sabato, 2 Agosto 2025

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Le finestre del fotografo André Gonçalves

[Cover credits]: André Gonçalves

Ho sempre amato fare le valige, preparare i documenti per il check in e scrivere programmi per le visite fuori porta. La vita da turista è qualcosa di meraviglioso: si tratta di momenti nei quali mi sembra di aprire gli occhi per la prima volta, con la curiosità di un bambino che scopre le forme attraverso le prime costruzioni. Ognuno di noi si sofferma su elementi diversi del viaggio: a me colpiscono i tetti delle abitazioni e il comportamento degli anziani. Da quest’ultimo si capisce moltissimo del posto in cui si sosta: certi visi, certi occhi e certi gesti sanno rivelare molto di più di una guida turistica. L’amore immenso per i viaggi, che mi porterebbe a comprare biglietti aerei per ogni fine settimana, mi ha fatto scoprire l’affascinante opera di André Gonçalves, un popolare fotografo portoghese che, come ognuno di noi, ama scoprire luoghi sempre diversi. Il suo pallino però sono le finestre delle abitazioni, naturalmente diverse a seconda dei posti in cui si è in visita. Da questa passione è nata una straordinaria galleria fotografica che mette in risalto la diversità dei luoghi e delle loro architetture.

Venezia

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Trento

trento

Lisbona

lisbona

Sesimbra

sesimbra

Albufeira

albufeira

Porto

porto

Tatuaggi e inconscio: ecco perché ci tatuiamo (FOTO)

Credit: contest.virginradio.it

Le ragioni per cui decidiamo di tatuarci sono molteplici, ma una cosa è sicura: le motivazioni risiedono nell’inconscio. Per sostenere questa tesi si sono avvicendati psicologi e psicoterapeuti che hanno formulato una vera e propria psicologia del tatuaggio, per dimostrare che solo apparentemente la decisione di incidere per sempre qualcosa sulla propria pelle è un’azione banale.

Credit: guide.supereva.it
Credit: guide.supereva.it

La pratica del tatuaggio pone radici nella storia dell’uomo e risale almeno al 3000/3100 a. C., epoca alla quale risale la mummia del Similaun, da tutti conosciuta come Ötzi, che poteva contare sulla sua pelle tra i 45 e i 57 tatuaggi diversi. La maggioranza di questi tatuaggi, che consistevano in serie di linee e punti tutti diversi, è stata trovata in corrispondenza delle articolazioni, come se fossero stati messi per rinforzarle, a scopo curativo. Tra le civiltà antiche fu in Egitto e nella Roma pre-cristiana che il tatuaggio si diffuse e, inoltre, nel Medioevo si è attestato che molti pellegrini usavano tatuarsi con simboli religiosi per rivendicare la loro identità cristiana. Altri popoli che svilupparono questa pratica furono delle tribù in Oceania, come i Maori e le popolazioni cinesi e giapponesi in Asia. I motivi che spingevano queste tribù a praticare incisioni sulla pelle dei propri membri era rivendicarne la loro appartenenza alla tribù stessa.

Credit: culteducoprs.wordpress.com
Credit: culteducoprs.wordpress.com

Oggi le ragioni che spingono un individuo ad andare da un tatuatore sono più complesse e addirittura opposte. Ci si tatua non per desiderio di omologazione ma, anzi, per cercare di affermare la propria individualità in un mondo che tende alla standardizzazione. È un modo per dichiarare la propria posizione rispetto alla realtà, ricordando agli altri e soprattutto a noi stessi, chi siamo, cosa vogliamo, da dove veniamo.
Il tatuaggio perciò diventa varco tra il nostro “dentro”, l’inconscio, e il nostro fuori, la nostra parte consapevole e pubblica.

Credit: samuelaurbini.com
Credit: samuelaurbini.com

Se le motivazioni possono essere le più disparate e personali, gli esperti sono concordi nel ritenere che il significato del tatuaggio varia a seconda del posto e del soggetto stabilito.
Se il tatuaggio è:
nella parte sinistra del corpo, che in psicoanalisi rappresenta il passato, la persona in questione è pessimista e con scarsa stima di sé.
nella parte destra del corpo, legata al futuro, la persona in questione è solare, creativa e aperta ai cambiamenti.
in un luogo nascosto, come l’ombelico o l’interno coscia, la persona è timida o insicura
sulla caviglia e il soggetto è una donna, essa è molto gelosa, sospettosa ma molto femminile, mentre, se il soggetto è uomo, esso è competitivo e battagliero.
nelle zone genitali, se il soggetto è donna, essa è molto combattiva e sensuale, se uomo, passivo e maldestro.
Anche la grandezza del soggetto incide sulla psicologia che vi è dietro, nel caso il tatuaggio sia di grandi dimensioni, infatti, chi decide di tatuarselo è come se volesse prendere forza e coraggio dal disegno inciso sulla sua pelle.

Credit: www.wellnessworld.it
Credit: www.wellnessworld.it

Molte volte il significato del tatuaggio, seppur evidente, ha una difficile interpretazione, questo perché l’individuo vuole che la “chiave di lettura” non sia alla portata di tutti.
Certo è che indipendentemente dal suo valore inconscio, personale per ognuno, il tatuaggio è un grande mezzo comunicativo che, in un mondo dove tutto sta perdendo significato, è mezzo per ricordarci la nostra unicità e rimanere in contatto con i nostri sentimenti.

Amore 2.0: ci frequentiamo o ci fidanziamo?

Ah, l’amore, l’amore. Cos’è l’amore, se non un apostrofo rosa tra le parole t’amo?
Questo un tempo, forse. Ma oggi l’amore non va più così di moda e la generazione del love 2.0 è sempre più attanagliata da dubbi amletici del tipo: “ci frequentiamo o ci fidanziamo?”

Si, perché i rapporti son diventati più complessi, con mille sfaccettature, mica ti piace uno, tu piaci a lui e via vi fidanzate, vi sposate, fate dei figli e vissero felici e contenti. No, ora no. Adesso ci sono regole sociali da rispettare. E se non siete preparati a riguardo fareste bene a non uscire di casa finché non recuperiate tutto, non sia mai incontrate il principe azzurro proprio in quel momento e mostrate tutta la vostra ignoranza, nel senso latino del termine.

Oggi è diverso, se sei giovane vuoi divertirti e l’innamoramento è un contrattempo che non deve capitare. Almeno fino ai 30 anni, poi ci si dimena disperatamente per trovare la nostra metà della mela, che voglia sposarci e renderci mamma. Ma anche una metà pera, o arancia va bene, insomma, a quell’età poi non si può far troppo la schizzinosa. Le ovaie iniziano a far capricci, se si vuole un figlio bisogna agire. Subito.

In ogni caso, a 20 anni, ma anche a 25 non ci si pensa. Sembrano ancora così lontani quei momenti in cui doversi preoccupare di trovare l’uomo della propria vita, quello che ci rende felice con un sol sorriso. A 20 anni, più che altro si cercano gli uomini della propria vita, che ci rendano felice, in modo diverso, a giorni alterni. E che non si incontrino mai, mi raccomando.

I rapporti oggi sono complicati, conosci uno su Facebook, chattate per qualche giorno, poi iniziate a chattare per tutto il giorno e poi naturalmente arriva il momento di incontrarsi di persona. Niente panico, è solo uno dei tanti, in fondo. “Dunque, lunedì non posso, esco con Marco, martedì neanche mi vedo con Davide, mercoledì lui fa sport – con Sara, in camera da letto – Giovedì! Giovedì va bene.”

Passate un pomeriggio bellissimo, superate addirittura quei fastidiosi momenti di silenzio imbarazzante con una nonchalance degna di nota e poi vi baciate anche. Tutto perfetto, a parte per un semplice dettaglio: cosa siamo? Amici, conoscenti, amanti, frequentanti, fidanzati?

Mica semplice. Dunque effettivamente la frequentazione è un po’ come la garanzia del cellulare nuovo. Lo acquisti, lo apri, lo usi e se poi vedi che non funziona lo riporti indietro e amici come prima. Senza ripercussioni, senza troppi melodrammi e senza coinvolgere amici, parenti ecc. Insomma un po’ come quando in gelateria chiediamo di assaggiare un gusto. Se poi ci piace lo mettiamo sul cono. Ecco amico caro, tu sei quel cucchiaino di gelato. Ti assaggiamo, ci pensiamo un po’ e poi se ci sei piaciuto ti acquistiamo, difetti compresi. Da questo momento, comunemente conosciuto come fidanzamento, però, caro ragazzo ingenuo, perderai ogni possibilità di: uscire con gli amici, guardare/uscire/baciare altre ragazze, non rispondere alle nostre chiamate e messaggi, manifestare il tuo disappunto relativamente a qualcosa che pensiamo/diciamo/facciamo/indossiamo, soprattutto indossiamo.

Ed effettivamente, poi, noi non ci spieghiamo come mai questi uomini non vogliono impegnarsi e preferiscano la frequentazione eterna, che dura uno, due anni, insomma quel che serve. Che poi è anche vero che quando ci si frequenta è tutto più bello, l’inizio, il cuore che batte nello stomaco prima di vederlo, l’agitazione quando si avvicina per baciarci, quando ancora non rutta in nostra presenza. Bei momenti. Ma anche noi siamo diverse quando ci frequentiamo con un ragazzo nuovo, ci trucchiamo, stiamo ore davanti all’armadio per decidere cosa metterci, ci depiliamo tutti i giorni, addirittura, insomma tutte cose che spariscono nell’esatto istante in cui ci si fidanza.

E non giustifichiamoci dicendo che poi quando si ama queste cose non sono più importanti, solo per nascondere la nostra incuranza. Perché cari miei, impacchettarvi e rispedirvi indietro è un attimo. Change! Avanti il prossimo.

Tutte modelle e fashion blogger. Tutti artisti e dj

Credit: blogspot.com

Ormai sono tutte modelle e fashion blogger, tutti dj e artisti. Il problema principale è che, fin troppo spesso, non presentano nessuna dote in questi campi.

Sicuramente con l’avvento della tecnologia quello che era il semplice “voler comunicare” ha preso una piega estremamente complicata. Se non si posta, se non si condivide, allora sembra di non far parte del mondo.
Da qui hanno preso vita quelle “occupazioni” tanto richieste specialmente dai giovani.

Modelle

Quando i selfie in bagno o le foto allo specchio non sono più abbastanza allora via agli shooting e ai book fotografici pagati un occhio della testa credendo che facciano più miracoli di un trattamento estetico.
Sicuramente ci sono belle ragazze che possono avere successo in questo mondo e che meritano di svolgere la professione di “mannequin”, ma questo genere di ragazze sono in numero limitato.
Tutte modelle, sì, ma con Photoshop e tanta immaginazione.
La maggior parte delle modelle-finte-modelle sono alquanto discutibili come la situazione economica italiana, poi certo, “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”, però certe cose proprio non se possono vedé.
Se madre natura non è stata proprio dalla tua parte, se hai due cosciotte da elefante e barcolli anche su tacco 5, allora metti da parte la tua aspirazione da modella, sono certa che avrai altre qualità.

Fashion Blogger

Se ancora si fa la domanda “chi sono i tuoi eroi?”, allora state pur certi che la maggior parte delle ragazzine risponderà che vorrebbe essere la Ferragni e la Biasi della situazione.
Per essere una fashion blogger dovreste essere belle, giovani, meglio se ricche, e native del web: più follower hai sui social network, più sarai amata. Questi sono i concetti chiave, ma non è che se fotografate con il vostro smartphone il cibo che mangiate, le scarpe che comprate, i vestiti con cui uscite e i posti che visitate allora siete delle fashion blogger. Manco se pubblicate ogni 10 secondi su Instagram – rigorosamente con il filtro X-Pro ma l’hashtag #nofilter – vostre foto, sempre nella stessa posizione e con la stessa faccia.

Artisti

Qui la domanda principale è: si può decidere di diventare artisti da un giorno all’altro? Mi spiace deludervi, ma sono fermamente convinta che essere artisti sia una condizione interiore.
Ci sono quelli che disegnano, che scrivono poesie, che si autocitano, che si credono grandi fotografi e che lodano le loro geniali pensate. Ecco, questi fanno tutti parte della specie peggiore che la natura abbia messo al mondo; speriamo siano in via d’estinzione.
Il mondo è pieno di persone che si sentono artisti, al di là delle loro effettive capacità comunicative, e per capacità comunicative si intende una sviluppata ed educata sensibilità verso le multiformi espressioni dell’autentico contenuto artistico. E sono quasi certa la vista di quelli delle “grandi pensate” sopra citate sia ofuscata dalle più grandi banalità.

Dj

Ragazzi – perché siete soprattutto voi maschietti a cimentarvi in questo lavoro – siete a conoscenza del fatto che non basta avere un Mac e una console per diventare dj, vero?
Le vostre capacità dovrebbero andare ben oltre al software e al playlist di canzoni commerciali e tamarre da far partire ogni qualvolta voi – e magari solo ed esclusivamente voi – vogliate animare la serata. Ma forse questo non vi interessa, come non vi interessa che lo stacco tra una canzone e l’altra sia peggio di una pallonata in faccia. A voi frega solo andare alle feste, o, come dite voi, di essere chiamati alle feste.
Se l’unica volta che avete avuto a che fare con le note musicali è quando suonavate il flauto alle medie, bè allora, per il bene della comunità, ritiratevi.

Il mondo è bello perché è vario, quindi, per favore, smettetela di copiarvi tutti.