venerdì, 29 Marzo 2024

La Love Blogger

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Fosse per me passerei più tempo a fare l’amore che a scriverne. Ma, poi, qualcuno mi ha denominata La Love Blogger e da quel giorno faccio credere a tutti che io sia romantica a patto che tutti loro continuino a credere nell’amore.

E se fosse per sempre? (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: www.ferigo.it

No, no aspetta. Non so se sono pronto. E poi il per sempre non esiste, non so cosa farò domani, figuriamoci per tutta la vita. Per tutta la vita. Non fa strano solo a dirlo?

Ecco, più o meno questa è la reazione comune.
Non importa che tu abbia 20 o 40 anni. Il per sempre ti suonerà strano come il burro d’arachidi con la pancetta, finché non lo si assaggia. De gustibus, certo. Ma finché non lo si prova – ce lo insegnano sin da piccoli – non si può dire che un abbinamento non funzioni. Ok, adesso tralasciamo i discutibili gusti del palato di ognuno e torniamo a qualcosa che ci riguarda più da vicino, molto vicino, praticamente dentro: la paura. Quella maledetta. Poco importa quanta fame tu abbia, o quanto tu ami una persona, la paura è una cosa nostra e non riguarda nessun altro.

Esattamente quello di cui voglio parlare è la paura, oggi, di assumersi delle responsabilità morali. L’impegno verso ciò che è immateriale, ma sul quale ci si costruisce la propria vita. Il bisogno di vedere le cose scritte nero su bianco, altrimenti non contano. E così alla domanda: “andiamo a convivere?” la risposta ormai viene spontanea: “certo che sì, mica ci stiamo andando a sposare”.

Beh, vedete, è chiaro che una differenza c’è. Ma per chi?
Quando si intraprende un percorso non si sa mai dove si andrà a finire. Né quanto felice o infelice sarà il cammino. Ma, a mo’ di frase fatta, vi dico che vi è un’unica certezza: qualunque essa sia la fine, quello che accade nel mentre ce lo portiamo dentro per sempre. Sì. Quel per sempre che tanto odiamo tutti, ce lo ritroviamo addosso, dentro e pure nella pancetta al burro d’arachidi che abbiamo mangiato insieme per la prima volta. E ci cambia. Quando prendiamo un impegno lo prendiamo prima di tutto con noi stessi, ecco perché dovremmo dare sempre il meglio. Perché le strade si dividono, certo, può succedere. Ma noi ne abbiamo ancora tanta da percorrere. Pensateci quando temete che qualcosa non possa andare per il verso giusto. Pensateci quando non state facendo nulla affinché le cose vadano come volete voi. Pensateci quando lo cercate da qualcuno e non da voi stessi.

Attento a dove metti il cuore (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: wdonna.it

D’amore non si muore, lo cantava anche la celebre voce italiana di Massimo Ranieri che, disperato, tentava di conquistare la sua amata con le rose rosse più ambite di tutti i tempi. Ma al di là delle note, dei fiori e de cuori infranti che hanno fatto la storia, direi che se io sono qui a scrivere e voi siete qui a leggere, possiamo esserne tutti d’accordo, no? Dunque, per quanto nel mentre pare assurdo perfino che ancora si respiri, beh, imparerai che passata la delusione, finite le lacrime e esaurita tutta la rabbia che hai dentro, si ricomincia a vivere anche meglio di prima. Ma cosa accade nel frattempo?

D’amore non si muore, ma ci si ammala.
Noi siamo esattamente ciò che viviamo. Le nostre emozioni influenzano i nostri organi e, talvolta, per far passare un mal di stomaco bisognerebbe semplicemente liberarsi dall’ansia e dallo stress.

Credit Photo: vitadamamma.com
Credit Photo: vitadamamma.com

Scommetto che guardando questo schema ognuno di voi ci si è rivisto almeno una volta in quei dolori che sicuramente aveva attribuito ad altro. La verità è che il nostro corpo è un sistema davvero complesso e le nostre emozioni ne sono la parte più influente. Ecco perché bisogna trattarle bene, con cura, perché significa avere cura di se stessi. E per quanto possa sembrare assurdo, spesso, un abbraccio è davvero la cura giusta, sicuramente più efficace di tanti medicinali.

Circondatevi di persone positive perché una cosa è certa: chi vi ama farà di tutto per vedervi stare bene, perché diversamente sarebbe il primo a starne male.

Addio 2014 (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: wrightbrosinc.com

Caro 2014,

fossi io un po’ più scaramantica e tu un po’ più Paolo Fox me la prenderei con te almeno in quanto ad amore, fortuna, salute e soldi. Magari, perché no, anche in quanto a chili di troppo. La verità è che amo le cose difficili. La sacrosanta verità è che l’amore è mio, la fortuna me la creo, la salute la si dà per scontata e i miei soldi sono tutti da Zara. Ah! I chili di troppo, sì. Beh quelli, invece, li puoi trovare tra il barattolo di Nutella e il divano di casa. Amo le cose difficili, dicevo, quindi amo anche quest’anno e il fatto che sia finito. E ad essere onesta non ci ha messo nemmeno troppo: 2014, sei volato via.

Se ci penso sorrido.
Mi sembrava impossibile alzarmi da quel divano e smettere di piangere per quella storia finita. Pensavo di esserne intrappolata, che io fossi su una sorta di ghigliottina, senza via d’uscita. Che mese era pure? Febbraio, forse Marzo, chi se lo ricorda. Mi hai insegnato che è vero: i giorni brutti passano, esattamente come tutti gli altri. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita sola quest’anno. È stato difficile. Ce ne ho messo di tempo per capire che la vera difficoltà stava nel fatto che da sola non ci sapevo stare. 2-0 per te, mi hai insegnato anche questo. Però che fatica! Ne sono sicura, è stato per farti perdonare che a un certo punto la mia vita si è riempita di persone fantastiche. Non sono molte, no. Ma sono quelle grazie alle quali da sola non mi ci sento più. Però ho trascorso intere notti a pensare che in questa vita tutto costa fatica. Che qui è dove non si può mai fare quello che si vuole e lo sai io odio fare quello che vogliono gli altri. Perché non si può vivere di ciò che si ama? Perché non c’è meritocrazia qui, mi pare ovvio. Però ci sono persone che hanno i tuoi stessi sogni, ma quando sei in preda ad un attacco di odio compulsivo verso tutti non vedi altro e, comunque, è colpa degli altri perché se il sogno è tuo mica ti capiscono. E anche qui, un giorno mi hai insegnato che, in fondo, esiste il lavoro ed esistono le passioni, e che se poi se ci credi e non molli magari diventeranno la stessa cosa. E mentre imparavo tutte queste cose mi hai scombussolata di nuovo. Insomma, tu dai e poi riprendi, non si fa così. Stava andando tutto per il verso.. Insomma, stava andando tutto per il verso suo. Di certo io avevo trovato la mia serenità. Non avevo motivo di essere un giorno arrabbiata, un altro felice e poi incollata ad un telefono a sperare che suoni e poi. Non sono innamorata, no. Questo è impossibile! C’è una persona nella mia vita, sì, certo. Ma cosa siamo io e lui non lo so, non mi interessa. O sì? Beh hai combinato un bel danno 2014. Proprio sul finire. Non ero pronta.

L’amore arriva quando meno te lo aspetti.
Ho imparato anche questo proprio quando non lo cercavo più, non era nei piani. E va bene, non ero pronta. E ho sofferto già troppo e adesso ho paura e magari non è quello giusto. Ma nemmeno quello prima lo era. E in fondo tu stai per finire portandoti via tante cose, alcune belle e altre meno, ma ognuno di noi, se chiude gli occhi, immagina una persona al suo fianco allo scoccare della mezzanotte. E quella persona merita di saperlo: perché solo noi possiamo dare voce ai nostri sentimenti, non possiamo pretendere di essere capiti se non diciamo (o facciamo) niente. Anche questo, oggi lo so.

Alla fine mi tocca dirti pure grazie.
Per i posti nuovi che ho vissuto, le persone che non incontrerò mai più, per le illusioni grazie alle quali domani aprirò bene gli occhi e per i sogni che mi non mi hanno fatto dormire la notte. Ma anche per quelli che la mattina mi fanno saltare giù dal letto. Per quella che sono oggi, sicuramente diversa, non per forza migliore. Ad ogni modo pronta ad affrontare un nuovo anno, e desidero da lui una sola cosa: che sia nuovo. Come me. E ho imparato che a me, non posso sfuggire (e non voglio). E che tutto può succedere.

Come in uno stadio a cielo aperto,
come gli errori fatti su un campo da gioco, come le azioni studiate ma riuscite male e quelle improvvisate all’ultimo minuto ma che ti salvano tutto il resto. Un nuovo anno è una nuova partita, tutta da giocare.

Addio 2014

Ogni maledetto Natale (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: cinema.sky.it

Dichiaro ufficialmente aperto quel periodo dell’anno in cui, se hai un’età sufficiente a ritrovarti a leggere questo post, chiederesti in dono la presenza di qualcuno.
Buona Immacolata a tutti, dunque.
A chi fa l’albero di Natale e a chi disfa i pensieri di tutto l’anno. A chi resta folgorato dalle mille luci e a chi, invece, quelle luci le avverte come troppo forti, invadenti, meglio se ti alzano la tapparella in camera alle 8.00, la mattina seguente al concerto del tuo gruppo Rock preferito. Il Natale arriva prepotente. E oggi si avverte più che mai quest’aria, poi che sia magica o eccessivamente pesante e smisuratamente colorata, sta a noi.

Una cosa è certa: è appena iniziato quel periodo dell’anno che non lascia nessuno impassibile.
E non dico solo nel senso che anche mia nonna vuole pubblicare la foto del suo albero di Natale su Facebook e quindi l’ha comprato piccolo quest’anno, perché ci stesse tutto in foto. Il discorso qui è un altro. Tutto è amplificato, tutto viene percepito all’ennesima potenza. E così chi ti manca ti manca di più, chi è felice lo urlerebbe al mondo intero e chi è giù di morale non si accontenterebbe nemmeno di ricevere in regalo il biglietto del concerto di Vasco. Perché ti manca qualcuno, perché quando ti manca qualcuno non puoi sostituirlo con qualcosa. Perché, insomma, io non ero pronta a tutto questo. Succede che ci si ritrova in un clima inatteso, con persone non scelte a fare ferie obbligate e dal sorriso tassativo. Succede che si è a ridosso della fine dell’anno e quella coincide con quel tirare le somme inevitabile. Che non suona come i bilanci di settembre perché a settembre hai tutto un anno davanti, a Natale, invece, quel che è fatto è fatto. E questo genera ansia e malumori inevitabili.

Beh volevo rassicurarvi.
È normale. È normale sentirsi irascibili quando si hanno attorno tutte queste pressioni. È normale domandarsi perché ci siamo ritrovati soli quest’anno (oppure anche questo). Perché non si è portati a termine quel progetto, o perché, addirittura, quel progetto è andato male. Perché un anno fa qualcuno era in una condizione migliore e, oggi, è in preda al panico che quelle sensazioni non tornino indietro e, insomma, a furia di perché potrei continuare talmente a lungo che con quelle che ci vengono fuori addobbiamo un altro albero in questo giorno dell’Immacolata. In questo giorno di festa in cui vorrei ricordarvi che se stiamo male per qualcosa o per qualcuno, non siamo l’oggetto di disturbo che stona sullo sfondo di una felicità impacchettata.

Perché per noi non funziona come con le decorazioni natalizie, anche se delicate ugualmente. Non possiamo impacchettare i nostri stati d’animo e tirarli fuori quando più ci conviene. Ci verrebbero a cercare per insultarci a giusta ragione: “Ehi tu! Stai trattando le tue emozioni come fossero convenevoli. Come fossero quegli auguri di Natale predefiniti che invii a tutta la rubrica”.