Lo zucchero sarà anche dolce, ma consumarne quantità eccessive lo è altrettanto? Stando ai risultati delle più recenti ricerche, no: introdurre troppo zucchero nell’organismo non è pericoloso solo per la linea, ma anche per la salute mentale, perché favorisce l’insorgere di depressione, ansietà e stress.

Per quanto il fruttosio sia un tipo di zucchero comunemente presente in natura, come per esempio nella frutta e nella verdura, non è affatto raro che lo si aggiunga a prodotti alimentari e bevande industriali. Pare, dunque, che proprio il fruttosio sia responsabile dello sviluppo di malattie come il cancro, disturbi cardiaci e renali, l’ipertensione, il diabete e persino la demenza: i ricercatori, però, hanno scoperto che questo zucchero può addirittura alterare il modo in cui il cervello umano risponde allo stress, con conseguenze importanti al livello comportamentale.

Durante lo studio, condotto dalla Dottoressa Constance Harrell, professoressa dell’Emory University di Atlanta, le cavie sono state divise in due gruppi differenti: quello dei topi giovani ha seguito una dieta prevalentemente a base di fruttosio, quello dei topi adulti una dieta standard. Dopo dieci settimane, le cavie sono state sottoposte a condizioni di stress: messe a nuotare o a percorrere labirinti, esse hanno mostrato reazioni diverse a seconda del gruppo di appartenenza. I topi giovani, che seguivano la dieta a base di fruttosio, hanno mostrato una più alta produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, rispetto a quelli adulti: e, difatti, durante i test le loro reazioni sono state in gran parte ansia e depressione.

Tali risultati permettono di suggerire che una dieta ad alto contenuto di fruttosio durante l’età adolescenziale può andare ad aggravare la tendenza alla depressione, così come a peggiorare la risposta allo stress: “Le nostre scoperte – afferma la Harrell – forniscono nuove basi per soffermarsi su quanto le abitudini alimentari possono incidere sulla sanità mentale e portare a conseguenze importanti sia al livello nutrizionale, sia al livello di sviluppo vero e proprio“.