venerdì, 26 Aprile 2024

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E’ sempre mezzogiorno plumcake al cocco

E’ sempre mezzogiorno plumcake al cocco: oggi scopriamo un’altra deliziosa ricetta.

Si tratta di un dolce, molto buono e molto semplice da realizzare.

Plumcake perchè si chiama così?

Il nome tradotto in italiano significa torta alle prugne, deriva da Pflaumenkuchen, nome tedesco perché è stato inventato in Germania. Come in origine il dolce ha conservato la sua forma rettangolare, ma la ricetta originale prevedeva pasta frolla con pezzetti di prugna.

Secondo una bizzarra teoria pare che il plumcake fosse un piatto a base di carne cotta nel vino, condita con prugne e spezie, successivamente trasformato in dolce.

E’ sempre mezzogiorno plumcake al cocco: ingredienti

Per l’impasto

• 100 gr di burro

• 125 gr di zucchero

• 100 gr di uova

• 50 gr di crema pasticcera

• 150 gr di cocco rapè

• 50 gr di latte

• 130 gr di farina 0

• 8 gr di lievito per dolci

Per la granella al cocco

• 50 gr di zucchero

• 50 gr di burro

• 80 gr di cocco rapè

E’ sempre mezzogiorno plumcake al cocco: come si fa

Mettere in una ciotola la farina di cocco ed il latte. Mescolare per bene, aggiungere il burro, non freddo di frigo e lo zucchero. Lavorare finché non è cremoso. Unire al composto le uova, una per volta, sempre continuando a lavorare.

Unire la crema pasticcera e la farina di cocco rinvenuta nel latte. Unire la farina setacciata insieme al lievito per dolci continuando sempre a mescolare. 

Preparare il crumble lavorando, con le mani, il burro morbido tagliato a pezzetti insieme allo zucchero ed alla farina di cocco ottenendo delle briciole irregolari. 

Imburrare lo stampo da plumcake e versare al suo interno il composto ottenuto distribuendoci sopra le briciole di cocco. Fate cuocere in forno caldo e statico a 170° per 40-50 minuti.

Dove conservare il plumcake?

L’ideale è metterlo sotto la campana apposita a temperatura ambiente. Oppure nel forno spento. In estate invece è meglio conservarlo in frigo.

Metti una sera a cena (FOTO)

photo credits: verdearchitettura

Complici le giornate più lunghe, il clima gradevole da assaporare in terrazza, la voglia di stare insieme, in estate siamo più propensi a cenare a casa in compagnia degli amici.

Di ritorno da una giornata al mare, però, la voglia di cucinare davanti ai fornelli roventi è poca e spaventa anche i più coraggiosi Masterchef.
La pizza, poi, ne abbiamo mangiata a tonnellate in inverno davanti ogni partita di campionato e conferisce al nostro stomaco lo stesso effetto di un forno rovente. Cosa possiamo preparare, allora, per rimanere leggeri senza dare fondo al portafogli? Ecco 3 ricette veloci, facili ed economiche da sfruttare nelle sere d’estate con gli amici.

L’insalata di pasta

Preparata di mattina e solamente da condire, quella dell’insalata di pasta è una carta vincente che si può giocare in mille varianti.
Dalla vegana, alla più golosa, passando per un condimento semplice fatto di pomodori pachino, mozzarella e basilico. Scegliete di condirla nel modo che più vi piace

Credits photo: il quadernodellericette
Credits photo: il quadernodellericette

I rotolini di bresaola

Molto semplici e veloci da preparare. Basta aprire le fette di bresaola, spalmare su di esse un formaggio fresco e chiuderle arrotolandole. Un filo di erba cipollina fa da spago e il gioco è fatto.
Oltre alla semplicità nella preparazione hanno un aspetto grazioso-e tutti sappiamo che anche l’occhio vuole la sua parte-.

Credits photo: philadelphia
Credits photo: philadelphia

Cheesecake fredda

Per un momento gustoso e rinfrescante la soluzione è da ricercarsi nella cheesecake fredda.
La variante estiva del famoso dolce americano richiede meno passaggi nella preparazione, ma risulta comunque buona e fresca.
Una versione decorata con frutta sciroppata di stagione è quello che ci vuole per concludere una cena in amicizia.

Credits photo: thecheesecakefactory
Credits photo: thecheesecakefactory

Non lasciamo al caso la scelta delle bevande e ricordiamo di conservarle in frigo il tempo giusto affinché siano fresche.
Tovaglia e stoviglie dai colori vivaci faranno il resto. Buon appetito.

Usa, a tavola con il salmone geneticamente modificato

Credits photo: washingtonpost.com

Negli Stati Uniti d’America si potrà portare a tavola il primo salmone geneticamente modificato. A concedere l’autorizzazione è la food and drug administration, agenzia statunitense per la regolamentazione di cibi e prodotti.

Il salmone geneticamente modificato, conosciuto come Aquadvantage, è nato nel 1985 in seguito ad una sperimentazione sul gene dell’ormone della crescita, che gli ha consentito di raggiungere dimensioni doppie nella metà del tempo, senza eliminiare nessuna delle sostanze nutritive naturalmente presenti, quali proteine, sali minerali e in misura minore omega 3.

Questa sperimentazione, presa in carico dall’azienda Aquabounty nel Massachusset ha avuto come risultato un pesce pronto ad essere consumato ad un solo anno e mezzo dalla nascita, grazie all’iniezione dell’ormone del salmone Chinook.

Dieci anni dopo, nel 1985, si è avviata la prima richiesta presso la Fda per introdurre il salmone aquadvantage nella dieta giornaliera degli statunitensi. In seguito al rigetto di quest’ultima, gli esperti non si sono dati per vinti e hanno continuato una lunga serie di ricerche e sperimentazioni per dimostrare la genuinità del salmone geneticamente modificato.

Fino al 2015 e all’annuncio da parte dell’Fda, qualche giorno fa, che il salmone potrà essere servito nelle tavole in tutti gli Stati Uniti, dopo essere stato prelevato dalle acque del Canada e del Panama.

Questo non significa però che gli statunitensi saranno obbligati a mangiare salmone modificato, ma avranno la possibilità di scegliere leggendo attentamente l’etichetta riportata sulla confezione. Ci vorrà così ancora del tempo prima di vedere il salmone aquadvantage nel banco del pesce.

Nel frattempo si immaginano i risultati che questa sperimentazione potrebbe provocare sull’ambiente, quale la riproduzione di altro salmone con queste caratteristiche e la non riconoscibilità dello stesso. Questi rischi sono prontamente smentiti dagli scienziati che promettono massima attenzione e garantiscono che il salmone ingegnerizzato non creerà delle uova fuori dal loro controllo. Se necessario, lo renderanno sterile.

Cioccolato: sarà più buono e più salutare

Credit: cucinare.meglio.it

Dite pure addio a tutti quei sensi di colpa che vi attanagliano non appena pensate semplicemente di mangiarvi un quadretto di cioccolato. Ditegli addio, e rinchiudeteli nel ripostiglio della vostra memoria, perché sta per conquistare le nostre tavole un cioccolato più gustoso, ma anche molto più salutare di quello che abbiamo mangiato fin’ora.

La differenza sostanziale sta in alcune modifiche che determinano il processo di lavorazione del cacao, tese a conservare molte delle sostanze antiossidanti che vengono perdute con la lavorazione tradizionale. La (piacevole e gustosa) rivoluzione arriva dall’Università del Ghana, che sono riusciti ad ottenere dei semi di cacao ‘potenziati’ che sono, poi, stati presentati al convegno della Società Americana di Chimica a Denver, in Colorado, riscuotendo un grande successo.

Ciò che rende unici questi semi è l’elevato contenuto di polifenoli, cioè sostanze antiossidanti preziose per la salute, che vengono prodotti durante la lavorazione del cacao. Infatti, per trattenere la maggiore quantità possibile di antiossidanti nei semi, i ricercatori dell’Università del Ghana hanno appurato che conservando per alcuni giorni i frutti appena raccolti si fa in modo che la polpa abbia tutto il tempo per rilasciare sostanze che modificano la composizione biochimica dei semi.
“Questa tecnica di precondizionamento della polpa ha aiutato la successiva fase di fermentazione, potenziando la capacità antiossidativa dei semi e il loro gusto” – spiega il coordinatore dello studio Emmanuel Ohene Afoakwa.
Il secondo passaggio principale di questo cambiamento di produzione avviene nella tostatura del seme, più lenta e dolce di quella precedente, condotta a poco più di 110 gradi per 45 minuti.

I ricercatori sono convinti che la tecnica si possa ancora perfezionare per aumentare ulteriormente il potere antiossidante del ‘cibo degli dei’. L’unica cosa che mi viene da dire è “non ci resta che sperare”, chissà, magari riescono anche ad inventare un cioccolato che non fa ingrassare.