello debole, trovano il coraggio di lasciarsi travolgere da ventate nuove e positive, che le spingono giorno dopo giorno a superare gli ostacoli.

Eccole quindi combattere per la propria libertà, correndo e saltando fino a quando il fiato lo permette. È una nuova passione, quella per il parkour, che supera qualsiasi tipo di pregiudizio o prescrizione sull’abbigliamento, lasciando dietro di sé solo il sentimento profondo di dimostrare la propria determinazione e superare le barriere sociali. A differenza degli uomini che praticano questa disciplina, che associano al parkour anche la cultura del rap, il movimento delle ragazze si presenta come più atletico e propositivo, eliminando qualsiasi tipo di rivalità, creando un clima di complicità per affrontare le difficoltà in cui incorrono.

Non è certo semplice praticare questo sport metropolitano, un mix di ginnastica, acrobazie e salti a ostacoli, per chi come loro è costretto a indossare vestiti che coprono sia la testa che il resto del corpo. Ma è forse questo impedimento a rendere la sfida ancora più coinvolgente, una sfida con la società e con se stesse.

Ho sempre un po’ d’ansia quando mi alleno, temo che i vestiti si spostino e che scoprano il mio corpo, temo anche di perdere il foulard, spiega una ragazza. Molti ci criticano dicendo che non è uno sport per donne ma noi non ci facciamo caso, dice Mariam, allenatrice di parkour a Teheran.

Nonostante questi ostacoli supplementari le atlete non si lasciano scoraggiare facilmente e si allenano tre volte a settimana, studiando ogni passaggio alla perfezione. In Iran la popolarità del parkour tra le giovani donne è in continua ascesa e le iscrizioni ai corsi, che crescono di giorno in giorno lo dimostrano. Saltano dai tetti, scalando le pareti di edifici ricchi di graffiti, catapultandosi sulle strade della città sotto gli occhi increduli dei passanti, mentre le più appassionate sognano di praticarlo un domani a livello professionale.

Le donne in Iran sentono la necessità di imparare a conoscere i propri diritti e la volontà di combattere di nuovo senza scendere in piazza, compromettendo la propria vita, ma ribellandosi attraverso lo sport, esternando allo stesso tempo tutta l’energia repressa. Repressa dalla realtà esterna e dalla società che le circonda.