martedì, 16 Aprile 2024

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Amore, come non litigare in vacanza

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Come possono un uomo e una donna convivere senza scannarsi reciprocamente? Come può Venere accettare il disordine e la superficialità di Marte e quest’ultimo le lamentele continue e logoranti del primo? Sulla carta sembra una battaglia persa in partenza da entrambe le parti; quelle guerriglie nelle quali i soldati delle due fazioni finiscono con il morire nello stesso momento, stremati dallo stress di un conflitto ad armi assolutamente pari. Perché è così che va a finire. Sempre.
E se l’uomo e la donna sono due realtà inconciliabili ma destinate a cercarsi per tutta la vita, è bene riuscire a capire come e dove fare breccia per trovare un punto d’incontro che non implichi l’autodistruzione reciproca.
I tafferugli di coppia sono realtà conosciuta e accettata da entrambe le parti, una sorta di clausola a cui si è preparati in partenza e che si è ben disposti ad accettare quando vengono scritte in segreto le premesse tipiche di un rapporto agli esordi. Il conflitto è destinato a perdurare vita natural durante; certo, non tutti i giorni (si spera), ma almeno in quel particolare periodo del mese nel quale le donne desiderano distruggere tutto piuttosto che dare il benvenuto al mestruo.

E se questo conflitto ha una durata vagamente simile all’attività degli sceneggiatori di Beautiful, bisogna preoccuparci dei risvolti drammatici che si manifestano quando Venere e Marte decidono di prendere un aereo e convivere nel medesimo spazio per il tempo di una vacanza. Come fare per evitare disordini e litigi di coppia? Beh, l’impresa è ardua assai. Forse al di sopra della capacità dell’essere umano medio.
La prima regola per riuscire a convivere è l’ordine. Se a casa siete abituati a lasciare la biancheria sporca in giro nell’attesa che passi mammina o la colf a ritirarla, in vacanza dovete essere autonomi. Non c’è nulla di peggio di un partner disordinato, che sia maschio o femmina. Certo, una donna che non ha cura e ordine per le cose e per la casa meriterebbe di non maritarsi mai per tutta la vita. E nemmeno di avere qualcuno disposto a svolgere dei compiti al suo posto.
Mantenere l’ordine e la pulizia, così come rendersi servizievoli (senza però diventare zerbini) rappresenta il primo passo per la riuscita di una vacanza.
La seconda regola è non essere superficiali e tenere conto dei desideri e delle esigenze dell’altro. Ricordo, per fortuna pallidamente, di un rapporto terribile nel quale un ex non accettava nemmeno una mia sosta al bagno dell’autogrill per fare la pipì, perché, diceva: ‘Facciamo tardi sulla mia tabella di marcia‘. ‘Ma va a quel paese, solo come una galleria ti meriti di vivere‘, gli direi oggi.

La terza regola è non imporre la propria volontà e rimettere ogni decisione a uno scambio di idee che sia democratico e paritario. Bisogna accettare il fatto che non si è soli e che quindi non si può pretendere di fare esclusivamente ciò che è di proprio gradimento.
La quarta regola, ed è riferita prevalentemente alle donne, è non lamentarsi. Il piagnisteo continuo rovina anche la migliore vacanza alle Maldive, e può rendere la vicinanza con il partner insopportabile come l’orticaria.
Un’altra regola è quella di lasciare a casa le gelosie; si, è vero, in vacanza è pieno di donne super belle e super abbronzate, ma non arrabbiatevi se il vostro ragazzo lancia qualche occhiata furtiva, è perfettamente normale. Certo, se fa il cascamorto siete autorizzate a riempirlo di sberle e a prenotare primo il volo di rientro, ma se il complortamento è al di sotto del limite consentito domostratevi morbide e moderne.
L’ultima regola è quella di divertirsi, e di farlo come se fosse l’ultima vacanza della vostra vita. Solo in questo modo riuscirete a godervi un momento di spensieratezza che è peccato guastare.

Chi viaggia on the road è ottimista di natura

credits photo: youtube.com

Viaggiare è un bisogno che molti sentono e non c’è niente di meglio di un viaggio on the road per soddisfarlo. Immaginate l’estrema sensazione di libertà che si prova a salire in macchina e andare dove ci porta la strada. Non tutti però riescono a fare un viaggio così poco organizzato.

Chi ama questo tipo di viaggio è una persona ottimista, positiva e avventuriera. Vive alla giornata, affrontando ciò che gli si pone davanti giorno per giorno senza arrendersi davanti alle difficoltà. Maltempo, traffico e prenotazioni non rientrano nei loro pensieri.

Ma quali sono i vantaggi di partire all’avventura? Per molte persone sarebbe una cosa impossibile da fare, ma i pregi superano di gran lunga i difetti. Abbandonare la routine quotidiana e lasciar perdere lo stress da organizzazione sono solo due tra i tanti pro di viaggiare all’ultimo minuto.

Come affermato da Douwe Osinga, fondatore dell’applicazione per viaggi Triposo, ci sono molti luoghi da visitare e stilarne una lista non sarà difficile. Molte delle migliori esperienze però, nascono quando si smette di concentrarsi su i luoghi più famosi per lasciarsi andare alla spontaneità di un viaggio non programmato.

Quando si viaggia on the road l’importante non è la destinazione ma la strada. Durante tutto il tragitto si potranno vedere cose che non si erano immaginate alla partenza. Se nella vita quotidiana è bene pensare prima di agire, in queste fughe dalla realtà è consigliato fare il contrario.

Paul Nussbaum, neuropsicologo clinico e professore presso l’Università di Pittsburgh, ha inoltre aggiunto che viaggiare è un’ottima medicina per noi. Farlo con un viaggio on the road stimola ulteriormente il nostro cervello perchè gli permette di trovare stimoli in ogni angolo della strada. Poi basta fermare la macchina ed esplorare dove l’istinto ci ha portato.

Secondo un rapporto della Global Coalition on Aging poi, gli Americani che viaggiano sono di gran lunga più positivi, rilassati e ottimisti di quelli che non lo fanno. I viaggi su strada intensificano questi risultati e permettono di conoscere in maniera più profonda i nostri pensieri.

A questo punto non rimane altro da fare che prendersi una pausa, saltare in macchina e andare alla scoperta di nuovi orizzonti.

Come i ristoranti raccontano chi siamo

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I ristoranti, si sa, non sono fatti solo per mangiare. Sono per quando siamo stanchi e non ci va di cucinare; tipo quando torniamo a casa la sera dopo una giornata mostruosa, di quelle che ti fanno desiderare il letto comodo e caldo più o meno quanto il nostro stomaco desidera una fetta di pane e nutella nei momenti di più fame. Oppure quando siamo in compagnia e no, non sappiamo cucinare e andiamo al ristorante. O anche quando vogliamo chiacchierare e stare sereni perché qualcuno cucinerà al posto nostro.

Ecco, per questi motivi i ristoranti non sono fatti solo per mangiare. Ricerchiamo in quelle sale una tranquillità persa, e cerchiamo di ritrovarla anche solo per un’ora. Perché no, noi non andiamo al ristorante solo perché abbiamo fame.

Ci andiamo perché amiamo la compagnia e tutto il rumore dell’amicizia o degli amori che ci girano intorno tra tavoli e camerieri di corsa. Amiamo i ristoranti in spiaggia con il mare che ci culla e il vento tra i capelli. Ci piacciono le baite in montagna, riscaldate dai nostri cuori. Andiamo nei ristoranti per sentire l’orchestra delle posate, per ridere e scherzare, per amare la compagnia.

Quindi, la verità è che andiamo nei ristoranti perché abbiamo fame, sì, di posti belli e rilassanti. Poi, se il cibo è anche buono allora siamo proprio al settimo cielo. I ristoranti raccontano una storia, con tutti gli stili di vita che ci suggeriscono.

Quando siamo fuori casa, lontani parecchi fusi orari dai nostri tempi e dalle nostre ore, l’unico orologio che ci rimane è il nostro stomaco. E quindi la colazione, il pranzo e la cena sono gli step fondamentali di una giornata, ma sì, diciamo pure di una vita.

Il Driftwood di Miami ha saputo conciliare bene le emozioni e le sensazioni con il cibo. Non è solo un posto dove puoi ordinare un sandwich, dove puoi trovare piatti mediterranei combinati con ingredienti della cucina di Miami. No, è molto di più. É un’esperienza di vita, con la piscina che sta sotto ai nostri capelli sparsi al vento.

La Betty’s Tea Room ad Harrogate rima molto con innovazione e diversi tipi di stile di vita. Tra il polpo veneziano e il fritto misto, insomma, noi ci sentiamo proprio cullati.

Certi ristoranti ci offrono un’immagine di noi stessi che ci fa capire come in certi momenti vogliamo essere in determinati luoghi. Che il non inferno delle città invisibili e sottili e nascoste, noi, a volte, lo troviamo in quelli che, comunemente, sono chiamati “ristoranti” ma che per noi sono molto di più.

Kyobo ebook: La promessa di Robert Westall

Kyobo ebook: La promessa di Robert Westall

Avete mai perso qualcuno a cui tenevate?

Avete presente come ci si sente?

Io sì.

La prima volta che ho letto questo libro è stato al liceo, la nostra prof aveva deciso che ognuno di noi avrebbe portato un libro da imprestare agli altri creando così una biblioteca interno. Una cosetta carina, ben organizzata e per una ghiottona di libri come me equivaleva ad un invito a cena. Insomma una delle mie compagne portò questo libro “La promessa”. Letteratura per ragazzi. Pensai “perché no?” poteva rivelarsi interessante.

E’ molto di più. E’ un romanzo struggente sulla vita e la morte. Sull’amore che vince la morte. Sulla guerra vista attraverso gli occhi di un ragazzo. Per me è un romanzo che merita d’essere messo fra i classici per la sua delicatezza nell’affrontare i temi della morte e dei sentimenti adolescenziali e per la sua profondità.

Kyobo ebook: La promessa di Bob

Il protagonista è Bob un ragazzo, uno studente brillante delle medie, che vive con la madre ed il padre, una famigliola medio borghese. Bob è affascinato dalla morte che tutta via non comprende appieno. Trova un gabbiano morto in una scogliera e lo descrive come “circondato da un’aura d’amore” . Si reca con la nonna a cercare un canarino che è volato fuori dalla finestra e osserva nel cimitero un uomo che parla con la tomba della moglie chiedendo alla nonna se la defunta può udirlo.

Questo genere di discorsi facevamo anche io ed un mio amico quando mi accompagnava a trovare una persona a cui volevo bene e che se n’è andata quando io avevo all’incirca l’età di Bob.

Dunque Bob frequenta una scuola in cui maschi e femmine sono rigorosamente separati e anche se ancora non ci sono interessi reciproci Bon non può fare a meno di notare una sua compagna, Valerie, molto bella, che appare fragile e delicata e che spesso è assente. Valerie si accorge di quest’interesse e ricambia. Bob cerca di mantenere all’esterno un falso disinteresse per evitare di diventare lo zimbello di tutti ma segretamente è sempre più attratto dalla misteriosa ragazza con i capelli rossi.

Anche la sua famiglia all’improvviso s’interessa delle amicizie di Bob poiché il padre di Valerie è il superiore del padre di Bob e si sa come i pettegolezzi circolino fra le mogli.

Bob è un ragazzo con una mentalità molto più adulta per la sua età, cosa che i suoi professori lodano e questo fa di lui un personaggio con un certo spessore, molto più interessante che non i protagonisti, Baby e Step, di un romanzo di Moccia: ragazzi vuoti, senza ideali, senza scopi, che non danno nulla.

Torniamo a Bob e Valerie, quest’ultima lo invita a casa per un thè. E dato che i loro padri sono colleghi sarebbe un offesa enorme non accettare. Così Bob conosce veramente Valerie, la sua famiglia, la loro storia. Valerie è una ragazza fantastica, piena di voglia di vivere, allegra, maliziosa e…malata. Valerie è malata. Nel libro non viene specificato di cosa ma a quanto pare è una malattia molto destabilizzante. Un cancro forse, non si sa.

I due ragazzi iniziano a frequentarsi per la gioia di entrambe le famiglie: i genitori di Bob perché sanno che lei è una ragazza di buona famiglia e quelli di Valerie perché vedono in Bob una speranza per la loro figlia malata.

Sullo sfondo Hitler, i bombardamenti, la seconda guerra mondiale.

Durante una passeggiata segreta con Bob al cimitero (i genitori di lei non approvano per il suo stato di salute) questi intravvede una conoscente e temendo che lei riferisca di loro a tutti si nasconde, ciò fa emergere il lato infantile di Bob che ovviamente ha. Valerie non trovandoselo più accanto a sé s’inquieta. Quando Bob riappare lei gli confessa di fare un incubo ricorrente dove lei si perde e nessuno la cerca. Gli fa promettere che se accadesse una cosa del genere lui andrà a cercarla.

Un giorno acconsente ad accompagnarla al molo dei pescatori ma al rientro vengono scoperti da i genitori di lei che da allora impediscono le loro visite. Uscendo di casa Bob urla al padre che non potranno tenerla in gabbia per sempre…e si ricorda allora della fine che ha fatto il canarino della nonna.

La guerra imperversa e dopo tanto tempo Bob riceve una lettera di Valerie dove lei comunica che i genitori si sono rabboniti quindi i due riprendono a vedersi. I primi baci, le speranze per il futuro…

Poi una sera…

Kyobo ebook: La promessa di Robert Westall

Come Bob anche io avevo perso questa persona anche lei giovane ma gravemente malata: prima per l’impossibilità di vederla e poi per cause di forza maggiore. Ma l’ho sempre cercata non ho mai spesso e l’ho ritrovata anche se non nella maniera in cui avrei voluto. Quando si vuol bene a qualcuno non si smette mai di cercarlo, e non importa che questa persona sia passata a miglior vita perché continua a vivere dentro di noi. Perché l’amore è più potente della morte.

Un romanzo commovente, lo consiglio a tutti.

“Si era chiusa una porta di cui io non avevo la chiave”