venerdì, 29 Marzo 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

L’ex Blonde Vegan contro la dieta vegana (loVeg)

Un tempo blogger vegana convinta e fonte di ispirazione per centinaia di fan, la venticinquenne Jordan Younger oggi confessa che la dieta veg da lei seguita le ha fatto più male che bene. Dopo il successo conseguito grazie al suo blog The Blonde Vegan, dove mostrava fiera il suo lifestyle vegano ed elargiva consigli a quanti volessero intraprendere a propria volta questa scelta, la giovane californiana ha gradualmente abbandonato il veganismo per poi svelare, a un anno di distanza, i pericoli legati a un’alimentazione “così limitata” al New York Post, in un’intervista a proposito del suo ultimo libro in uscita dal titolo ‘Breaking Vegan’.

Jordan era diventata vegana all’ultimo anno del college che frequentava a New York e all’epoca presentava dei dolori addominali per i quali non era riuscita ad ottenere una diagnosi medica, così intraprese un regime alimentare iper-sano che potesse aiutarla – e, in effetti, così fu sulle prime. “All’inizio, è stato un processo depurativo e disintossicante. Sentivo salire dentro di me una grande adrenalina e una grande energia, perché i miei problemi allo stomaco sembravano essersi risolti“, ha detto la Younger. Un mese dopo essersi diplomata, lanciò il suo sito e il suo account Instagram, raggiungendo una grande popolarità con più di 70.000 follower. In qualità di ‘Blonde Vegan’, documentava la sua alimentazione salutare e condivideva ricette e consigli, un hobby che la rese pian piano più attenta anche a ciò che lei stessa ingeriva.

L’ossessione per la mia dieta cominciava non appena mettevo piede giù dal letto. Mi impediva di vivere una vita normale, ricca di interazioni sociali e interessi di ogni sorta“, prosegue Jordan. All’epoca, la sua intera esistenza ruotava attorno a cosa potesse mangiare e cosa no. Divenne, allora, dipendente dalle tisane depuranti, mentre stava attenta a tenersi alla larga dai cibi fritti, dallo zucchero raffinato, dal glutine e da salse e condimenti. La rigidità con cui limitò le sue scelte alimentari significò cominciare a pianificare dettagliatamente ogni pasto: uscire a pranzo o a cena fuori era un’ipotesi del tutto irrealizzabile.

Più in là, spiegò sul suo blog: “Quando mia madre e mia sorella vengono a trovarmi, credo di non riuscire a godermi neanche un solo pasto assieme a loro. Mangio prima di vederle o dopo averle viste, perché vado in panico soltanto all’idea che il cibo servito nei ristoranti dove andremo a sederci possa farmi sentire da schifo e rovinare tutto quello a cui ho lavorato finora“. Nonostante non se fosse consapevole, Jordan all’epoca era ortoressica, una persona sostanzialemnte affetta da una rigorosa fissazione per il mangiar sano, cosa che provoca un’attenzione patologica nei confronti di cosa e quanto si mangia, così come rispetto ai propri ‘strappi alla regola’.

La cosa diventò un vero problema soltanto quando gli effetti benefici del suo stile di vita vegano cominciarono a svanire: i problemi allo stomaco riapparvero e, insieme con loro, molti altri fastidi. Si sentiva molto stanca e si affaticava in men che non si dica: una sola lezione di yoga bastava a farla sentire stanca per tutto il resto del giorno. Dopo qualche tempo anche i capelli cominciarono a caderle e iniziò a farsi male con più facilità. Dimagrì moltissimo: perse più di 11 kg, arrivando a pesarne 47, cosa che non fu troppo pericolosa ma le fece comunque cominciare a sentire freddo per la maggior parte del tempo.

Poi, a distanza di un anno da quando aveva deciso di darsi al veganismo, e dopo soli sei mesi dal lancio del suo blog, le si interruppe il ciclo. E continuava comunque a ignorare quello che il suo corpo tentava in tutti i modi di dirle: e che cioè ciò che pensava fosse salutare per lei in realtà non lo era affatto. Ci vollero altri sei mesi prima che lo realizzasse: parlando con un’amica ricoverata in clinica a causa di alcuni disturbi dell’alimentazione, Jordan iniziò a intravedere delle somiglianze con la sua stessa esperienza.

L’amica le suggerì di mangiare del pesce, cosa che fece con molta riluttanza. Due giorni dopo, le mestruazioni riapparvero facendole capire, chiaro e tondo, che il suo corpo moriva dalla voglia di rimettersi in sesto. Poco dopo, la Younger andò a farsi visitare da un medico, il quale le disse che i suoi valori nutrizionali erano decisamente bassi e che avrebbe dovuto re-introdurre pesce e uova nella sua dieta. Mentre ascoltava, però, pensava anche alle migliaia di persone che la ritenevano un’ispirazione per il proprio stile di vita vegano, cosa che le dava non poche preoccupazioni.

Fu a giugno dello scorso anno che Jordan scrisse un post intitolato “Perché sto gradualmente abbandonando il veganismo“: qui, la giovane spiegava come all’inizio aveva intrapreso questa strada, quanto inizialmente le sembrasse un bene per il suo organismo. Eppure, nel seguire attentamente le regole alimentari che si era imposta, aveva del tutto ignorato i segnali che il suo corpo cercava di darle per dirle che la dieta vegana non stava affatto funzionando. “Il mio corpo ha cercato di parlarmi per mesi – ha detto Jordan – ma io non ascoltavo. Il risultato è stato che ho sviluppato una grave carenza di tutta una serie di vitamine e di ormoni, provocandomi un grosso squilibrio“.

Allontanarsi dal veganismo e cercare una soluzione sottoponendosi a una giusta terapia, questo era quello che aveva intenzione di fare: molti dei suoi lettori, allora, le hanno dato grande supporto, anche se qualcun altro non è stato altrettanto gentile, e le ha lasciato commenti spiacevoli in cui l’accusava di fare del male agli animali. “Come si può smettere di mangiare cadaveri e poi, come se niente fosse, tornare a mangiarli?“, ha scritto uno di loro. Jordan ha rapidamente perso un migliaio di seguaci: “Questo mi ha fatto realizzare quanto snob possano arrivare a essere le persone che appartengono a questo mondo“.

Eppure, non è che non abbia mai vacillato nel prendere la sua decisione. Da quel momento, comunque, ha scelto di tenere aperto il suo blog, diventato oggi The Balance Blonde, sito incentrato su un’alimentazione complessivamente sana. Una scelta, questa, che l’ha ripagata: i lettori sono tornati ad aumentare, e adesso sono più di 121.000. Jordan ormai mangia pesce, uova e all’occasione persino carne rossa, pizza e pasta. È sempre molto attenta a seguire un’alimentazione sana e spesso posta foto in cui consuma prodotti privi di lattosio o integrali, ma è assolutamente meno rigorosa di prima e ha capito che quest’elasticità non può che giovarle. “Le etichette, così come le scelte alimentari, possono essere davvero molto pericolose: e io ne sono un esempio lampante“.

Gordon Ramsay: ‘sono allergico ai vegani’ (IoVeg)

Credit: thefederalist.com

Quando Gordon Ramsay non sbraita contro qualcuno in televisione, sta tranquillamente insultando i vegani su Twitter.

Ad Week ha di recente condiviso una conversazione Q+A (domanda e risposta) e a Ramsay è stato chiesto a cosa fosse allergico.E indovinate un po’ cosa ha risposto prontamente? “Ai vegani“. La cosa, naturalmente, ha fatto sì che scoppiasse una vera e propria guerra su Twitter: i vegani di tutto il mondo l’hanno preso come un attacco (qualsiasi fosse la reale intenzione del post) e sono passati, perciò, al contrattacco.

Credit: Gordon Ramsay
Credit: Gordon Ramsay

E, per quanto si possa credere che i vegani siano troppo sensibili o delle personalità irascibili, cosa sarebbe successo se, invece di essere allergico ai vegani, Ramsay avesse risposto di essere allergico ai neri o agli ebrei? Plausibilmente nessuno avrebbe detto a un nero o a un ebreo di non prendersela tanto a male. Prendere di mira, se non umiliare, il credo di qualcuno dovrebbe davvero essere tollerato? Gordon Ramsay ha scritto qualcosa del genere per ferire le persone? Forse no. Ma l’ha fatto? Certo che sì.

Una delle migliori risposte, ad ogni modo, è stata quella del canale YouTube Vegan Gains: “Non dovremmo affatto risentirci a causa della sua ignoranza, ma piuttosto per via dell’ipocrisia dell’atteggiamento opportunista degli altri social media che adopera“.

Nel video in basso, Ramsay condivide l’esperienza fatta presso delle fattorie di maiali. Non è che per forza il suo tweet debba nascere da un autentico odio nei confronti dei vegani, ma si tratta comunque di una difesa e di un supporto nei confronti dell’industria alimentare violenta. In fin dei conti, è proprio su di essa che si fonda il suo lavoro.

E voi cosa pensate dell’allergia di Gordon Ramsay?

Anna Kavaliunas, la vegana che sbugiarda i vegani (loVeg)

Il veganisimo, scelta etica o estetica? Per Anna Kavaliunas, non ci sono dubbi, è tutta una questione di vanità.
La maggior parte dei vegani – dice la ragazza in un’intervista rilasciata per il sito refinery29.comnon ammetterebbe mai che la propria scelta alimentare è dovuta al desiderio di essere magri. Naturalmente, ci sono molte ragioni per cui le persone diventano vegane: per protestare contro il maltrattamento degli animali, per boicottare le grosse aziende o sostenere le quelle più piccole e locali. Ma la verità è che c’è una larga fetta di vegani che vogliono semplicemente vedersi bene in un bikini a fascia, me compresa. Per noi la vanità trionfa sull’etica e cambiare il mondo è solo qualcosa di marginale“.

Anna diventa vegana, in effetti, dopo essersi trasferita a Los Angeles in California: “Vorrei poter dire che l’idea di rinunciare alla carne e ai prodotti caseari mi sia venuta vedendo un documentario straziante su come uccidono i polli, ma non è così. Ho aderito volentieri a questa moda vegana perché mi sembrava trendy, volevo essere una di Los Angeles: con un fisico in forma, bello, longilineo. Ma più andavo avanti, più cambiavo: non era una semplice dieta nuova, ma un cambiamento di identità. I miei amici mi facevano notare questa trasformazione, nel frattempo io diventavo sempre più magra, eppure quando avvolgevo il mio petto ossuto in un mini-top mi sentivo bene, non mi importava. Mi giustificavo dicendomi che era più che legittimo rifiutare il cibo spazzatura e le calorie in eccesso, ma la verità è che ho cominciato a privarmi di tutto: prima la carne, poi il glutine, poi mangiavo solo cibi a crudo. Ero ossessionata dal cibo, contavo ogni caloria, anche se stavo mangiando come un uccellino. Programmavo la mia vita in base alla palestra, mi allenavo almeno tre ore al giorno“.

Ossessionata dal cibo e dalla forma fisica, Anna comincia a perdere il contatto con la realtà: “Dicevo che era una scelta che avevo fatto per sentirmi meglio – prosegue la giovane vegana – Ma dov’era tutta la mia energia? Dove la serenità che dovrebbe accompagnare questo rigido regime alimentare? A prevalere in me era solo una costante sensazione di vuoto. Avevo eliminato il mio grasso corporeo, e assieme ad esso la mia vita sociale e la mia personalità. Ma piuttosto che ammettere che ero caduta in un circolo vizioso, mi nascondevo dietro al veganismo“.

Un giorno, poi, mi sono ritrovata a fissare per venti minuti una bistecca di controfiletto: era perfetta e rappresentava tutto quello che non ero più e che avevo perso, il mio senso dell’umorismo, le uscite con gli amici, il bere vino. Ormai c’era la nuova me: ossessionata dal cibo, con la sua lattuga fatta in casa, terrorizzata dal mangiare qualsiasi altra cosa. Non ho mangiato la bistecca quel giorno, sarebbe stato troppo facile. Non volevo tornare indietro ignorando l’esperienza maturata nell’ultimo anno: non avevo certo bisogno di un pezzo di carne per ritrovare me stessa. Piuttosto, dovevo iniziare una relazione con il mio corpo che avesse senso, per davvero“.

Anna è attualmente alla ricerca del suo equilibrio, ma non è semplice: il suo corpo è stato messo a dura prova dall’astinenza e dal consumo di pochi cibi semplici. “Darmi appuntamento è diventato un terno al lotto: mi bastano due bicchieri di pinot e sono già pronta a spogliarmi. Sono sempre vegana, ma non una militante. Sto imparando ad avere fiducia nel mio corpo, piuttosto che a fargli guerra quotidianamente. Finora, non avevo mai compreso quanto la mia personalità potesse essere influenzata da come e cosa mangiavo: il cibo non è soltanto un mix di macro e micro nutrienti, quello che mangiamo è alla base stessa della nostra identità“.

Pammies: le scarpe veg di Pamela Anderson (loVeg)

Dopo essersi cimentata in cucina, la nota attrice americana Pamela Anderson ha deciso di lanciare, in collaborazione anche con la designer francese Amélie Pichard, una nuova linea di scarpe e accessori vegan.

Le linee, a dire il vero, sono addirittura due: la prima è una collezione di stivali in simil-camoscio chiamati Pammies, così comodi che potrebbero essere indossati anche in spiaggia, a detta di Pam. Gli stivali ricordano molto il modello degli UGG boots, ma sono realizzati in materiali riciclati. Per ora, i modelli sono tre: i Cove Classic, gli Zuma e i Malibu. Dove comprarli? Sul sito PammiesLife.com, dove saranno disponibili a partire da ottobre.

La seconda linea, invece, è molto più ispirata agli anni ’90 e comprende 7 diversi modelli di scarpe e una borsa da mare. Tutta la collezione, frutto della collaborazione con la Pichard, è composta da articoli realizzati con plastiche, cotone, acrilici e gomma non tossici, perché, come ha lei stessa dichiarato, “i giovani vogliono fare scelte migliori quando si tratta di consumi, quando si tratta di moda. Abbiamo bisogno di opzioni sostenibili anche per quanto riguarda scarpe e borse“.

Questa seconda collezione, in particolare, rifletterà la passione dell’attrice per gli anni Novanta, con inserti di denim, materiali in plexiglass per i tacchi delle scarpe e suole in glitter argentato: “È grandioso che la moda di quegli anni sia in qualche modo riemersa. È un bene per me, ma anche per la mia carriera, per trovare sostegno e realizzare progetti di attivismo creativo come questi“, ha puntualizzato Pam.

La cerimonia di inaugurazione delle sue collezioni, prevista per il 10 dicembre a Los Angeles, si preannuncia un vero e proprio trionfo: “Il mio scopo? – conclude la Anderson – Quello di dimostrare che i vegani possono essere sexy, super divertenti e alla moda, oltre che pienamente consapevoli delle scelte che prendono“.