venerdì, 19 Aprile 2024

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‘Lo studente indeciso ai fornelli’: una risorsa per tutti gli universitari (INTERVISTA)

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Tra le tante preoccupazioni che colpiscono gli studenti universitari, soprattutto i fuori sede e quelli in Erasmus, ce n’è una sempre sottovalutata: ‘cosa mangio oggi?‘. Gli studi degli ultimi tempi, poi, hanno bocciato le scelte degli universitari definendoli, senza troppi giri di parole, pigri, con un’alimentazione scorretta e con la tendenza alla dipendenza da tecnologie.

La realtà è molto più complessa e a chiarirla ci pensa ‘Lo studente indeciso ai fornelli‘, una community, con una pagina Facebook da oltre 12000 ‘mi piace’, che raccoglie le ricette degli studenti per gli studenti. E ce ne sono per tutti i gusti: primi, secondi, dessert, veloci, sfiziose, vegane e vegetariane. Insomma, un’arma perfetta per ogni studente che vuole combattere scatolette e surgelati.

Siete cuoriosi di saperne di più? Ce ne parla proprio il team de ‘Lo studente indeciso ai fornelli’.

credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it
credits photo: lostudenteindecisoaifornelli.it

Ciao, potreste presentare ai nostri lettori ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli? Come è nata l’idea di questa pagina-community?

Lo Studente Indeciso ai Fornelli è una community di studenti che vogliono condividere le loro invenzioni in cucina. L’idea è partita da Vito, uno dei ragazzi del team, che – durante l’Erasmus di qualche anno fa- si è trovato a corto di idee davanti ai fornelli. Lui ed Alfonso (il nostro esperto informatico) hanno capito che il problema era comune ad altre migliaia di studenti italiani ed hanno cominciato a raccogliere le ricette su un blog. In poco tempo la community ed il numero di ricette sono aumentati così tanto, che Vito ed Alfonso hanno capito che, quello che era ormai un progetto, necessitava di altre risorse. E quindi sono arrivati Giovanni, Marilena, Lucia e Marcello. Il nostro ‘quartier generale’ è a Bologna, che ha cresciuto, coccolato e sfamato alcuni di noi. D’altronde, quale miglior posto per unire cibo ed universitari?

Pochi giorni fa sono stati divulgati i dati dell’indagine ‘Sportello Salute Giovani’ che boccia lo stile di vita degli studenti italiani. Come commenta ‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ questa notizia?

La nostra posizione è chiara e condivisa da tanti studenti: non vogliamo mettere in discussione la ricerca ed i suoi risultati, bensì il modo con cui molti mezzi di comunicazione l’hanno strumentalizzata per colpire un bersaglio facile ed apparentemente poco rappresentato, ovvero gli studenti universitari. Siamo diversi da come ci hanno dipinto e siamo stanchi di essere “bocciati” solo per qualche caffè in più.

Dal vostro punto di vista, cosa potrebbero fare gli atenei per migliorare le condizioni degli studenti e favorirne uno stile di vita sano?

Per quel che ci riguarda, vediamo tanti margini di miglioramento. A partire dalle opportunità di consumo di frutta e verdura che gli studenti universitari hanno: i frutti e gli ortaggi freschi che si trovano nelle mense universitarie sono spesso fuori stagione o destagionalizzata e quella cucinata é molte volte surgelata o in scatola. Così come i distributori automatici nelle librerie, negli studentati e nelle sale studio raramente danno la possibilità di consumare spremute fresche, frullati, macedonie, frutta secca o snack di frutta o verdura. È inutile raccomandarsi con gli studenti se poi questi non hanno la possibilità di trovare i prodotti nei luoghi che frequentano di più. O qualcuno crede davvero che facciamo la spesa tutti i giorni al mercato?

‘Lo Studente Indeciso ai Fornelli’ ha anche lanciato una campagna: #ieatit – Io la mangio! Di cosa si tratta?

#ieatit é la risposta degli studenti a questa ennesima bocciatura, è un modo per dire “ehi, io la mangio frutta e verdura!”. Anzi siamo sicuri che gli studenti di oggi sono molto più attenti ed interessati ad un alimentazione sana. Nonostante le lezioni, gli esami, le faccende quotidiane e le bollette, troviamo il modo di prenderci cura di noi: chi sceglie roba bio, chi aderisce ai gruppi di acquisto, chi porta il pranzo da casa, chi si fa l’orto sul balcone. Le foto che abbiamo raccolto sono un messaggio importante: siamo pronti a metterci la faccia.

Per concludere parliamo di cibo. La pagina è una raccolta di ricette postate da studenti per altri studenti. Quali sono quelle che gli utenti preferiscono?

Le ricette più gettonate si possono dividere in due categorie: quelle veloci e pratiche, come le torte salate o le preparazioni fredde, e quelle golose ed appaganti, come i primi piatti e le torte. Ma hanno tanto successo anche i piatti etnici, vegetariani e da qualche tempo anche con un tocco gourmet. Altro che pasta al tonno…

Viaggiare senza soldi, l’avventura ha inizio (INTERVISTA)

Credits photo: eduactive.it

Vorrei fare un viaggio, ma non ho soldi“. Quante volte abbiamo detto, o sentito questa frase?
Per i più avventurosi una soluzione a questo problema c’è e si chiama Viaggiare senza soldi.
Una frontiera, quella del turismo low cost, che sta prendendo sempre più piede, tra giovani e meno giovani. L’età non conta, ciò che conta è la voglia di sperimentarsi.

Viaggiare senza soldi è un trend molto forte sui social, grazie alla pagina Facebook gestita da Massimo Dallaglio, giornalista e direttore anche del giornaleMOLLOTUTTO.

Su Blog di Lifestyle abbiamo intervistato Massimo, per farci raccontare come si fa a viaggiare senza soldi.

Massimo, com’è nata l’idea di aprire questa pagina?

Viaggiare senza soldi è una pagina Facebook del network Mollotutto. La pagina parla di tutte quelle persone che hanno fatto una precisa scelta che poi ha cambiato la loro vita. Chi intraprende questo tipo di viaggio, infatti, in genere si trasferisce.

Si può viaggiare senza soldi? Se sì come?

In realtà, si tratta di un titolo provocatorio: la verità è che non si può viaggiare totalmente senza soldi. Se arrivo in un posto, per mantenermi devo trovare un lavoro che mi dia vitto e alloggio.
Per quanto riguarda il viaggio ci sono tanti modi per farlo low cost: in Italia siamo un caso a parte, manca questa mentalità, ma l’autostop ad esempio è molto diffuso nel mondo, non nella forma che conosciamo noi. L’autostop ai camionisti, il car sharing ci sono tante forme: nel resto del mondo chi deve andare ad esempio da Lisbona a Mosca cerca qualcuno con cui chiacchierare, per non addormentarsi.

Che tipo di esperienza di vita rappresenta?

Ci vuole uno spirito di adattamento forte. Non è una vacanza, ma un viaggio e attraverso il lavoro, retribuito o “aupair” si ripaga tutto il resto.

Ogni giorno raccogli tante testimonianze di persone che viaggiano per il mondo low cost: quale ti ha colpito di più?

Difficile scegliere, forse tra tutte mi ha colpito quella di Luca Napoletano: è stato via 11 anni, è partito da Torino con 27 euro, il costo di un traghetto. Ha girato tanti Paesi, però il budget era di 27 euro. Il resto l’ha guadagnato con i lavori. Antennista, location finder, istruttore di arti marziali e tanti altri lavori: lui è l’espressione di quello che dico, puoi fare quest’esperienza ma devi essere skillato, plasmabile come l’acqua.

Quali sono i pro e i contro di quest’esperienza?

I pro: è un’esperienza unica, dà una carica di energia senza limiti, si esce dalla normalità. Il contro è che quando finisci non riesci più a tornare indietro.

Cosa bisogna assolutamente avere per affrontare quest’esperienza?

Bisogna portare il proprio saper fare, le skills e metterle a frutto altrove con una giusta elasticità mentale.

Da soli o in compagnia: come si viaggia low cost?

In molti partono da soli, in media 8 su 10, poi si trovano compagni di viaggio sul posto.
Le coppie di amici generalmente si dividono, mentre i fidanzati riescono a resistere.

Tess Masazza e l’ironia sulle donne (INTERVISTA)

Credit photo: www.uploadyourtalent.com

Donne, donne e ancora donne. Durante giornate di shopping, nei momenti di paranoia, quando sono alla ricerca del principe azzurro: non importa come venga rappresentato, l’importante è che al centro dell’attenzione ci sia sempre il popolo femminile.

Ed è proprio di questo che parla Melodramachic – Insopportabilmente donna, il blog di Tess Masazza, capace di esprimere tutte le situazioni che le donne si trovano ad affrontare – dai momenti di quotidianità ai piccoli drammi esistenziali – con un pizzico di sana ironia, che non guasta mai.

Noi di Blog di Lifestyle siamo riuscite ad intervistare lei, Tess Masazza, la “drama queen” più ironica del web, per sapere qualcosa di più sul blog, sui suoi video e sui suoi divertentissimi post sul gentil sesso.

Ciao Tess, ti presenti ai nostri lettori? Tre aggettivi per definirti?

Ciao! Certo: classe 1987, francese, residente a Milano da ormai quasi 7 anni. Sono giornalista pubblicista specializzata nel settore moda, una delle mie grandi passioni.
Tre aggettivi per definirmi? Sensibile, sbarazzina, rinco…ehm rimbambita.

Parliamo del tuo blog, Melodramachic, in cui racconti di alcuni aspetti insopportabili nelle donne con un’ironia da invidiare. Come è nata in te questa divertente idea?

Ho lavorato per diverse testate online, quindi avevo già una certa esperienza e conoscenza del web e infatti, nonostante l’idea mi entusiasmasse molto, sapevo che non sarebbe stato il caso di aprire un ennesimo blog di moda. Poi un giorno mia madre – mentre stavo svolgendo le mie consuete attività di piagnucolamento e capricci inutili – ha ‘gentilmente’ sottolineato il fatto che fossi molto brava a ‘rompere le scatole’. Il resto è arrivato da sé… in pochi giorni avevo già numerosi articoli pronti per essere pubblicati e uno script video pronto per essere messo in scena. La cosa buffa è che la prima reazione di mio padre vedendo il video ‘Quello che dicono le rompiscatole’ è stata: “Sei uguale a tua madre”.

I video e le vignette che posti mettono in luce i difetti di noi donne. Hai mai ricevuto qualche commento negativo perché la tua ironia non è stata capita? E, invece, il più positivo?

Per fortuna i commenti negativi sono veramente pochi. Sono felice che i miei followers capiscano che non cerco di criticare, ma di fare ridere sottolineando ed esasperando alcuni aspetti del quotidiano delle donne “prendendo in giro” in primis me stessa.
I commenti più positivi e gratificanti per me sono quelli delle donne che scrivono “Sono io!”, “Sono uguale a te!” “Story of my life” o ancora le ragazze che taggano le proprie amiche e i ragazzi le proprie fidanzate.

Tra i vari difetti che mostri nei video, qual è quello che meno sopporti nelle donne? E per quanto riguarda gli uomini?

Il difetto che sopporto di meno nelle donne è per assurdo uno dei miei più grandi difetti: il lamentarsi in continuazione. “Sono brutta” di qua, “sono ingrassata” di là, capriccio di qui, piagnucolamento di lì…insomma la solita storia. Per quanto riguarda gli uomini invece, non sopporto quando sono troppo sicuri di loro stessi. Sopratutto alla guida.

Quanto c’è di Tess nei video? Qual è quello in cui più ti rispecchi?

Come dicevo prima, tutti i miei video sono auto ironici e quindi, sembrerà scontata come risposta, ma mi rispecchio in ogni video. Ovviamente ogni scena viene esasperata con l’intento di fare ridere. Infatti non sono così insopportabile. Credo…

Il tuo blog e la tua pagina Facebook sono molto seguiti, inoltre hai svolto anche importanti collaborazioni. Che rapporto hai con i tuoi fan?

Ho un rapporto incredibile che non sognavo di avere in così poco tempo. I miei followers sono estremamente attivi: commentano, condividono, taggano, mi mandano tanti messaggi. Si creano delle conversazioni tra di loro, alcuni diventano addirittura amici!
Si riconoscono in me e io mi riconoscono in loro.

Come ti vedi fra 10 anni?

Mi piacerebbe molto intraprendere una carriera televisiva e cinematografica come autrice e/o attrice. Ma, al costo di sembrare banale, ti risponderei che fra 10 anni vorrei e spero di essere una donna soddisfatta e felice, non importa dove né come. Ce la metto tutta per raggiungere i miei obbiettivi professionali senza però dimenticare che le cose che contano di più sono la salute e la famiglia. Se a un certo punto le cose non dovessero andare più come vorrei, mi porterò fidanzato e cane su una spiaggia tropicale e apriremo un chiringuito.

‘Girandolina’: un connubio tra viaggi e scrittura (INTERVISTA)

Unisci la passione per il viaggi e l’amore per la scrittura: così nasce “Girandolina“, il travel blog dedicato a chi non si stanca mai di viaggiare, di scoprire nuovi luoghi e conoscere culture, stili di vita ed abitudini differenti.

Per sapere di più riguardo a questo progetto, noi di Blog di Lifestyle abbiamo intervistato Elisa Gonfiantini, autrice di “Girandolina”, che si racconta condividendo esperienze e dispensando utili consigli.

Ciao Elisa, ti presenti ai lettori di Blog di Lifestyle?

Sono Elisa Gonfiantini, ho 33 anni e sono di Pistoia. Sono sposata dal 2007 con Alessio Barontini, mio compagno da 15 anni e da quasi 8 mio marito. Con lui ho creato Girandolina – il mio blog – che è online da metà 2012, anche se il boom lo ha avuto nell’ultimo anno: ora stiamo sfiorando le quasi 8.000 – 8.500 visite e abbiamo avuto un incremento dei followers anche sugli altri social network – instagram, facebook, twitter. Per questo siamo molto contenti.
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Perché hai deciso di chiamare il tuo blog “Girandolina”?

Innanzitutto perché è un nome simpatico, originale e facilmente ricordabile. Inoltre, Girandolina è il vezzeggiativo, il soprannome con cui mi ha sempre chiamata mio marito perché io ho da sempre la voglia di girare, di viaggiare: infatti questa passione ce l’ho fin da quando ero piccola.

Come è nata in te questa passione dei viaggi?

Ho iniziato a viaggiare con i miei genitori che avevo 7 anni. Siamo andati via via sempre più lontani, siamo stati anche un mese in Brasile e un mese a Santo Domingo: abbiamo proprio abitato lì – abbiamo preso una casa e conosciuto bene il posto.
Questa è proprio un’abitudine dei miei viaggi, alla quale mi hanno abituato i miei genitori e che uso anche quando vado in giro con Alessio: noi non facciamo il turista vero e proprio, ma cerchiamo di conoscere le abitudini del posto che si visita. Quindi io mi documento prima ed è tutto super organizzato, so gli orari dei vari siti di trasporti perché non conosco il posto e poi perché – intendiamoci – ora c’è un pò di crisi dappertutto. Uno giustamente va via meno giorni, per un fatto di lavoro e di soldi, quindi io cerco, nel minor tempo possibile, di vedere il più possibile.
Ovviamente facendolo con un turismo responsabile, che ho imparato appunto dagli insegnamenti dei miei genitori. Per esempio, in Brasile, ci siamo inseriti nella comunità del paesino in cui vivevamo: andavamo tranquillamente a fare la spesa nei loro posti e abbiamo fatto amicizia, anche se non parlavamo la lingua. Mia mamma mi ha sempre insegnato che se te vai in giro portando rispetto alle persone, di conseguenza le persone portano rispetto a te: se non fai il turista gradasso, egoista o pretenzioso – perché paghi e allora vuoi essere trattato in un certo modo – sei una persona tranquilla, una persona come tante altre, e vieni trattato di conseguenza.

Come mai hai deciso di aprire il tuo Blog? Qual è il tuo obiettivo?

Il motivo per cui ho aperto il blog è stato esclusivamente perché a me piace scrivere: infatti il mio sogno da bambina era diventare una scrittrice. Sogno che probabilmente in questi ultimi periodi si sta anche realizzando perché ho scritto delle sceneggiature per degli spettacoli, ho dei progetti a riguardo sempre intorno a Pistoia, nella promozione della città.
Metti insieme la passione dello scrivere e la passione del viaggiare: così è nato il blog. E poi Alessio è un fotoamatore, e le foto le fa bellissime.
Quando iniziammo a pensare al blog era il 2009-2010, non era ancora il boom dei blog come adesso. Poi, per altre vicissitudini si rimandò e il blog si aprì nel 2012: io dissi “guarda ce ne sono 25 milioni di blog, che vuoi che gli interessi alla gente del nostro”. Il primo anno è passato un pò in sordina – giustamente – perché non è che puoi pretendere tutto subito. Abbiamo visto i risultati adesso perché abbiamo molte visite, gente che ci chiama, che ci manda le mail, sono stata chiamata a fare dei blog tour nelle vicinanze: sono queste le soddisfazioni.
L’obiettivo è quello di migliorarsi sempre. Mio marito fa il programmatore, quindi gioco in casa. Il sito è molto semplice, lo ha fatto lui a mano, senza piattaforme. Il problema è che finché non era famoso andava bene in quella maniera, ora che sta iniziando ad essere usato non regge più – l’affluenza dei visitatori lo blocca. Quindi abbiamo dovuto scegliere di aggiornarlo: se tutto va bene entro fine gennaio dovremmo riuscire a farlo, sicuramente lavorando giorno e notte. Ho tantissimi articoli, non credevo di aver scritto così tanto. Devi sapere che sono la prima travel blogger dell’Italia, perché già quando andai via, a 7-8 anni, per il primo viaggio con i miei genitori, scrivevo sul diario della barbie: il primo travel blog di 30 anni fa quasi. Già allora mi piaceva scrivere, ricordarmi cosa avevo visto, cosa facevo, cosa mangiavo.

Tra i vari viaggi e le varie esperienze vissute, qual è quella più bella, che più ti ha colpita? Perchè?

Diciamo che sono due. Il mio viaggio, quello che ho sempre sognato da quando sono piccola, – e se vedi il blog si capisce – è l’Egitto. Io sono fissata con l’Egitto, ho tantissime enciclopedie che mi parlano della storia egiziana. Mi definisco una “egittologa autodidatta”: mi son studiata tutta la storia egiziana da sola. Inoltre, faccio danza del ventre da 7 anni. Quando siamo andati in crociera sul Nilo ho capito che quello era il mio posto e ho iniziato a piangere; anche quando ho visto le piramidi piangevo come una bambina. Poi ho avuto anche l’onore di poter ballare, di fare lo spettacolo davanti al capitano durante la crociera.
Ho fatto anche degli spettacoli teatrali sull’Egitto e ho scritto la sceneggiatura di Cleopatra. E anche quest’anno abbiamo dei progetti, in concomitanza con il blog: piano piano stiamo diventando importanti.
L’altro viaggio bello è stato il viaggio di nozze in Australia. Anche lì siamo stati via un mese. Ci è mancata solamente una città del nord e poi avremmo fatto il girotondo completo. Siamo partiti da Perth e poi abbiamo fatto tutto – est, ovest, sud -, ci mancava appunto il nord. Un mese, con viaggio organizzato, anche se noi di solito non facciamo viaggi organizzati, preferendo la tipologia fai da te.

Quali tipologie di viaggio hai sperimentato? Quale preferisci?

Le ho provate tutte le tipologie di viaggio: il viaggio organizzato, il viaggio in pullman, il viaggio in macchina. Per comodità preferisco il viaggio fai da te, perché ognuno ha il suo modo di viaggiare e i suoi gusti. Quando vieni omologata in un viaggio organizzato, dove non sei te che decidi, rischi di vedere cose che non ti interessano o le cose che ti interessano di vederle nel minor tempo possibile.
La cosa bella però è che nei viaggi organizzati di solito ti fanno vedere tante cose, ovviamente nel minor tempo possibile. In una giornata ti possono far vedere 4-5 siti – però un’ora a sito – cosa che se vai da sola ne vedi tre.
Sono tipologie di viaggio che dipendono anche dal carattere della persona: se è una persona un pò pigrona che non ha voglia di organizzarsele da sé, possono essere delle valide alternative.
Io, per ora, preferisco il fai da te.

Qual è stato l’ultimo viaggio? E il prossimo? Lo hai già programmato?

L’ultimo viaggio l’ho fatto a metà dicembre. Siamo stati ai mercatini di natale in Trentino: abbiamo fatto Merano, Bolzano, Bressanone – i classici mercatini.
Per il prossimo – mio marito mi ha fatto il regalo di San Valentino – andiamo a Bruxelles e a Bruges. Non ci sono mai stata, ma tutti quanti mi hanno detto che sono molto belle.

Hai da dare qualche consiglio da dare ai blogger emergenti e in particolare ai travel blogger?

Di blog ce ne sono tantissimi ora online, quindi la concorrenza è spietata. L’unica cosa che ti può differenziare dagli altri è innanzitutto la scrittura: se scrivi bene, in modo simpatico, in modo conciso. Poi ogni persona scrive in un modo differente, quindi non ti devi omologare agli altri stereotipi, ma devi trovare il tuo modo di scrittura, il tuo modo di farti conoscere, di far vedere al mondo quello che vedi con i tuoi occhi. Questa è già una differenziazione.
Poi l’utilizzo dei social network, per qualunque cosa. Se impari ad usare i social network in modo abbastanza buono, scrivi bene e scrivi cose vere – perché non è che puoi parlare di un posto se non ci sei andato – hai delle buone chance per farti conoscere.
Poi è fortuna, come tutte le cose: c’è chi l’ha avuta di più e chi l’ha avuta di meno.