giovedì, 28 Marzo 2024

Le studentesse universitarie

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Come riconoscere una studentessa sotto esame

Credit photo: buulb.wordpress.com

Per tutte le studentesse universitarie arriva sempre il periodo prima dell’esame, quello in cui si fa di tutto pur di apprendere la maggior quantità di nozioni possibile per arrivare a quel tanto desiderato 18. Perché a una settimana dall’orale a cosa si può puntare se non al minimo indispensabile? Soprattutto se l’esame in questione corrisponde a ben 12 crediti dell’intero percorso all’università.

Si corre subito ai ripari e si cerca di rimediare – in pochi giorni – a mesi e mesi di studio: l’unica soluzione è quella di chiudersi in casa – buttare la chiave – e concentrarsi solo ed esclusivamente sullo studio, trasformandosi in quell’essere quasi mitologico che tutti conosciamo con il nome di “studentessa sotto esame“.

Ma da cosa la riconosciamo?

Outfit

Se una studentessa indossa gli stessi vestiti da qualche giorno il motivo è sempre e solo uno: la data dell’esame è molto molto vicina. Gli unici outfit che una SSE – studentessa sotto esame – conosce sono quelli composti dal pigiamone e dalla tuta, abbinata alle calzine antiscivolo. La parola d’ordine è “comodità” quindi via tutti quei capi che non fanno stare seduti alla scrivania con le gambe incrociate. Il giorno dell’esame, però, rientrare nei jeans sarà un’impresa.

Capelli

Mollettoni, forcine, cerchietti, code, trecce e capelli fuori posto accompagneranno la studentessa per tutti i giorni che precedono l’esame perché il tempo di lavare la lunga chioma e fare una bella piega proprio non si sa dove ritagliarlo. I capelli sono così inguardabili che tutte le volte che passa davanti allo specchio si spaventa del suo aspetto: in quei momenti desidera solo che arrivi presto il giorno dell’esame.

Cibo

Una studentessa sotto esame mangia, mangia e ancora mangia. Ingurgita caramelle, torte, panini, barrette dietetiche – per stare attenta alla linea – come se non ci fosse un domani. E ha pure il coraggio di lamentarsi del fatto che in casa non ci sia niente da mangiare in grado di soddisfarla, perché quando l’ansia l’assale la può combattere facendo il pozzo senza fondo. Solo la bilancia impazzita saprà mettere un freno a questa voglia matta e disperata di mangiare.

Caffè

L’unico modo per non addormentarsi con la testa sui libri è bere caffè. La mattina appena sveglia, a metà mattina, dopo pranzo – per combattere l’abbiocco – a merenda e dopo cena per non farsi trascinare da Orfeo nel mondo dei sogni. Non chiedetevi poi il perché del nervosismo e della schizofrenia: dopo tutto la studentessa sotto esame dirà che ha bevuto solo un paio di caffè.

Ricordi

La riconosci lontano un miglio: è quella che, seduta al tavolo della sua scrivania, con libri e appunti sotto il naso, sconsolata perché continua a ripetere ma non ricorda nulla di quello che studia, accende il computer e guarda tutte le foto delle vacanze appena finite, quelle in cui era ancora abbronzata e con il sorriso sulle labbra, grazie alla spensieratezza del dolce far niente. E, inevitabilmente, la tastiera si riempie di lacrime.

Scrivania

La scrivania della SSE si trasforma in una vera e propria cartoleria: pennarelli, evidenziatori di ogni forma e colore, quaderni, fotocopie e libri invadono tutti gli spazi del tavolo, non lasciando nemmeno un minimo spazio a tutto ciò che non ha a che vedere con l’esame. Mettere a posto sarà una faticaccia.

Peluria

Non domandiamoci perché il fidanzato della studentessa sotto esame non le chieda di vedersi in periodo di esami. Il tempo per studiare stringe, figuriamoci se deve pensare anche ad essere in ordine per il proprio ragazzo. Saprà aspettare, a meno che non voglia avere a che fare con l’intricata foresta equatoriale.

Uscite

La studentessa sotto esame sembra una suora di clausura: non esce di casa nemmeno a pagarla, ogni minuto è prezioso per memorizzare qualche nuovo concetto. La voce dei suoi amici, ormai, la sente solo su Whatsapp e le uscite serali e senza pensieri sono solo un lontano ricordo. Ma, appena finito l’esame, si ricomincerà come prima, se non peggio.

Impegni

Impegni? Quali impegni? Sotto esame la studentessa rimanda ogni cosa a dopo l’esame, senza sapere bene in che guaio si sta cacciando. Se prima era stanca per lo studio dopo lo sarà ancora di più per la miriade di cose che deve fare, tutte quelle che ha rimandato – in primis le serate con gli amici ed un giretto dall’estetista.

Voglia di studiare

Quando fa fatica a studiare la studentessa dà sempre la colpa all’ansia e al ritorno dalle vacanze, quando in realtà la voglia è pari a zero. Le uniche cose che vorrebbe fare sono dormire, guardare serie tv o tornare indietro nel tempo, ad un mese prima, quando era sdraiata in spiaggia a prendere il sole e non era costretta a scrivere su tutti i social “cercasi voglia di studiare (anche usata)“.

Università italiane, quale futuro?

Nessuna delle università italiane nelle prime cento al mondo. È questo il risultato della classifica generale World University Rankings, impietoso per il nostro paese: bisogna arrivare fino alla 187esima posizione per trovare il nome del Politecnico di Milano. Ed è un sorriso fittizio, perché se da un lato festeggia la risalita (lo scorso anno era al 229esimo posto mondiale) dall’altra parte manifesta un realtà, quella del nostro paese, in declino.

Quale futuro per le università italiane? Patrimonio di bellezza, cultura, energia e sostenibilità. Così ricca di opportunità, stage, attenta ai bisogni degli studenti. Questi i dati presi in esame anche dal Sole 24 Ore. E chissà, forse, questo non è poi così vero.

Al primo posto, per la quarta volta consecutiva, troviamo il Massachusetts Institute of Technology (Mit) seguito da Harvard, come immaginato. Cambridge University e Stanford sono in terza posizione. Nella classifica delle migliori 800 scuole al mondo (e dico 800) ci sono solo 26 università italiane: tra gli atenei, oltre al Politecnico possiamo trovare per esempio l’Università di Bologna (204) e l’Università degli Studi di Roma – La Sapienza (213). Seguono poi l’Università degli Studi di Milano (306), l’Università degli Studi di Padova (309), il Politecnico di Torino (314) e l’Università degli Studi di Pisa (367).

Le università italiane sono state classificate, come sempre, dal Sole 24 Ore e il risultato non sembrerebbe portare molte sorprese. La “classifica della qualità universitaria” stilata dal quotidiano è un ottimo strumento per mettere a confronto i vari atenei italiani, fondamentale anche per l’orientamento degli studenti. La classifica si basa sulle informazioni del Miur e dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.

Tra le università statali spicca Verona, Treno e il Politecnico di Milano.

E cosa dire delle università private? Bocconi, Luiss, San Raffaele, Cattolica i nomi più illustri.

Quale futuro per le università italiane, nel mondo?

Vita universitaria: è tutta questione di sopravvivenza (FOTO)

Chi pensa che l’Università sia solo lezioni ed esami evidentemente non ha mai vissuto fuori sede. Lì, dove la mamma non c’è, lì dove i vestiti non si lavano e stirano da soli, lì dove se lasciamo un piatto nel lavandino quanto torniamo a casa, la sera, lo troviamo sempre lì. Lì, dove ci rendiamo conto che vivere da sole non è bello come credevamo, che siamo delle schiappe in cucina, che non sappiamo stirare come mamma e che i soldi sono sempre, maledettamente pochi.

Però, in realtà sono proprio queste difficoltà quotidiane che mantengono attivo il nostro ingegno e lo fanno sviluppare a tal punto da improvvisarci idraulici, ingegneri, falegnami e cuochi all’occorrenza.
Chi pensa che vivere fuori sia solo libertà h24, festini, alcool a fiumi, discoteche e rimorchio costante non sa davvero di cosa parla. Si, certo anche queste fanno parte della classica vita universitaria, però insomma, non è tutto.

Ecco infatti, che Blog di Lifestyle ha raccolto una serie di foto che testimoniamo quel che si può e si deve vivere per sopravvivere alla feroce vita universitaria.

Riscaldare un pezzo di pizza quando non si ha un fornello

Niente di più facile, ferro da stiro sotto, phon sopra.

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Voglia di dolce?

E che problema c’è? Il trapano serve a questo.

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Uno scolapasta alternativo

Un’idea geniale, non negatelo.

scolapasta

Fare i Noodles in casa, nel bollitore

Bisogna pur mangiare, no?

Musica

La musica è una parte fondamentale della vita universitaria. Che festa sarebbe senza?

Doccia

Si è rotta la doccia. Papà non c’è.

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Birra fresca

Se nevica e si muore di freddo, almeno che si sfrutti la situazione. E gli universitari sono maestri nel farlo.

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Grigliata tra amici

Un carrello della spesa è molto più facile da trovare di una griglia, non credete anche voi?

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Specchietto rotto?

Non si può mica andare in giro senza specchietto retrovisore. E poi la spazzola serve serve, a noi ragazze. Così ce l’abbiamo a portata di….macchina.

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Divano rotto

Di comprare un altro divano non se ne parla. E poi, almeno così ha qualcosa di diverso dagli altri, è alternativo e a noi piace distinguerci dalla massa. Abbasso il consumismo, il capitalismo e pace e amore.

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Piatti sporchi

Ci abbiamo provato, abbiamo mangiato nei piatti, normalmente, ma poi, questi sono rimasti sporchi nel lavandino per giorni, nessuno che veniva a casa nostra a pulirli. No, non deve più ripetersi.

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Economia domestica

Non avere soldi per comprare dei bicchieri fa sviluppare l’ingegno più di ogni altra cosa. E poi, dai sono anche riciclati. Noi ci teniamo all’ambiente.

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Bidone spazzatura

Serve il bidone della spazzatura? No problem. Compriamo uno sgabello.

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Mamma mi rammendi il calzino?

“Ah, dici che non ti fai 400 km solo per rammendarmi il calzino? E io che pensavo di essere tuo figlio!”

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Manuale di sopravvivenza per studenti pendolari (FOTO)

credits photo: studentslife.it

Studenti universitari: li si riconosce dal viso pallido, non abbronzato, stressato e dalle profonde occhiaie. Devono dividersi tra lezioni da frequentare, professori esigenti ma disorganizzati, orari di ricevimento, file infinite in segreteria, sessioni d’esame e libri da acquistare. Poi ci sono gli studenti universitari pendolari, che a tutto questo aggiungono anche treni perennemente in ritardo, sporchi e pieni fino a scoppiare.

Questa categoria andrebbe inserita tra le specie protette, perché per loro è davvero difficile sopravvivere a questo tram tram tra stazioni e lezioni. Un modo per superare, non diciamo indenni, ma con meno danni possibili questi anni da pendolari, c’è. Ma occorre organizzarsi.

Rassegnazione

credits photo: lanaturadellecose.it
credits photo: lanaturadellecose.it

La speranza è l’ultima a morire ma gli studenti pendolari devono rassegnarsi. Anche quest’anno assisteremo a furti di rame, guasti alla linea e cancellazioni improvvise che scombussoleranno tutti i nostri piani.

Pazienza

Un pendolare deve assolutamente avere pazienza. Ma tanta pazienza. Se il treno si blocca in mezzo al nulla, è inutile sbraitare contro il capotreno o iniziare liti infinite con gli altri passeggeri. Il problema non si risolverà e voi tornerete a casa estremamente nervosi.

Kit di sopravvivenza

credits photo: ideeviaggi.zingarate.com
credits photo: ideeviaggi.zingarate.com

Crearsi un proprio kit per sopravvivere alla noia e alle difficoltà. Libri, settimana enigmistica, cruciverba, computer, musica o testi d’esame per sfruttare al meglio il tempo d’attesa. Anche acqua, cibo, salviette, disinfettante, vaccino antitetanica e sacco a pelo potrebbero essere utili nei casi più estremi.

Ottimismo

Il pendolare deve imparare a prendere la vita con filosofia. Il treno ha fatto 85 minuti di ritardo? Beh, pensiero positivo: alla fine è arrivato a destinazione.

Meditazione

credits photo: bigodino.it
credits photo: bigodino.it

Per chi è pendolare da diverso tempo non è una scena difficile da immaginare, gli altri la vivranno presto: il treno arriva, è pieno ma in un modo o nell’altro bisogna proprio salire su. Da quel momento l’unica cosa che può aiutare è la meditazione: estraniarsi dal mondo per non sentirsi soffocare e tentare di ignorare quella sgradevole puzza di sudore.