Femminilità, questa sconosciuta.
Lo affermo, riaffermo e ribadisco. Perché di femminile, in giro, proprio non c’è nulla.

Onde evitare accuse di moralismo o perbenismo, parto, tuttavia, con un primo presupposto: apprezzo anch’io, molto, le bellezze fisiche offerte dalla genetica. Insomma, combattiamo contro l’adipe in eccesso tutto l’anno, forse tutta la vita, mi sembra giusto volerne mostrare un po’ al mondo, dopo averlo mostrato a noi stesse e allo specchio del bagno.
Ma il secondo presupposto è anche il mio più grande comandamento: i vestiti servono per vestire.

E se aveste ancora dubbi sul significato del verbo vestire, transitivo di terza coniugazione, li chiarisco subito: “coprire qualcuno con abiti“, secondo il Treccani.

Ma quando, girando per le strade della città, mi sembra di essere stata catapultata in uno di quei manga giapponesi +18, inizio a dubitare che tutte siate arrivate alla terza coniugazione.

Ragazze strizzate in shorts inguinali che lasciano poco spazio all’immaginazione e molto spazio ai coloriti versi dei tamarri di passaggio, crop top inconsapevoli, autoreggenti in bella vista e brassiere allo scoperto: il buffet della volgarità è molto ricco.

E non si tratta di corpo sbagliato e vestito giusto, si tratta di sbagliare proprio tutto. Sbagliata è la concezione di femminilità, di sensualità e di donna. Si può essere sexy in tanti modi, giocando con i tessuti e gli accessori, con le movenze, gli occhi da triglia e la vocina di Minnie. Ma mezzo gluteo coperto di denim non è femminile. Così come non si è donne se lo si mostra.

Il viaggio verso la femminilità è lungo e inizia da piccoline. Giochiamo con i tacchi della mamma, usiamo i suoi rossetti di nascosto, ma poi rimuoviamo tutto velocemente, perché non è il momento.

E a guardare questa variegata fauna, vestita solo della propria pelle e di qualche toppa occasionale, non solo penso che non sia il momento, ma che non sia neanche il caso.

Lancio così un appello alle giovani donzelle aspiranti spogliarelliste: non coprirci adeguatamente ci rende esattamente questo, spogliarelliste. E poco importa la laurea, la cultura, l’educazione, la timidezza. Chi ci sta di fronte non andrà mai oltre la biancheria intima in vista. Saremo giudicate per questo, sempre. E molte donne del passato hanno lottato per garantirci qualcosa di migliore. E sono fermamente convinta che se potessero vederci oggi, ci prenderebbero a pedate sugli shorts.

Dunque, lasciamo che sia la moda ad andare di moda, non la volgarità.