mercoledì, 23 Luglio 2025

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I belli si ammalano di meno

bloglive.it

Esiste un legame tra salute e bellezza? L’occhio umano vuole la sua parte, soprattutto quando guarda una persona di bell’aspetto, che da oggi non dovrà più preoccuparsi di prendersi il solito malanno stagionale o di stare in forma perfetta per una serata importante.

Secondo uno studio condotto dall’università di Cincinnati, l’aspetto fisico è un fattore importante per determinare lo stato di buona salute.
I ricercatori hanno svolto un’indagine su 15 mila persone tra i 24 e i 35 anni, in base a cinque parametri di bellezza; i soggetti sono stati quindi intervistati e successivamente valutati dal meno attraente al più attraente, evitando foto e video della singola persona, al fine di avere una ricerca più oggettiva possibile e attinente alla realtà.
Uno studio vastissimo, considerando che i ricercatori hanno analizzato le condizioni di salute dei soggetti partendo dal loro decimo anno di età.

I risultati sono stati sorprendenti: uomini e donne più belli hanno una salute migliore e quindi meno probabilità di ammalarsi. Infatti, secondo i responsi, per ogni punto di bellezza in più, gli uomini hanno un rischio inferiore al 13% di avere il colesterolo, il -20% di avere la pressione alta, il -15% di avere la depressione e il -21% di balbuzie.

Per quanto riguarda le donne più attraenti, i risultati sono stati più o meno analoghi: esse hanno il -21% di probabilità in meno di avere la pressione alta, il -12% di essere asmatiche, il -22% diabetiche e il -17% depresse.

A giudicare dalla serie di patologie individuate, le persone attraenti hanno anche un corredo genetico migliore, quindi un sistema immunitario che permettere loro di essere meno esposti a queste malattie.

Ecco spiegato perché le persone attraenti hanno meno ricoveri, vanno poco dal medico e sul lavoro chiedono meno giorni di malattia.

Una grande fortuna per tutti i Brad Pitt e le Angelina Jolie nel mondo, che oltre a godere della reciproca compagnia tra belli, hanno anche la natura dalla loro parte. Della serie, belli si nasce.

Menu fast food: sale di alluminio nelle patatine, ecco i danni che può fare

Cosa troviamo in un menu fast food di solito? Le patatine. Ebbene sapevi che possono avere anche 12 ingredienti?

È apparso in rete un video breve sui fast food molto interessante. In questo video vengono svelati gli ingredienti delle patatine di una nota catena americana di fast food, 12 avete letto bene. In realtà non è questa la cosa più preoccupante, bensì il fatto che solo il sale contiene 3 ingredienti, fra cui il sale di alluminio.

E perché dovrebbe interessarci? Perchè è molto dannoso.

Menu fast food: perché usano il sale di alluminio?

Il sale di alluminio, conosciuto anche come E173, è un additivo alimentare utilizzato per la sua capacità di colorare e schiarire gli alimenti.

Viene aggiunto a diversi alimenti, tra cui caramelle e patatine fritte, proprio per migliorare l’aspetto estetico.

Ma quali danni può causare?

Alcuni studi suggeriscono che l’alluminio possa avere effetti neurotossici, contribuendo a malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Sebbene il legame non sia completamente chiaro, ci sono preoccupazioni sui suoi effetti sulla funzione cerebrale.

L’alluminio inoltre può danneggiare i reni, causando complicazioni soprattutto in individui con preesistenti malattie renali.

Esistono indicazioni che l’alluminio possa influenzare negativamente la fertilità e lo sviluppo fetale, un aspetto particolarmente allarmante per le donne in gravidanza.

Dove si trova il sale di alluminio?

Oltre agli alimenti, il sale di alluminio è presente in vari prodotti:

  • Cosmetici e prodotti per la cura del corpo (rossetti, ombretti, creme e deodoranti)
  • Alcuni medicinali e cerotti.
  • Pitture e smalti.
  • Ceramiche, tessuti e detergenti.
  • Materiali da costruzione e componenti elettronici.

Regolamentazioni sull’uso del sale di alluminio

Regolamentazione Europea

L’Unione Europea regola l’uso dei sali di alluminio attraverso il regolamento (CE) n. 1333/2008, che stabilisce limiti di quantità massima per il loro utilizzo negli alimenti.

Regolamentazione Italiana

In Italia, l’utilizzo dei sali di alluminio è disciplinato dal Decreto Ministeriale 27 febbraio 1996, n. 209, che recepisce la normativa europea e stabilisce limiti specifici per l’uso di additivi alimentari contenenti alluminio.

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Missione pancia piatta: i 10 motivi per cui è difficile averla

Credits photo it.paperblog

La zona del corpo più difficile da smaltire durante una dieta è senza dubbio quella addominale, e spesso neanche un allenamento costante o un’ora di corsa giornaliera possono aiutare nell’impresa.
Eliminare il gonfiore del girovita non serve solo per un fattore estetico, ma aiuta a migliorare la condizioni di salute del nostro organismo onde evitare l’insorgenza di malattie cardiache e di diabete di tipo 2 (che sono tipiche del grasso addominale).

Come fare quindi? Se la dieta fallisce, c’è qualcosa che possiamo modificare nelle nostre abitudini. Ecco spiegato, in 10 punti, i motivi per cui ottenere la pancia piatta sembra così difficile (ma non è impossibile).

1. Mangiare di fretta: mangiare frettolosamente e in piedi favorisce l’ingestione di aria e rallenta la digestione. Questo è uno dei motivi che causano il gonfiore addominale. Bisogna mangiare con calma e masticare lentamente ogni boccone per facilitare la digestione;

2. lo stress: lo stress, al contrario di quello che pensano tutti, non contribuisce alla perdita di peso ma rende difficile perdere i chili di troppo. Ritmi di vita frenetici causati dai vari impegni lavorati o familiari spesso ci fanno saltare qualche pasto (cosa assolutamente sbagliata) e di conseguenza quando la fame ci “assale” iniziamo a spizzicare o mangiare alimenti più calorici, come ad esempio degli snack. Ridurre lo stress fa bene sia al corpo che alla mente;

3. il sonno: dormire troppo o troppo poco fa male al nostro metabolismo. Per stare bene, il corpo di un adulto deve dormire dalle 7 alle 8 ore a notte;

4. allenamento sbagliato: se pensate che correre tutti i giorni basti per perdere peso vi sbagliate. Secondo uno studio, per riuscire a perdere peso bisogna integrare diversi tipi di esercizi fisici che interessino ogni singola parte del nostro corpo, come i pesi per le braccia, addominali, esercizi per i glutei eccetera. La cosa importante è variare gli esercizi ogni due o tre settimane onde evitare che il nostro corpo si abitui a quel tipo di sforzo tendendo a non bruciare più;

5. saltare i pasti: non è non mangiando che si riesce a perdere peso. Mangiare 5 volte al giorno aiuta il nostro metabolismo ad accelerarsi e di conseguenza a bruciare più velocemente i grassi;

6. ovaie e ormoni: squilibri ormonali rendono impossibile la formazione di elastina e collagene che sono delle proteine che donano elasticità alla pelle. Di conseguenza, si viene a creare un gonfiore addominale e un ristagno di liquidi sul girovita difficile da eliminare;

7. eliminare i carboidrati: ridurli in quantità minime sì, ma è severamente vietato eliminare i carboidrati dalla vostra alimentazione, a meno che voi non state seguendo una dieta proteica per diventare bodybuilder. I carboidrati danno la giusta combinazione metabolica per attivare i processi di smaltimento;

8. bibite gassate: bere bibite gassate e zuccherate tendono a far gonfiare il vostro girovita, meglio evitare e bere solo acqua liscia;

9. zuccheri, dolci e tanto sale: l’eccesso di sale favorisce la ritenzione idrica nello stomaco, mentre mangiare dolci e alimenti zuccherati (compresi uva, carote e fichi) favorisce il gonfiore del nostro corpo;

10. bere poco: come per il sale, bere poca acqua al giorno favorisce la ritenzione idrica. Consumare 2 litri d’acqua al giorno aiuta a perdere i liquidi in eccesso, che spesso sono la causa del nostro gonfiore addominale, eliminare cellulite e perdere peso.

Allerta epatite A per frutti di bosco congelati

Sale a quota 1.100 il numero delle persone colpite dall’epidemia che da 14 mesi sta dilagando in tutta Italia e su cui è calato il silenzio. Secondo l’ultima relazione del Ministero della salute, ogni due giorni cinque persone vengono ricoverate in ospedale per epatite A, causata dall’ingestione di alimenti contenenti frutti di bosco surgelati o congelati. Le persone colpite dal gennaio 2013 alla fine di febbraio 2014 sono state 1.463. Il maggior numero di casi è stato registrato in Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia. L’epidemia è stata classificata recentemente come “internazionale”, poiché ha coinvolto non l’Italia, ma anche Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia dove si sono registrati 71 casi, oltre a Irlanda e Francia con altre 16 persone colpite.

A causa della cattiva informazione e della gestione disastrosa e poco efficiente da parte del Ministero della salute, la stragrande maggioranza delle persone continua a mangiare frutti di bosco (more, ribes rosso, mirtillo e lamponi) presenti nelle torte, nei pasticcini e nei gelati, ignara del rischio di ammalarsi. Al momento sono stati identificati 15 lotti di frutti di bosco contaminati e ritirati dal mercato. L’origine dell’epidemia è ancora un mistero, nonostante le ricerche e le analisi effettuate dal Ministero della salute. Secondi gli esperti la contaminazione è stata originata da un singolo ingrediente ed è avvenuta all’interno di un gruppo di produttori di una stessa area geografica.

Secondo il Ministero a partire da novembre 2013 c’è stata una diminuzione dei casi di contaminazione. La flessione va però considerata con cautela, poiché “il numero di casi negli ultimi mesi è comunque superiore a quello rilevato nello stesso periodo dei due anni precedenti”. Inoltre “sono tutt’ora in corso le valutazioni relative ai primi mesi del 2014, che necessitano un attento monitoraggio, considerato il lungo periodo di incubazione della malattia.”

Come devono agire i consumatori? Il Ministero della salute si è espresso in merito dichiarando attraverso un comunicato ufficiale di “non escludere l’eventualità che altri mix di frutti di bosco surgelati/congelati contaminati, diversi da quelli oggetto di allerta possano essere presenti sul mercato. Per questo le autorità raccomandano di consumare i frutti di bosco congelati/surgelati solo cotti, facendoli bollire (portandoli a 100°C) per almeno 2 minuti, non impiegare i frutti di bosco crudi per guarnire i piatti (ad esempio la superficie di una crostata, semifreddi, yogurt ecc., lavare accuratamente i contenitori e gli utensili usati per maneggiare i frutti di bosco scongelati.”