martedì, 23 Aprile 2024

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Giornata nazionale della salute della donna (FOTO)

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Ogni donna, dal momento in cui viene concepita fino agli ultimi minuti in cui è in vita ha diritto ad uno stato di salute ottimale.
Per questo motivo è necessario che lo Stato si occupi di assicurare una sanità presente ed accessibile a tutte le donne, oltre che creare una rete informativa sulle diverse patologie femminili.

A tale proposito, nel mese di giugno del 2015 il Presidente del Consiglio ha istituito con una direttiva la giornata nazionale della salute della donna. La data scelta per la giornata nazionale è il prossimo 22 aprile e per questo giorno è previsto un evento e un’open week degli ospedali italiani.

L’evento principale è stato organizzato dal Ministero della Salute ed avrà luogo a Roma, in Via di Valle delle Camene, presso l’Aranciera di San Sisto.
L’associazione promotrice di questa giornata è la Fondazione Atena Onlus, parteciperanno anche la Ministra della salute: Beatrice Lorenzin e la Fondazione EBRI, fondata da Rita Levi Montalcini.

Durante l’iniziativa, all’esterno della location dell’Aranciera verranno allestiti stand informativi dove tutte le donne potranno usufruire di servizi di screening. Per avere maggiori informazioni si può inviare una mail alla segreteria organizzativa del Ministero della Salute, all’indirizzo: [email protected] o telefonare allo 0659945800.

Oltre all’evento organizzato a Roma, dal 22 al 28 aprile, in 180 ospedali italiani si aprirà una settimana all’insegna della salute della donna.
Nei giorni di quella che è stata chiamata (H)Open Week, verranno offerti 1000 servizi tra visite e consulti gratuiti, esami strumentali, 300 eventi ed attività varie negli ospedali. I servizi offerti toccano varie aree specialistiche, tra cui: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche dell’osso, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia e sostegno alle donne vittime di violenza.

Su questa iniziativa si è pronunciata Francesca Merzagora, presidente dell’Associazione Onda, che a riguardo ha dichiarato: “Abbiamo accolto con soddisfazione l’istituzione della prima giornata dedicata alla salute della donna, coinvolgendo i Bollini Rosa in tutta Italia e raccogliendo l’adesione di 180 strutture che per una settimana offriranno servizi gratuiti diagnostici, clinici e informativi per le patologie a maggior impatto femminile, epidemiologico e clinico. Crediamo nel lavoro in rete di Istituzioni, Società scientifiche, ospedali, associazioni e welfare community per promuovere la salute della donna. Promuovere la salute della donna significa promuovere la salute collettiva, a partire dalla famiglia”.

Un momento speciale, in un paese che ha bisogno di ricordare e valorizzare continuamente la figura della donna. Una figura importante e fondamentale quella della donna: qualunque essi siano i valori, i sogni, lo stile di vita e le aspettative che essa insegue.
Ogni donna ha il diritto di essere informata, sostenuta, istruita alla prevenzione ed alla cura del proprio corpo.
Il 22 aprile è un nuovo 8 marzo, festeggiamolo in maniera salutare e consapevole.

Carne italiana: meno pericolosa delle altre?

L’allarme ufficiale è ormai stato lanciato: la carne rossa e le carni lavorate come i salumi e gli insaccati, se consumate in quantità smodate, possono provocare il cancro. Le più pericolose per la Iarc (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sui Tumori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), a quanto pare, sono proprio le carni sottoposte a procedimenti di salatura e affumicatura, come prosciutti, pancette, salsicce, carni inscatolate: consumarne 50 grammi al giorno, infatti, aumenterebbe il rischio di sviluppare tumori del 18%. La carne rossa, invece, è stata classificata come ‘probabilmente pericolosa’: una porzione quotidiana di carne rossa da 100 grammi potrebbe far aumentare le possibilità di contrarre il cancro (a colon, pancreas, prostata) del 17%.

Delle informazioni sconcertanti soprattutto se incrociate con i dati della FAO, secondo i quali il consumo di carni nel mondo, lungi dal ridursi al di sotto della soglia massima consigliata di 300 grammi alla settimana, è andato a incrementarsi al livello internazionale, con Sudamerica, Africa settentrionale e orientale e Asia orientale in vetta alla classifica dei più carnivori del mondo: soltanto in Asia orientale, nel 2015 i chili di carne consumati pro capite sono passati da 8,7 che erano negli anni ’70 a ben 50. E la media complessiva nel mondo non è di certo rassicurante: sono stati stimati, infatti, oltre 41 chili di carne pro capite consumati ogni anno.

I meno carnivori, invece, sono i Paesi in via di sviluppo come Ghana, Mozambico, Tanzania e Zambia, insieme con India, Bangladesh ed Etiopia dove, per ragioni legate a cultura e religione locali, non si superano i 4 chili di carne pro capite nell’arco di un anno. Seguono l’Argentina con 86,6 chili, gli Stati Uniti con 90 chili e l’Australia con 90,2 chili. In Europa, invece, la media è di 64,8 chili di carne all’anno.

E in Italia? La situazione non è di certo rassicurante: secondo i dati raccolti dal Wwf, il consumo di carne sarebbe aumentato di più del 190%, gli italiani sarebbero passati, cioè, dai 31 chili consumati negli anni ’60 ai 190 chili procapite nel 2011. La carne è diventata, perciò, la fonte di oltre il 40% delle proteine assunte dai nostri conterranei. E a fronte di una richiesta così ingente, anche la produzione mondiale di carne è aumentata a dismisura: i capi allevati, tra suini, bovini, ovini, pollame, ecc., sono all’oggi quasi 27 miliardi.

Frattanto, la Coldiretti si è prodigata nel tentativo di difendere le carni italiane, specificando quanto esse siano più sane delle altre perché non trattate con ormoni come nel resto del mondo: la prova, dicono, sta tutta nella longevità della popolazione italiana che in genere supera l’ottantina d’anni. Inoltre, proseguono, non si tiene conto del fatto che la maggioranza dei prodotti sotto accusa sono pietanze che, come hot dog e bacon, non fanno parte dell’alimentazione italiana. E come potrebbe un etto di crudo di Parma corrispondere a una quarantina di sigarette?

Gli effetti del sesso sul cervello

Credits photo: bioit.it

Per chi aspetta con entusiasmo le scene di sesso di 50 sfumature di grigio e sceglie l’intimo e il regalo per San Valentino, è giunto il momento di sottoporsi alla prova del “9”. Quanto ne sapete sul sesso? A tal proposito, una ricerca del Time ha individuato alcuni effetti che questo rapporto intimo provoca sul cervello, dimostrando che il sesso agisce sulle cortecce cerebrali come una droga.

A quanto pare sarebbero otto per il momento, ma secondo quanto affermato da Barry R. Komisaruk, docente di psicologia alla Rutgers University di Newark in New Jersey, Usa la ricerca in questo campo è ancora in fase di sviluppo. Aggiunge: gli scienziati stanno però iniziando a svelare il mistero.

E mentre la scienza continua a cercare risposte, per ora gli studiosi hanno attribuito al sesso un’azione calmante, antidepressiva e antidolorifica. Scopriamo insieme perché.

Il sesso come droga

Secondo gli studi di Timothy Fong, docente di psichiatria alla ‘David Geffen School of Medicine’ dell’Università della California di Los Angeles, il sesso agisce sulle stesse regioni cerebrali, in cui troverebbero terreno fertile tante droghe insieme ad altre sostanze. Infatti il neurotrasmettitore rilasciato, conosciuto come dopamina, e che genera la sensazione di piacere è lo stesso che provoca la dipendenza da sostanze stupefacenti. Komisaruk specifica inoltre che “anche caffeina, nicotina e cioccolato accendono la ‘centrale cerebrale’ della gratificazione”.

Il sesso può essere un antidepressivo

Secondo uno studio realizzato dall’Università americana di Albany, fare sesso senza preservativo diminuirebbe i sintomi depressivi. Si tratta solo di un’ipotesi per il momento, ma pare che le sostanze che si trovano nel liquido seminale, come estrogeni e prostaglandine, abbiano proprietà antidepressive. Questo però non deve far pensare che sia un bene non proteggersi: malattie sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate, non valgono un po’ di buon umore in più.

Il sesso è anche un depressivo

Il rovescio della medaglia per chi stesse già pensando di buttare via il condom è che il sesso a volte può deprimere. La depressione post sesso, o in linguaggio tecnico disforia postcoitale, è dimostrata da uno studio scientifico, durante il quale un terzo delle partecipanti ha dichiarato di sentirsi triste dopo il rapporto. A quanto pare però non esistono dati certificati. Si può parlare dunque di reale effetto o semplice insoddisfazione? La parola passa agli esperti per le successive indagini.

Il sesso come “medicina” contro il dolore

“Amore, ho mal di testa. Ho bisogno di dormire”: una scusa che molte donne non potranno più utilizzare per non far sesso. Ricercatori tedeschi hanno infatti provato che in condizioni di dolore fisico, come quello provocato dall’emicrania o dalla cefalea a grappolo, il sesso aiuta a alleviare il dolore. Non solo. Beverly Whipple, docente della Rutgers University attribuisce all’ossitocina, l’ormone delle coccole, la capacità di aumentare la soglia del dolore. Dunque, la stimolazione del punto G ha davvero un effetto benefico.

Il sesso azzera la memoria momentaneamente

L’amnesia globale transitoria, ovvero l’improvvisa e temporanea perdita dei ricordi, è un fenomeno che ogni anno si verifica su sette persone su 100 mila. Questa è generata da un rapporto sessuale particolarmente intenso, che fa tabula rasa sul cervello da pochi minuti sino a poche ore. In questo arco di tempo è impossibile ripescare ricordi o immagazzinarne di nuovi. Il dato positivo è che i casi sono ancora pochi. Per quanto attive le coppie siano al giorno d’oggi, sanno ancora dominare i loro istinti.

Il sesso può migliorare la memoria

Alcuni studi hanno dimostrato però che fare sesso può anche migliorare la memoria. Ricordate il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno?” Secondo una ricerca condotta su dei roditori in laboratorio che si sono accoppiati tra loro, una volta al giorno per 14 giorni consecutivi, fare sesso quotidianamente ha aumentato il numero di neuroni nell’ippocampo e quindi la memoria.

Il risultato non è però stato ancora verificato sull’uomo.

Il sesso è un calmante

Sempre un esperimento sui ratti ha dimostrato che fare sesso costantemente aiuta a rilassarsi. In questo caso, la controprova sugli esseri umani c’è già stata ed ha avuto esito positivo. Se siete sotto stress, mettete da parte i problemi e lasciatevi coccolare. Dopo, avrete una visione molto più chiara e meno catastrofica.

Il sesso provoca sonnolenza

Siete stanche degli uomini che crollano dopo una notte di sesso? Purtroppo non c’è rimedio. Gli esperti collegano questo effetto sonnolenza all’eiaculazione sulla corteccia prefrontale, che pare si spenga dopo aver raggiunto l’apice del piacere. Altre cause potrebbero essere il rilascio di ossitocina e serotonina. Una cosa è certa: il vostro uomo si è addormentato soddisfatto.

“In salute e in malattia” vale solo per le donne

Triste, tristissimo. Il rapporto fornito dal MedicalDaily rivaluta quell’ideale di relazione, di unione legale e spirituale, che è il matrimonio. “In salute e malattia” si recita davanti a Dio, ma, secondo questo studio, non vale se ad ammalarsi sono le donne.

Il numero di divorzi in caso di malattia è copioso e la maggior parte è rappresentata dalle situazioni in cui è il gentil sesso ad esserne colpito. Istinto da crocerossina? Esatto. È proprio questa la condanna delle donne secondo psicologi e medici.

La ricerca effettuata nel corso di un ventennio su duemila settecento coppie ha rivelato come un terzo di queste arrivi al divorzio e come la maggior parte veda la metà femminile della coppia in una precaria situazione di salute.

Le donne sono doppiamente vulnerabili di fronte alla malattia“, spiega la dottoressa Amelia Karraker, una degli autori dello studio. “Norme di genere e aspettative della società, rendono ad un uomo più complicata l’assistenza“, spiega la dottoressa, che sottolinea l’innata capacità delle donne di prendersi cura del proprio partner.

A confermarlo è Rachel Sussman, esperta di relazioni newyorkese:”Le donne sono naturalmente apprensive. Sono biologicamente programmate per prendersi cura degli altri. Per gli uomini è molto più difficile e innaturale, non è la loro missione biologica“.

Sulla stessa scia il pensiero di Lawrence Balter, psicanalista americano che dichiara:”L’uomo non tollera la propria vulnerabilità e, conseguentemente, quella di chi lo circonda in quanto la malattia lo riconduce ad un senso di instabilità ed incertezza, che spesso lo porta a fuggire“.

In molti casi però, afferma la Karraker, sono le stesse donne a congedare i mariti inadatti a tale compito, facendosi assistere da amici e famigliari.

In un epoca in cui tutto è più fragile, sembra esserlo diventato anche l’amore.