Mancano solo pochi giorni all’apertura dell’Expo e, come ormai tutti sapranno, il tema principale sarà il cibo e le innovazioni fatte in questo campo. Se però da una parte, a Milano, c’è chi afferma di voler promuovere il diritto ad un’alimentazione sana, dall’altra, oltreoceano, alcuni esperti vedono il cibo stampato in 3D come l’avanguardia del futuro.

Si è sempre parlato di cucina come di un’arte in cui istinto e creatività sono doti essenziali, ma fin’ora solo pochi eletti come gli scienziati della Nasa avevano osato proporre un connubio tra stampa e cibo.

Pare però che questa pratica inusuale sia destinata a trovare sempre più spazio, specialmente negli Stati Uniti. Allo show dei consumatori elettronici a Las Vegas, l’Istituto Culinario d’America (CIA) ha svelato di aver avviato una partnership con System 3D, creatore di Chef Jet. Grazie a questa il Cia avrà l’opportunità di iniziare i suoi test di prova con il chef jet, mentre System 3D guiderà alcuni studenti all’interno della sua sede a Los Angeles con dei tirocini appositi.

Una pratica che potrebbe davvero far nascere nei giovani la passione per il cibo, al di là della sua forma tradizionale, e innescare un processo di start up, come accade spesso da incontri tra due mondi diametralmente opposti. Ma scopriamo nel dettaglio che cos’è e come viene prodotto il cibo stampato in 3d.

Hod Lipson, direttore del Cornell University’s Creative Machines Lab, alla conferenza Inside 3D Printing a New York, ha parlato di tre modi in cui si possono stampare i cibi: effusori, materiali in polvere e laser.

In particolare il 3D Systems ChefJet cristallizza strati sottili di zucchero in configurazioni geometriche virtuali, mentre il Natural Foods’ Choc Edge dispone il cioccolato dalle siringhe, ricreando dei modelli particolarmente belli.

Altro metodo, simile a quello scelto dalla Nasa, è quello di Foodini, che usa ingredienti freschi inseriti in delle capsule per creare dei piatti sorprendenti. A differenza del primo questo però stampa semplicemente delle paste crude da cucinare normalmente.

Proprio per ciò, uno degli ingegneri della Nasa, Anajan Contract, sta sviluppando una stampante che produce pizza e a tal proposito afferma che questo tipo di stampante non solo contribuirà a ridurre l’impatto ambientale, ma anche ad offrire una forma rinnovabile di sostegno per la crescita della popolazione mondiale.

3d-printed-pizza

Il cofondatore delle Macchine naturali, Kucsma, aggiunge che Fodini potrebbe aiutare anche a ridurre gli additivi chimici nei cibi e i consumi extra.

Ma supponendo che tali nobili scopi siano raggiungibili, cibo e tecnologia possono davvero stare nella stessa frase?
Le perplessità maggiori stanno dalla parte di cuochi d’élite e cittadini che amano vedere e gustare il cibo nella sua forma tradizionale, ma come tutte le innovazioni anche questa potrebbe entrare nelle nostre vite, lasciando semplicemente il tempo di abituarsi piuttosto che decidere se usufruirne o no.

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