Credits: Le Soir

Gli attentati di Bruxelles, all’aeroporto e in metropolitana, a pochi passi dalla sede del Parlamento Europeo, hanno colorato di nero, pianto, sangue e tristezza questa giornata. Il 22 marzo 2016 verrà ricordato come l’ennesimo tentativo da parte dei criminali, degli animali, dei combattenti, degli jihadisti di colpire l’Europa, l’Occidente.

Sara Risco, di Madrid, ha voluto rilasciare una testimonianza all’Ansa. Lavora a Bruxelles come traduttrice e, proprio in quel momento, durante le esplosioni, si trovava in uno dei posti colpiti in Belgio: la metropolitana.

“Alle 9:15, più o meno, abbiamo sentito una piccola esplosione. La gente era preoccupata, avevamo sentito cosa fosse già successo all’aeroporto, e la gente era stressata. Il treno si è fermato completamente, non come se fosse un problema tecnico: la gente parlava al telefono, forse con la loro famiglia, dicendo di aver sentito un’esplosione, ma era così poco forte che non si capiva se fosse un problema tecnico o no”, comincia a raccontare Sara. “La compagnia di trasporto ha detto, in un messaggio, di avere proprio un problema tecnico, un guasto. La gente era molto preoccupata. Abbiamo passato 15/20 minuti fermi, abbiamo chiuso le finestre, e in questo periodo gli impiegati della compagnia ci avevano detto di uscire attraverso una finestra, e noi quindi siamo usciti di lì, siamo usciti dalla stazione, ma non abbiamo visto niente, perché siamo andati via dall’altra parte. La compagnia però era molto organizzata, anche se noi non capivamo”, ha concluso.