martedì, 16 Aprile 2024

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Massimo Perla, una vita dedicata agli amici a 4 zampe (INTERVISTA)

La maggior parte dei cani attori che vediamo in azione sui nostri schermi, sensazionali interpreti di spot pubblicitari, film e fiction sono stati addestrati da lui, il dog trainer più famoso in Italia, Massimo Perla. La passione per gli animali, ed in particolare per i cani è nata fin da giovane, quando per hobby si divertiva ad educare cani di amici e conoscenti, che ben presto è diventato un vero e proprio lavoro.

massimo perla

Questa passione gli ha permesso di instaurare con i cani un rapporto di fiducia reciproco e di comunicazione, avendo trovato perfettamente la chiave di lettura per entrare in contatto con il loro mondo. Sempre in costante sperimentazione, dal suo centro Indiana Kayowa a Roma sono passati i cani di Maria de Filippi e Maurizio Costanzo, il Commissario Rex e tanti altri. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per capire qual è il segreto dell’uomo che sussurra ai cani.

Com’è nata questa passione per l’addestramento canino, tanto da spingerla ad intraprenderla come lavoro?

Nasce come tutti i ragazzi che amano gli animali. Ho iniziato quando facevo ancora il liceo artistico, nel tempo libero portavo i cani delle persone più ricche con un pulmino a Villa Borghese, finché non è diventato un vero e proprio lavoro.
Per chi non poteva tenere un cane in casa, a quell’epoca era molto difficile perché i genitori non lo permettevano, quello era l’unico modo per conoscere e studiare il comportamento dei cani. Poi presi un cane mio e mio padre mi caccio di casa chiedendomi di scegliere “o te o il cane“, e io chiaramente scelsi il cane.
In quel periodo lavoravo, non guadagnavo molto, ma bastava per mantenere me, il cane e la casa. Quando non lavoravo facevo l’Università, ma al terzo anno di architettura ho deciso che la mia strada era un’altra. Vedevo per me un futuro migliore e più appassionante, anche se all’epoca, fare il dog trainer non era di moda come adesso.

Come descriverebbe il suo rapporto con gli animali, in particolare con i cani?

Collaborativo. Con il tempo che passa non si smette mai d’imparare perché si scoprono sempre nuovi aspetti del comportamento canino, che rende affascinante questo lavoro. Ovviamente gli aspetti da tenere in conto sono molteplici, come la razza, la mole del cane e il suo carattere e il tipo di padrone.

massimo e sabrina ferilli

Ci può dire qualche segreto per crescere un cucciolo, senza l’aiuto di un dog trainer?

Leggere qualche libro a riguardo e informarsi, non serve per forza l’aiuto del dog trainer. Molte volte si prende un cane senza conoscere come dobbiamo relazionarci a lui e come comportarci. Prima si prende il cane, si commettono gli errori e poi si va dal dog trainer, che secondo alcuni dovrebbe avere la bacchetta magica. Invece, sarebbe opportuno insegnare le regole al cane nel modo giusto, fin da subito, perché quando poi diventa adulto, se le regole non sono state impartite bene, iniziano i problemi

Parlando di errori, quali sono i comportamenti errati che riscontra di più nei padroni?

C’è ne sono tantissimi. In primis, scaricare tutte le frustazioni e gli affetti sul cane, rendendolo troppo “umano”. Il cane ha un suo codice, un suo cervello, un suo linguaggio, e quindi bisogna rispettare quello per fargli capire le cose, altrimenti avremo a che fare con i “separati in casa“. Così chiamo i padroni e i loro cani che vivono insieme, ma non si conoscono, perché non interagiscono.

E se ci troviamo in una situazione in cui vogliamo cercare di educare un cane adulto indisciplinato?

Spiegare in poche parole e per telefono come fare è complicato. Ma, ad esempio se ci troviamo davanti un cane che tira al guinzaglio o che fa i bisogni in casa, la giusta cosa da fare è portarlo il più spesso possibile fuori per la passeggiata, soprattutto che ha mangiato, per farlo abituare nel modo corretto.

Qual è stato il cane che ha addestrato per il cinema o la tv, che le ha dato più problemi?

I cani “attori” sono la maggior parte miei e addestrati nel mio centro, insieme ai miei collaboratori, quindi non riscontro grandi problemi. La parte più complicata dipende dalla difficoltà di alcune scene, il più delle volte. Ricordare in circa 500 film è davvero difficile. Noi cerchiamo di ricreare quelle emozioni che un cane dà nella vita quotidiana al proprietario o agli umani. Il lavoro del dog trainer cinematografico è proprio quello di ricreare queste sensazioni, grazie al cane.

Cosa ne pensa di Cesar Millan, il famosi addestratore americano di cani del programma Dogwhisper?

C’è chi ne parla male, c’è chi ne parla bene, però ci vuole sempre il buonsenso per giudicare. Non condivido pienamente tutti i suoi metodi, ma rimane il fatto che è una persona che ha risolto molti problemi di cani e padroni. Molte volte si ci scaglia contro una persona che sta sotto i riflettori e che sta a 10.000 chilometri di distanza, invece che scagliarci contro un proprietario qualsiasi, che senza accorgersene fa del male al suo cane.

massimo e michelle hunziker

Cosa ne pensa della Pet Theraphy e della sua efficacia?

La Pet Theraphy è importantissima. Si divide in molti rami: c’è quella di assistenza ai malati che riesce a dare a queste persone il giusto stimolo, la giusta spinta a reagire alle cose negative che capitano, che altrimenti non avrebbero. Poi c’è quella di ausilio a tutte quelle persone portatrici di handicap, che hanno bisogno di un aiuto nella vita quotidiana per essere indipendenti. Inoltre la figura del cane è importantissima anche per l’aiuto che dà nell’inserirsi nella società, che così viene semplificato. Anche lo stesso occuparsi dell’amico a 4 zampe è d’aiuto nell’inserimento, perché riesce a dare quel senso di autonomia che serve da spinta.


Parlando del problema dell’abbandono dei cani, soprattutto durante la stagione estiva, quali consigli darebbe a chi vuole o a chi non può portare Fido in vacanza?

Se c’è la possibilità di portare in vacanza il cane e fargli condividere con la famiglia la vacanza, allora ben venga. Ma se dobbiamo portare il cane e poi lasciarlo in casa, mentre la famiglia va al mare, allora meglio portarlo in una pensione ben attrezzata, rispetto che farlo soffrire e farlo stare da solo.
Se si lascia in una pensione e un pò alla volta lo si fa abituare a stare lì, facendo un vero e proprio periodo di inserimento, come si fa con i bambini all’asilo, portandolo nei giorni precedenti alla partenza un paio di volte per poche ore.
Il cane magari all’inizio si sentirà a disagio e magari non mangerà, ma dopo qualche giorno si abituerà, socializzerà con gli altri cani e saprà che dopo quel posto si torna a casa, e quindi, sarà una vacanza anche per lui. Non dobbiamo farci venire ansie inutili, come quella che il cane non può vivere senza di noi, ma deve poter vivere tranquillamente, insieme agli altri.

Ultima domanda: qual è il segreto del suo successo?

Il segreto è la passione che metto in quello che faccio, che ho trasformato in un lavoro. Sono sempre a contatto con gli animali, vivo sempre all’aria aperta, con i pro e i contro climatici del caso, e poi il mio successo sono i cani.
Chiunque vorrebbe avere con il cane un rapporto di intesa e di collaborazione, è un po’ più difficile riuscirci, a certi livelli, ma io ho dedicato 40 anni a questa attività, avendo iniziato molto piccolo, scoprendo sempre qualcosa di nuovo. Adoro il mio lavoro, anche con molti sacrifici, ma sono felice di fare un lavoro che mi piace tantissimo, quindi i sacrifici che faccio sono molto più leggeri, rispetto a chi fa un lavoro che non piace a cui diventano macigni.

Se il @DIavolo avesse Twitter? (INTERVISTA)

Credit Photo: www.meltybuzz.it

Se il @DIavolo avesse Twitter deciderebbe di mantenere nascosta la sua identità. Sfrutterebbe una buona dose di ironia per apparire più simpatico ai nostri occhi e avrebbe più di 100 mila follower.
Quello che è dato sapere lo ha svelato in un’intervista a Blog di Lifestyle.

Premettendo che a chi punta ad essere una divinità scesa in terra preferisco le divinità 2.0, raccontaci: chi il @DIavolo?

Il mio Dlavolo è come io vedo il Diavolo. Colui che ha liberato Adamo ed Eva da quel giardino zoologico chiamato Eden. Quello che ha aggiunto una coppia di zanzare sull’arca perché Noè aveva dimenticato di farle salire a bordo. Il mio Diavolo è quello che quando perdi i chili per colpa di una dieta è talmente onesto che li ritrova e te li riporta fino all’ultimo grammo. Il mio Diavolo è quello che raccoglie rifiuti umani e li butta nelle bolge, in pratica il Diavolo è colui che ha inventato la raccolta differenziata. Il mio Diavolo ha organizzato l’Inferno in gironi per illudere i tifosi di calcio che ci siano partite anche all’inferno.

Creare un profilo social ad un personaggio inventato ti ha mai fatto sentire nella posizione di poter dire cose che altrimenti non diresti mai?

No assolutamente. Del mio profilo solo il nome e l’immagine sono inventati, tutto il resto sono io. Nella vita privata sono esattamente come sono su Twitter. Mi ritengo una persona abbastanza irriverente e dissacrante che dice sempre ciò che pensa e, spesso, mi faccio odiare proprio per questo. Credo di aver mantenuto lo stesso atteggiamento sui social.

Di fatti non hai mai svelato la tua vera identità in rete. Si è mai creata una situazione in cui avresti voluto dire: “Il Diavolo sono io”?

Sono contento di aver tenuto celata la mia vera identità. Mi piace usare il mio profilo. Mostrarmi lo rovinerebbe perché in fondo è bello poterlo immaginare come più si desidera.

Del resto hai un successo su Twitter da oltre 100 mila follower. Altro che diavolo, il dio dei social verrebbe da dire (se non ci fosse già pure lui su Twitter!). Qual’è la tua chiave vincente?

Ti sembrerà strano, ma un paio di anni fa, quando avevo molti meno follower, mi divertivo di più. Spesso mi sento chiamare Tweetstar e subito mi sento associato ad un dissociato. È un termine che faccio fatica a digerire. All’inizio, quando mi sono iscritto, mai avrei immaginato che qualcuno avrebbe riso ad una mia battuta. Ora le cose sono 2: o a volte sono divertente o su Twitter c’è gente che non sta tanto bene. A parte gli scherzi credo che tanti follower siano dovuti un po’ al nome e un po’, come detto qualche riga più su, al mio modo di essere dissacrante.

“All’inferno il Diavolo è un eroe positivo” (S.L).
Sui social? Come viene vista questa tua interpretazione del Signore del male?

Più che una interpretazione la considero una reinterpretazione. Mi sono divertito a prendere un personaggio notoriamente cattivo e ho tentato di renderlo simpatico, spero di esserci in parte riuscito.

Saluti i nostri lettori con il tuo Tweet preferito?

Tra quelli che ho scritto questo è quello che più mi piace:

Un saluto e grazie.

Le trentenni più famose del web: “Ai nostri coetanei diciamo di seguire l’istinto” (INTERVISTA)

Silvia, Stefania e Ilaria sono delle trentenni con passioni e tanta voglia di mettersi alla prova. Così un giorno hanno deciso di raccontare se stesse e tutto il mondo che le circondava: quello dei trentenni.

Credits photo: itrentenni.com
Credits photo: itrentenni.com

Il nuovo libro, I trentenni, e il lavoro di promozione le ha tenute occupate per un po’ ma Silvia, Stefania e Ilaria, hanno comunque trovato il tempo per rispondere alle domande di Blog di Lifestyle, dando qualche interessante chicca sul loro mondo e piccoli consigli anche per i ventenni.

Ciao Silvia, Stefania e Ilaria, come prima cosa vi ringrazio per la vostra disponibilità per questa intervista e per il tempo che ci dedicherete.
Ho seguito il vostro blog, la pagina e ho avuto la possibilità di guardare anche i vostri video su you tube e lo ammetto, mi sono divertita.
Com’è nata la vostra idea di creare una pagina per “I trentenni” e a seguire i vostri sketch su you tube?

Da un’intuizione di Ilaria Sirena che una sera sui Navigli dopo l’ennesima fantozzata vissuta mi guarda (Silvia Rossi) e mi dice: “Silvia perché non raccontiamo i Trentenni? Ti metti davanti alla web cam e racconti la nostra generazione. Tutto quello che viviamo: gioie, dolori, sfighe e soddisfazioni, matrimoni, lavoro, figli, ingiustizie. Tutto. Ovviamente facendo ridere, altrimenti che palle”. L’indomani davanti al pc ho fatto una ricerca e mi sono accorta che non c’era un punto di riferimento per noi trentenni, dove poter condividere le nostre storie, paura, risate, perplessità. E ho aperto il blog, comprato il dominio e iniziato a scrivere.
Stefania Rubino è stata travolta dall’entusiasmo e ha iniziato a scrivere e ha sposato il progetto in tutte le sue parti. È suo il post Trentenni single vs Trentenni sposati che ha mandato in crash il sito. Da lì sempre più trentenni ci hanno scritto. Poi raccolte un po’ di storie e scritte le sceneggiature con il nostro video maker Luca Catasta, i nostri amici attori e autori Fabrizio Arhold e Elisabetta Fulcheri abbiamo iniziato a girare i video.

Per molti ventenni arrivare ai trent’anni significa raggiungere il momento d’oro della propria vita: ci si conosce bene e ci si accetta per i propri pregi e difetti, si è maturi e responsabili ma non troppo per potersi ancora divertire, insomma il periodo che tutti desidererebbero.
Ma, alla luce delle vostre esperienze, è davvero così?

Sì è così. I trent’anni sono un limbo. Una tua amica passa le notti insonni con il suo primo figlio che non ne vuole sapere di dormire, l’altra perché fa i bagordi in discoteca. La cosa bella dei 30 è la consapevolezza. Non hai più gli alibi dei 20, l’innocenza e l’inesperienza, ma ogni tua scelta è fatta con cognizione di causa, sapendo magari come andrà a finire e volendo rispondere con un “ma sì chi se ne frega!”

Ventenni vs trentenni. Quando avevate vent’anni vi sarà capitato spesso di pensare alle vostre vite tra dieci anni e poi boom, sono arrivati.
Probabilmente, anche voi avevate un modello di trentenne alla Carrie o Samantha di Sex and the city.
Quanto la vostra vita le assomiglia ora e quanto ci si allontana?

Ci assomiglia nell’amicizia che avevano loro. Anche noi crediamo fortemente nell’amicizia, quella vera, quella dei sacrifici, dei litigi e della condivisione dei successi. E PURTROPPO si allontana parecchio dal punto di vista glamour. Nessuna di noi ha una armadio come quello di Carrie Bradshow!!!

Tra i vostri post c’è una frase che colpisce e appare come un monito per i ventenni di oggi: “Andate in Erasmus. Gli amici vi verranno a trovare e i fidanzati capiranno. E se non capiranno fregatevene, perché tanto vi lascerete comunque e per giunta non saprete parlare l’inglese!”
Quanto credete che esperienze di questo tipo possano influenzare la vita in futuro e che ne pensate voi, a trent’anni, dell’amore?

Crediamo che esperienze all’estero formino un ventenne, e servano ad aprire la mente e a trovare più vie di realizzazione. Per quanto riguarda l’amore pensiamo che sia l’unica cosa fondamentale nella vita di ognuno di noi, è linfa vitale per sopravvivere, l’amore per se stessi, per la famiglia, per le amicizie, per quello che fai. Senza amore è una noia mortale.

Avete parlato spesso di “toy boy”, ma se il boy non fosse toy e fosse più paragonabile al protagonista di 50 sfumature di grigio, potrebbe comunque rientrare nella categoria di possibile fidanzato?

Beh……….. SI. Ma quella è finzione. Christian Grey non esiste, Christian Grey non esiste, Christian Grey non esiste….!

Raccogliete spesso storie di trentenni che si sono trasferiti/e all’estero, ce n’è qualcuna che vi ha colpito più di altre? E perché?

Il coraggio e la voglia di fare e realizzarsi, il mollare tutto e ricominciare di Claudia a Sidney. Ha scritto un bellissimo capitolo del nostro libro I Trentenni (Historica).

“A trent’anni si può fare tutto o quasi” è il vostro slogan. Quali sono secondo voi tre cose che a trent’anni non si possono più fare?

In realtà a trent’anni è il momento in cui si può fare tutto e si deve fare tutto. Certo che però le serate pazze fino alle 4 del mattino in settimana non sono più possibili!!!

Ad un trentenne alle prese con i dubbi esistenziali, cosa consigliereste?
E cosa ad un ventenne che pensa al suo futuro?

Ai trentenni consiglieremmo di seguire il proprio istinto e di ragionare a volte con la “pancia” e non solo con la testa. Viviamo in una società che molto spesso tende a scoraggiarci, bisogna andare contro corrente e coltivare i propri sogni anche quando tutti ti urlano contro che non ce la farai! Ai ventenni di non dare nulla per scontato, non “aspettate” il futuro, cominciate a costruirlo passo dopo passo.

Per concludere, un sito, un blog, video su you tube e un libro in uscita, il titolo multitasking sembra fatto apposta per voi. Che cosa vi aspettate dall’uscita del vostro primo libro e quali altri progetti avete in mente?

Dal libro ci aspettiamo sempre più condivisione e voglia di raccontare storie. Adesso stiamo girando un po’ l’Italia per presentarlo in modo non convenzionale: si legge, si recita e si vedono video alle nostre presentazioni! Anzi se ci sono librerie o localini interessati a ospitarci contattateci!
Il libro racchiude veramente tutti i sentimenti di noi trentenni: dal lavoro all’amore, dalla famiglia alla sessualità.
Poi abbiamo creato una capsule collection di magliette con i nostri miti degli anni ’90, i protagonisti di Beverly Hills e una che ci descrive al meglio: Kid of 90s! Le stiamo testando e sta andando benissimo. E poi ci sono i video realizzati dal nostro videomaker Luca Catasta che sono il nostro miglior modo di comunicare e farci conoscere.