venerdì, 29 Marzo 2024

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Cucina naturale: storia, curiosità e ricetta della carbonara

Cucina naturale

Cucina naturale: mangiare sano e con gusto.

Introduciamo un tipico piatto italiano appartenente alla tradizione gastronomica romana: la carbonara.

Quante volte l’abbiamo mangiata?

Ma soprattutto, quante volte ci è capitato di disquisire su come si fa la carbonara?

A me è capitato qualche giorno fa: fra amici si discuteva su come si fa l’autentica carbonara, su quali ingredienti ci vadano dentro e quali no. Ebbene per saperlo, o per ricordarselo, occorre fare un viaggio indietro nel tempo.

Le origini della pasta alla carbonara nella cucina naturale

Attorno a questo piatto di pasta gravitano diverse ipotesi:

  • è un piatto di origine appenninica? Una tesi sostiene che fu inventato dai carbonari che lo preparavano ingredienti facili e di buona conservazione.
  • È di origine abruzzese? Potrebbe essere l’evoluzione del piatto detto cacio e ova che sempre i carbonai consumavano sul lavoro.
  • È di origine americana? Si vocifera anche di una influenza americana, poiché nel 1944 si parla di un piatto di pasta condito con pancetta o guanciale e la pancetta (bacon) fu introdotta dagli alleati. Gli americani, trovandosi in Italia, si sarebbero preparati da mangiare con ingredienti semplici e facili da trovare o che si erano portati dietro come uova, pancetta e spaghetti.
  • È di origine napoletana? Un’altra tesi vuole che il piatto abbia origine a Napoli: alla pasta era usanda aggiungere a fine cottura uova sbattute, cacio grattugiato e pepe.

Sicuramente il patto riconduce ai carbonai: il pepe era usato per conservare il guanciale che ha il lardo, molto più economico dell’olio. Ed ecco i due ingredienti principali della carbonara, facili da reperire e che si conservano bene.

Riguardo il termine, deriverebbe da “Carbonada” che in Abruzzo si riferisce alla pancetta salata e cotta sui carboni.

Cucina naturale: ricetta originale della pasta della carbonara

Ingredienti:

  • spaghetti
  • guanciale
  • uova
  • pecorino romano
  • sale
  • pepe

Procedimento
Tagliare il guanciale a quadrati. Farlo rosolare in padella finché non è ben arrostito.
Cuocere a pasta in acqua leggermente salata.
Sbattere le uova con la forchetta, aggiungervi una manciata di pecorino e un pochino di pepe nero.
Scolare la pasta al dente e versarla nella padella con il guanciale. Accendere e far rosolare cinque minuti.
Spegnere ed aggiungere le uova sbattute. Mescolare in modo che l’uovo si rapprenda un poco.

Cucina naturale: suggerimenti e varianti della pasta alla carbonara

Quale deve essere il risultato?
Una pasta compatta, morbida, cremosa e gustosa.

Il segreto sta nel non far rapprendere l’uovo in modo che diventi una frittata.

Attenzione al sale: pecorino e pepe danno gusto perciò non esagerate.

La pancetta va bene per sostituire il guanciale.

Le varianti della carbonara prevedono l’aggiunta di ingredienti fantasiosi per rivisitazioni di questo piatto classico.

Abbiamo quindi chi aggiunge i frutti di mare (carbonara di mare), oppure chi usa prosciutto e cipolle (che è una falsa carbonara).

Ancora c’è chi aggiunge la panna per dare più cremosità al piatto. Chi la preferisce vegetariana usa cipolle e zucchine, detta anche carbonara del contadino.

Qual è la vostra carbonara preferita? Siete propensi per l’originale o vi piacciono le varianti?

A La Prova del Cuoco cucinano l’agnello, scoppia la polemica

Cercate un menù per Pasqua e non sapete cosa cucinare? L’idea perfetta la trovate a La prova del Cuoco, il popolare programma culinario di Rai1 condotto da Antonella Clerici. Già, perché l’Antonellina nazionale, nonostante le mille campagne di sensibilizzazione e addirittura le parole di Papa Francesco di qualche giorno fa, ha pensato bene di preparare delle deliziose costolette di agnello panate, assieme alla cuoca Anna Moroni che afferma: “A casa mia non è Pasqua se non ci sono le costolette d’agnello”.

Come ogni ricetta presentata durante la puntata, anche questa delle costolette d’agnello viene poi pubblicata sulla pagina ufficiale Facebook de La Prova del Cuoco. Ed ecco come si scatenano le polemiche.

A La Prova del Cuoco cucinano l'agnello, scoppia la polemica

Subito è scoppiata la lotta tra vegetarani e non vegetariani: la tradizione pasquale di consumare carne d’agnello è un “rito” che va avanti da secoli, ormai. Anche se, negli ultimi anni, sempre più forti e attente sono state le campagne di sensibilizzazione, i messaggi degli animalisti ma anche semplicemente di chi ha un minimo a cuore questi dolci animali che, ogni anno nel periodo di Pasqua, sono vittime di torture mortali per far felici bocche e pance voluttuose.

“Assassino di cuccioli”, si legge tra i commenti sulla pagina Facebook. E non solo, anche di più pesanti.

La Prova del Cuoco ha toppato in pieno?

Nasce a Brighton il primo ristorante a rifiuti zero

È prevista per settembre nella cittadina inglese di Brighton l’apertura del primo ristorante a rifiuti zero, Silo: giovane fautore dell’impresa è Douglas McMaster, promettente chef ritornato in Inghilterra dopo aver lavorato ben dodici anni in grandi ristoranti di fama internazionale, non ultimo il celebre Noma di Copenhagen.

L’intenzione dello chef McMaster è quella di ridurre del 95% i rifiuti prodotti dal locale: un proposito meno difficile di quanto sembri, soprattutto se si presterà la dovuta attenzione alle modalità di approvvigionamento. Stando a quanto il giovane ha già dichiarato al The Independent, infatti, il sistema agroalimentare al momento predominante contempla la disponibilità costante di tutti i prodotti, anche quelli che – come avocado e ananas – secondo natura non crescono durante determinati periodi dell’anno: un’anomalia cui si va ad aggiungere anche l’uso di sostanze additive e pesticidi, assolutamente dannosi per la nostra nutrizione. Non dovremmo sorprenderci, dunque, se le intolleranze alimentari sono un fenomeno sempre più diffuso: proprio perché contrario alle dinamiche vigenti, lo chef inglese si è proposto di servire esclusivamente prodotti a chilometro zero e di stagione nel suo nuovo ristorante – cosa che gli consentirà, perciò, di non produrre rifiuti se non in quantità minime. Per gli scarti inevitabili, poi, McMaster ha acquistato al prezzo di 27.000 euro un grosso compostore, in grado di lavorare fino a 640 chili di rifiuti organici ogni giorno.

Il ristorante Silo, per altro, avrà soltanto cinquanta posti a sedere e ai clienti sarà proposto un menù giornaliero a base di soli sei piatti: uno di carne, uno di pesce e uno vegano. Nessuna delle pietanze, infine, sarà scaldata tramite lampada, perché ognuna di esse verrà preparata rigorosamente al momento.

Arrosticini: i consigli per creare un piatto gustoso

Benché siano appartenenti alla tradizione culinaria abruzzese, per quanto siano da ricondurre all’abitudine dei pastori sul massiccio del Gran Sasso di consumare carne ovina, gli arrosticini (chiamati anche le rustelle, le rustell’ oppure le arrustelle, a seconda del dialetto abruzzese di riferimento) sono diventati una di quelle specialità a cui si fa tanta fatica a rinunciare.

Da nord a sud, gli arrosticini mancano poche volte all’appello durante le sagre, le feste patronali, le manifestazioni e le rievocazioni storiche. In simili contesti, gli arrosticini fanno salire l’acquolina in bocca, sia agli adulti che ai bambini. Un favoloso bocconcino che incanta gli occhi e il naso.

Inoltre, gli arrosticini abruzzesi si stanno conquistando un posto fisso sulla tavola delle famiglie italiane. Si stanno affermando come una gustosa alternativa alle classiche bistecche e agli hamburger.

Per cuocerli divinamente, si potrebbe acquistare online una griglia per arrosticini, un pratico accessorio che saprà regalare alla carne una buona consistenza, un’inaspettata morbidezza e un particolare colorito rossastro.

Come si noterà nel prosieguo, l’uso della griglia non è certo l’unica accortezza da intraprendere, quando c’è tutta la voglia di portare in tavola dei buonissimi arrosticini.

La cottura a calore diretto

Ad oggi, il migliore metodo di cottura degli arrosticini si avvale della fornacella, una griglia che somiglia a una canalina lunga e stretta e che punta sull’avvicinamento della carne a un braciere ardente.

Le alternative, per chi non dovesse disporre di un giardino o di grandi spazi aperti, continuano a essere rappresentate dai grill elettrici e dalle fornacelle da camino, pensate proprio per un’ottima cottura indoor.

La tradizione vuole che gli arrosticini abruzzesi si cuociano a calore diretto, distesi su una brace incandescente. Il risultato finale dipenderà principalmente dall’intuito e dalla soglia d’attenzione dell’addetto alla griglia.

Perlopiù, bisogna osservare la formazione di una consistente crosticina esterna e prendersi la briga di rigirare spesso gli spiedini, ogni 2-3 minuti. Sono questi i segreti per una cottura degli arrosticini che sia completa ed uniforme.

Non cercare un miscuglio di carni

Oltre la cottura a calore diretto, durante la preparazione delle rustelle, gioca un ruolo importantissimo la scelta delle carni.

Uno dei classici errori, commessi in questa fase, è quello di pensare che possa andare bene persino un miscuglio di carni, con i cubetti di pollo, di manzo e di carne suina sullo stesso spiedo.

Il vero arrosticino abruzzese è fatto con carne di pecora, nutrita ed allevata solo ed esclusivamente per la produzione di carne.

Unendo dei cubetti che abbiano tutti la stessa origine, dalla griglia in attività arriverà sicuramente un profumo dolce.

Un condimento leggero

Per gli arrosticini, in maniera tale da non nasconderne il sapore delicato, è sufficiente un condimento leggero.

Una spolverata di sale durante la cottura e un rametto di rosmarino da cospargere, di tanto in tanto.

Di recente, tanti amanti della griglia hanno preso poi l’abitudine di fare delle dolci pennellate sugli spiedi, attingendo da una ciotola con sale, olio extra vergine d’oliva e pepe.