sabato, 20 Aprile 2024

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Consigli e notizie su come stare bene e rilassarsi all'insegna del benessere

Forest Bathing: vivere meglio immergendosi nella foresta

Forest Bathing
Forest Bathing

UN ‘OPPORTUNITA’ PER VIVERE MEGLIO: IL Forest Bathing, stare all’aria aperta in mezzo alla natura, è una delle pratiche più antiche e più benefiche per il sistema immunitario. E’ un’attività che favorisce la produzione dei vitamina D ed aiuta a distendere i nervi. Essa è un’attività ben conosciuta dai giapponesi che già dagli anni Ottanta del Novecento hanno coniato un termine per descrivere l’atto di trarre giovamento dall’atmosfera della foresta.

CHE COS’E’ IL FOREST BATHING? : Il forest bathing è un’attività basata sulle esperienze che si possono vivere all’aria aperta. In generale, consiste nel fare delle lunghe passeggiate in mezzo alla natura mentre si è in silenzio, respirando a pieni polmoni. La foresta infatti fornisce buone quantità di fitoncidi, ovvero le biomolecole emesse dal legno degli alberi. I profumi e le essenze sprigionate dalla foresta hanno degli effetti rilassanti e rinvigorenti per il corpo, a secondo delle piante presenti.

I BENEFICI DEL FOREST BATHING: I principali benefici del forest bathing sono sicuramente il miglioramento del sistema immunitario, l’abbassamento corretto del battito cardiaco e la pressione sanguigna. Camminare nella foresta, essere immersi nel verde, permette a noi stessi di allontanare lo stress e dare spazio alla calma e alla riflessione.

MINDFULNESS ANCHE IN MEZZO ALLA NATURA: Al contrario di una semplice passeggiata nella foresta, grazie al mindfulness possiamo trasformare delle “semplici” passeggiate in mezzo al verde in vere e proprie esperienze sensoriali grazie alla consapevolezza. Infatti questa pratica invita proprio a vivere un’esperienza consapevole nella natura come un’attività di cui godere in piena e serena consapevolezza, così da apportare benefici al corpo ma anche alla mente.

FOREST BATHING PER COMBATTERE LA ROUTINE DELLA VITA MODERNA: hinrin-yoku significa letteralmente “bagno nella foresta“. Questa pratica consiste nell’immergersi nella natura, nelle foreste o nei boschi, dove vi sia un’alta concentrazione di alberi. Recentemente, lo shinrin-yoku è stata considerata una pratica scientificamente provata per curare stress ed ansia. Si tratta di una vera e propria terapia senza medicine che ormai si sta espandendo anche in Italia!

DOVE FARE FOREST BATHING?: Il forest bathing può essere svolto in qualunque luogo in cui ci sia del verde! In Italia esistono vari gruppi che elaborano dei veri e propri percorsi per godere al meglio dei benefici della natura, integrando anche attività come il trekking. Trentino, Val d’Aosta, Liguria… L’Italia è piena di posti perfetti per praticare il forest bathing, provalo anche nel giardino di casa tua!

Psicologia della Moda: dimmi cosa indossi e ti dirò chi sei

Non tutti sanno che il mondo del fashion non è fatto solo di semplici vestiti e brand, ma dietro c’è uno studio specifico denominato psicologia della moda. Infatti, la psicologia della moda si interessa del valore che viene dato agli abiti, oltre alla loro funzione protettiva. Un abito può comunicare molto di sé, come sottolineano le osservazioni degli psicologi.

I motivi per cui un essere umano si veste sono essenzialmente tre:

  • la protezione dagli agenti atmosferici esterni
  • il pudore nei confronti di zone sensibili
  • la voglia di adornarsi.

Questi sono i fattori che tutti comprendiamo benissimo, ma c’è un lato della moda e del fashion al quale si fa poco caso: i vestiti sono un modo per comunicare qualcosa di sé al mondo, ma non si tratta di un fatto scelta privata individuale bensì di un artefatto di natura sociale. La moda e i vestiti fanno parte della comunicazione non verbale e, secondo la psicologia della moda, ogni individuo si impossessa del proprio abbigliamento, identificandosi in esso al punto da conferire all’abito un’importanza simbolica pari, se non superiore, a quella del corpo stesso.

La nostra personalità più intima, dunque, guida e influenza la nostra scelta dei capi da indossare, anche quando non ne siamo consapevoli. L’abbigliamento è il riflesso del nostro stato d’animo, riuscendo a condizionare il nostro umore e persino le nostre relazioni.

In egual misura tra uomini e donne, le scelte legate alla moda possono incidere tanto sull’impressione che trasmettiamo agli altri quanto sul modo in cui gli altri si comportano con noi. La moda influisce in tutto, dal risultato di un evento sportivo fino al giudizio che un esaminatore può farsi su di noi e sulle nostre capacità lavorative durante un colloquio di lavoro.

Ma com’è nata questa nuovo settore della psicologia? La psicologia della moda nasce dall’integrazione e dall’applicazione delle scienze psicologiche all’industria della moda, allo scopo di ideare una metodologia ed un insieme di strumenti, terapeutici e di empowerment. Tutti questi elementi sono utili per lavorare sull’autostima, sugli stati d’animo, sull’immagine corporea e la percezione di sé del cliente, in un’ottica clinica di coaching individuale, così come sullo studio del comportamento sociale, in ambito aziendale, pubblicitario, di marketing e comunicazione.

Lo psicologo della moda può aiutare le persone attraverso un lavoro di consulenza d’immagine, che va ben oltre il suggerimento di un guardaroba o del trucco, ma attraverso un percorso, per entrare in sintonia con la propria immagine, il proprio corpo.

Dai vestiti, dal corpo e dall’immagine si arriva a fare un lavoro di ricerca più profonda per andare a recuperare chi siamo veramente e come comunichiamo tutto questo attraverso il corpo.

La psicologia della moda, quindi, è una vera e propria materia che molte persone decidono di approfondire a livello didattico ma non solo. Molto interessanti sono diversi test che si trovano a disposizione sul web, come il test sulla moda sul blog di Unicusano realizzato dall’università online in occasione della Milano Fashion Week di Febbraio, un quiz che gli studenti della facoltà di Economia hanno voluto sottoporre per comprendere meglio i comportamenti delle persone nell’ambito della moda.

Troppi caffè fanno male

Anche se sono napoletana fino al midollo per fortuna non bevo caffè: il primo motivo è perché non ho ancora capito se mi piace o meno e poi perché credo di essere intollerante a quello che, nella mia città, è considerato un vero e proprio elisir.
Che abbia delle proprietà benefiche è fuori discussione, ma l’abuso, come accade per tutte le sostanze, può avere conseguenze disastrose.
In un paese in cui si bevono 7-8 caffè al giorno bisogna sapere che questa bevanda può provocare ansia, insonnia disturbi del ritmo cardiaco e addirittura insufficienza cardiaca.

Una ricerca del National Health Service (NHS) ha individuato dei legami tra l’assunzione di caffeina e alcune problematiche che insorgono durante il parto: assumerla in eccesso provocherebbe sottopeso per il nascituro e potrebbe portare addirittura a un aborto spontaneo.
Il limite giornaliero verrebbe fissato intono ai 400 mg di caffè: se ogni espresso ne contiene 80 mg non bisognerebbe assumerne più di 5.
Il problema si pone per tutti i prodotti diversi dall’espresso: un filtro grande della amatissima catena Starbucks contiene ben 400 mg di caffeina, per cui si può facilmente comprendere la difficoltà nel contenere la quantità da assumere.

Limitare i caffè giornalieri è uno sforzo immane, specie per chi lavora a ritmi serrati.
Molto spesso la pausa caffè non è altro che un intermezzo tra un impegno e l’altro, oltre che un’abitudine che fa parte del nostro paese da secoli. Proprio per questo si tende a sottovalutare gli effetti negativi derivanti da una assunzione assidua, ma come in tutte le cose basta trovare la giusta misura per non rinunciare ai piaceri della vita.

I giovani non fanno il test HIV – e il rischio di contagio aumenta

test HIV

contagio

Oggi si parla poco di HIV e AIDS e molti giovani sottovalutano il rischio di contagio, ma la prevenzione e la diagnosi tramite test HIV sono fondamentali.

Negli anni in cui il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è stato scoperto, la consapevolezza del rischio del contagio è dilagata, insieme al panico di ammalarsi. Le persone si sottoponevano al test HIV e limitavano le situazioni a rischio per non contrarre il virus. Alla TV non si parlava d’altro e innumerevoli erano gli spot che invitavano le persone alla prudenza.

In effetti i primi anni dopo la scoperta sono stati terribili e chi contraeva l’HIV difficilmente aveva una prognosi rosea. Le prime cure iniziarono ad arrivare, ma avevano spesso degli effetti collaterali terribili ed erano ancora numerosi i morti per AIDS (lo stato avanzato dell’infezione da HIV).

Con il passare degli anni la situazione è decisamente migliorata. Gli esperti hanno scoperto molte più cose sul virus dell’HIV, le terapie sono migliorare e, ad oggi, questa pur se terribile infezione è ormai considerata uno stato cronico, non più mortale.

Allo stesso tempo, le persone hanno iniziato ad avere meno paura. Si parla sempre meno di HIV e AIDS e questa è una nota negativa nella lotta a questa piaga. Oggi molti giovani non hanno la stessa percezione del rischio di 20 anni fa, non prendono quindi le giuste precauzioni e non fanno il test HIV. E il contagio nelle persone sotto i 30 anni è purtroppo in aumento.

Prevenzione e diagnosi con il test HIV: dagli USA all’Italia

Negli Stati Uniti, i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) consigliano di sottoporre al test HIV tutte le persone sessualmente attive dai 15 anni. Nonostante questa raccomandazione, sembra che solo l’1% delle persone si sottoponga al test, ma è proprio tra i giovanissimi di oltreoceano che il contagio è maggiore (sembra che il 40% delle nuove diagnosi sia composto da persone al di sotto dei 29 anni).

Tra tutti i malati di HIV negli Stati Uniti, circa il 15% vive con l’infezione senza esserne consapevole. Sembra che il problema principale sia, come avevamo anticipato qui sopra, la mancata percezione del rischio corso.

test

La situazione in Italia

La situazione nel nostro paese non è molto diversa da quella statunitense. La buona notizia è che in generale, i contagi dell’HIV sono diminuiti rispetto al passato, ma sono proprio i giovani che invece hanno visto un incremento di infezioni da questo virus.

Ovviamente anche nel Bel Paese c’è una percezione del rischio più bassa rispetto al passato e questo non vale solo per l’HIV, ma per tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Secondo un articolo di qualche mese fa, il maggior rischio di contrarre questo tipo di infezioni è favorito dalla facilità di fare nuovi incontri a livello sessuale tramite internet.

A questo proposito, non molto tempo fa un servizio de Le Iene ha parlato di un episodio a dir poco raccapricciante. Un uomo di 35 anni sieropositivo da 11, è stato incriminato per aver avuto intenzionalmente rapporti non protetti con oltre 200 persone (donne, uomini e trans, conosciuti soprattutto su internet). L’uomo è anche sotto inchiesta per omicidio colposo della sua compagna, morta di AIDS l’anno scorso (con cui stava da anni).

Ovviamente l’uomo è colpevole di un reato grave e verrà condannato per questo. Quello che preoccupa però è il numero di persone che possono essere state contagiate da lui in 11 anni che a loro volta, inconsapevolmente, possono aver trasmesso il virus ad altri partner.

È veramente importante eseguire un test HIV quando c’è stato un purché minimo rischio di contagio, per evitare che quella che è già un’epidemia possa diffondersi ancora di più.

test in casa

Come eseguire il test HIV

L’unico modo per scoprire se si è sieropositivi è tramite un test HIV. In generale, è necessario andare presso un centro di analisi e richiedere di fare il prelievo per la ricerca degli anticorpi all’HIV nel sangue.

Il test HIV benché si chiami così, non rileva infatti il virus stesso, ma gli anticorpi che vengono creati da un organismo contagiato. Ogni organismo ci mette un determinato tempo per creare tali anticorpi e, per questa ragione, non è possibile fare questo tipo di test i giorni subito successivi al sospetto contagio.

La cosa più saggia da fare è aspettare almeno un mese e nel frattempo usare le dovute precauzioni per, nell’evenienza, non trasmettere il virus ad altre persone. È anche vero però che il tempo in cui gli anticorpi vengono creati (chiamato ‘periodo finestra‘) non è uguale per tutti. Quindi, se il primo test dopo un mese dal sospetto contagio dovesse essere negativo, è consigliato ripetere un test HIV anche dopo altri 2 mesi.

Il metodo tradizionale del test prevede un semplice prelievo di sangue che poi viene analizzato in laboratorio e il risultato si riceve entro 2/3 giorni. Da qualche anno inoltre esiste la possibilità di eseguire il test HIV a casa.

Fare il test HIV a casa

Poter fare il test HIV a casa è un agevolazione per tutta quella categoria di persone che, differentemente, non si sottoporrebbero al normale esame. Cercando online del autotest HIV prezzo e modalità di esecuzione, si riescono a capire i vantaggi che hanno portato ad usare sempre più questo metodo diagnostico casalingo.

HIV

Le persone che facilmente non vogliono dare spiegazioni sul perché necessitano fare questa analisi, possono ordinare online il kit per eseguire a casa il test rapido per l’HIV che è molto semplice da fare. I prezzi orientativamente si aggirano sui 30€, è necessario assicurarsi che siano prodotti a marchiatura CE e il risultato è pressoché immediato.

La modalità di esecuzione è talmente semplice che anche i più giovani possono eseguire il test HIV senza problemi, per così iniziare a prendere le dovute precauzioni e non far dilagare ancora di più questa infezione che, pur non essendo più una condanna a morte certa, rimane una condizione cronica a vita.