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Influenza 2018: news e dati sull’emergenza

Influenza 2018

Influenza 2018, un virus particolarmente forte sta attraversando il nostro Paese e sta raggiungendo il picco in questi mesi.

Code incredibili dai medici ed in farmacia, tutti ammalati. L’epidemia si sta facendo critica.

Cerchiamo di avere maggiori info.

Influenza 2018: chi sono le categorie a rischio?

673mila gli italiani di tutte le età a letto con l’influenza, un numero in deciso aumento rispetto agli anni scorsi.

Massimo Galli presidente della SIMIT ha spiegato «Il picco quest’anno evidenziato dalla metà di gennaio è in linea con le previsioni. Lo scorso anno il picco fu registrato nel mese di dicembre, proprio sotto le festività natalizie».

Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie ci rassicura «La situazione è sotto controllo e il sistema assistenziale riesce ad assorbire i carichi di lavoro. Sta continuando l’ascesa della curva epidemica e il livello di incidenza è superiore a quello osservato nella precedente stagione influenzale ma è anche aumentata la copertura vaccinale.

I soggetti più colpiti sembrano essere i bambini al di sotto dei cinque anni e la fascia di età compresa tra 5 e 14 anni. Di fatto c’è un problema: non esiste nessun piano del governo per l’offerta gratuita della vaccinazione antinfluenzale ai bambini sani in Italia. La vaccinazione è comunque raccomandata sia per motivi epidemiologici (protezione della comunità) che economici (complicanze, uso improprio di antibiotici e ingolfamento dei pronto Soccorso), oltre che nelle categorie di rischio, anche nei bambini sani tra i 6 e i 59 mesi (solo in questo caso è gratuita).

Anche la popolazione over 65 sta risentendo molto della situazione fra otiti, bronchiti e broncopolmoniti, sono più propensi a vaccinarsi ma il numero rivela che è ancora la maggioranza che preferisce non vaccinarsi.

Influenza 2018: news e dati sull’emergenza

In merito alla vaccinazione si è detto tanto, purtroppo c’è da registrare che i soggetti a rischio, con patologie pregresse, che non si sono vaccinati sono peggiorati ed anche deceduti.

Quattro fino ad ora le vittime pugliesi e dieci sono ricoverate in gravi condizioni.

Niente allarmismo comunque perché il picco è destinato a calare ed in poco tempo il virus sparirà.

Cuore e fiducia uniti dai battiti cardiaci

photo credits: forwallpaper

Quando qualcuno ci fa battere il cuore, molto spesso, è perché riponiamo in lui fiducia e speranza.
Uno sconvolgente studio, però, ci ha dimostrato in maniera scientifica come i cuori di due persone che sono legati da affetto e fiducia siano anche sincronizzati.

La ricerca è stata effettuata Interacting Minds Centre dell’Aarhus University, dove gli scienziati si sono concentrati sul legame tra battito cardiaco e fiducia.
Le coppie che hanno partecipato all’esperimento erano 37. Ogni coppia doveva eseguire un compito insieme: costruire macchine con i Lego, quindi, lavorare insieme in sincronia ed unendo le forze.
Gli scienziati che seguivano le coppie, hanno notato che durante questo esperimento, i cuori delle rispettive coppie battevano in sincronia nel momento in cui si lavorava alla costruzione delle macchine con fiducia.
I cuori di due persone che ripongono fiducia l’uno nell’altro, quindi, battono insieme sincronizzandosi e puntando al raggiungimento di un’obiettivo comune.
Dividendo, successivamente, le coppie in due gruppi ed inserendo l’elemento denaro la scoperta si è fatta ancora più interessante. L’esperimento comprendeva l’investimento di denaro insieme alle altre coppie dello stesso gruppo, da cui poi tutti avrebbero potuto ottenerne profitto. Anche in questo caso, la frequenza cardiaca è risultata più alta nel gruppo più fiducioso. In altre parole, nel gruppo in cui tutti i partecipanti si fidavano dei loro compagni e ritenevano sicuro un investimento in denaro fatto insieme.

Gli scienziati non sanno spiegarsi il motivo di questi meccanismi, tuttavia commentano l’esperimento in maniera positiva. A livello, sociologico e psicologico, si arriva ad una scoperta meravigliosa che in futuro ci rivelerà eventuali dinamiche intercorrenti tra rapporti sociali e corpo umano.

Maionese: come utilizzarla nei rimedi naturali

maionese

 

Maionese: come utilizzarla nei rimedi naturali? Sembra davvero così strano? In realtà non lo è, tantissime persone usano la maionese nei propri rituali di bellezza.

Cosa c’è di più naturale della maionese? Uova, olio, ingredienti che noi possiamo comunemente usare nelle maschere e nei cosmetici fai da te.

Molte volte ci affidiamo a cosmetici, costosi, trattamenti miracolosi ma la soluzione ai nostri problemi è in cucina, per la precisione in frigo.

In questo caso: non ti piacerebbe una folta chioma lucente? La risposta è la maionese (che deve chiaramente contenere ingredienti naturali, leggere bene l’etichetta).

Maionese: rimedi di bellezza naturali

Dunque prendiamo il nostro vasetto e se non abbiamo i capelli grassi, possiamo procedere a spalmarne un po’ sui capelli per una maschera nutriente. Rimarrà l’odore di uovo? Se c’è il timore si può fare uno sciacquo con aceto bianco, che inoltre dona lucentezza.

Dopo lo shampoo invece possiamo usare la maionese come balsamo per districare i capelli, ma attenzione facciamo sempre un risciacquo con aceto bianco.

Ricorda che:

  • non va usata fredda di frigo
  • dopo averla spalmata in testa è bene avvolgersi in uno strato di pellicola trasparente
  • non va lasciata per più di 30/40 minuti
  • nessuno v’impedisce di fare la maionese in casa ed adoperare quella

Io l’ho usata e personalmente non mi sono ritrovata con capelli unti o puzzolenti, anzi devo dire che nutre parecchio. Ne aggiungo un cucchiaio alla maschera all’hennè o al cacao, senza però aggiungere uova o olio, aggiungo magari poco yogurt, del miele ed una tisana alla salvia o al rosmarino.

C’è chi la usa per il viso ma io ne consiglierei una noce solo a chi ha la pelle molto secca.

Bene come maschera per i piedi insieme a miele e gel d’aloe, nutre ed ammorbidisce, ideale specie in estate quando la pelle tende ad indurirsi ed ispessirsi.

Gli ottimisti vivono più a lungo

“Essere ottimisti allunga la vita”: ad affermarlo non sono più solo persone solari, intraprendenti e determinate, che riescono a vedere il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più difficoltose, ma anche uno studio dell’University College of London, che attesta scientificamente il valore di questa dichiarazione. Il think positive (pensare positivo) non sarebbe quindi solo un modo per superare le difficoltà al meglio, ma anche per vivere a lungo. Vediamo più da vicino che cosa hanno scoperto gli studiosi della famosa università londinese.

Non è la prima volta che gli scienziati parlano di correlazione tra ottimismo e longevità: anche l’American Psycomatic Society in passato aveva dichiarato che il pessimismo incrementa la possibilità di morire per attacchi di cuore o tonsillite.
Guardando proprio a questi due problemi sono dunque intervenuti gli studiosi della più antica Università di Londra, che sulla base dei dati da loro raccolti hanno affermato che oggi sono 2,3 milioni in Inghilterra le persone che soffrono di problemi di cuore alle coronarie mentre 375000, quelle morte negli Stati Uniti d’America per lo stesso problema.

Le cause principali, come ben si sa, sono principalmente uno stile di vita non sano, che comprende i cibi consumati, il fumo e l’eccessiva attività fisica.
Così Andrew Steptoe, professore della British Heart Foundation, insieme al suo team ha avviato uno studio per verificare se gli ottimisti avessero realmente più probabilità di superare il rischio di incorrere in questi disturbi, un po’ come chi affronta con forza e determinazione la chemioterapia, ha maggiori possibilità di sconfiggere il tumore.

Le ricerche su 369 ex pazienti hanno portato Andrew Steptoe a scoprire che un anno dopo l’intervento per un problema al cuore, metà delle persone più pessimiste non aveva smesso di fumare, mentre l’85% tra gli ottimisti aveva dimenticato completamente la sua dipendenza dalla sigaretta.

I risultati sembrano andare nella stessa direzione se si guarda al regime alimentare: solo il 20% dei pazienti pessimisti si nutriva con il giusto apporto di frutta e verdura, mentre gli ottimisti che rispettavano i consigli per la dieta erano il doppio, ben il 40%.
Pare dunque che l’ottimismo renda più facile al soggetto depurare il proprio organismo da tutto ciò che è nocivo, mentre chi è pessimista, probabilmente ricerca proprio in cibi ricchi di grassi e nella nicotina, quello sfogo che non può sempre esplicitare con le parole.

Come conclusione il Dr Mike Knapton, direttore medico associato nella medesima British heart foundation, ha proclamato che il prossimo passo per questa ricerca sarà dimostrare che la psicoterapia come terapia cognitiva comportamentale per aumentare l’ottimismo può migliorare i risultati nelle persone pessimiste.

Un ulteriore input dunque per la scienza, che si propone ogni giorno nuove sfide per incrementare le possibilità di vivere a lungo per tutti. Ma se già tra voi che leggete si nasconde un animo pessimista, il consiglio è quello di sorridere e lasciare alle spalle i cattivi pensieri, perché come diceva il grande maestro Roberto Begnigni, la vita è bella.