giovedì, 25 Aprile 2024

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Casa che vai, microbi che ti seguono

Casa nuova, vita nuova? Non è esattamente così: esiste infatti un nugolo di microbi che passa indisturbato tra il nostro organismo e le nostre abitazioni. Per questi batteri il nostro corpo non è che un tramite per immettersi nei posti in cui ci stabiliamo: un ecosistema bello e fatto che impiega soltanto 3 ore per impossessarsi di una stanza d’hotel e sole 24 ore per abituarsi a un nuovo appartamento. A rivelarlo è l’Home Microbiome Study promosso dall’Università di Chicago, il primo studio che ha cercato di ricostruire scientificamente il percorso compiuto da batteri e germi nello spostarsi dagli uomini agli ambienti circostanti e viceversa.

Il punto è che, come l’autore della ricerca Jack Gilbert ha dichiarato, esistono microbi capaci di farci aumentare di peso e di influenzare nostro sviluppo neurologico: è giunto, così, il momento di scoprire la loro provenienza. Tra germi e cellule dell’organismo umano il rapporto è di 10 a 1: ciò significa che basta semplicemente toccare qualcosa, starnutire o camminare scalzi per spargere i nostri batteri in un posto.

Mappando le impronte microbiche di 7 famiglie, tra cui 3 sul punto di traslocare, gli studiosi hanno rilevato per ciascuna di loro una determinata marcatura batterica, in grado di seguire il nucleo familiare tanto nella nuova casa, quanto in alloggi provvisori. Nell’arco di 6 settimane, sono stati effettuati a più riprese prelievi di campioni dei germi presenti su mani, piedi e naso di ogni membro familiare, nonché su pavimenti, piani cottura, maniglie e così via. Ne è risultato che sono ben 21.000 le specie batteriche che si muovono dai palmi delle mani a maniglie o piani cottura o dai piedi al pavimento.

È inoltre emerso che i soggetti che convivevano a stretto contatto fisico avevano un’impronta batterica pressoché uguale; i soggetti più distanti – come per esempio i coinquilini – ne hanno mostrate di meno simili. Bambini e persone sottopostesi a cure antibiotiche si sono rivelati i più predisposti a ricevere i batteri altrui. E i migliori donatori di germi? Gli animali domestici, ma niente paura: si tratta di un dato positivo, perché contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario di chi vive insieme a loro – non a caso, lo stesso Gilbert si è preso un cane.

Basta guardare come si distribuiscono e di che tipo sono i batteri, spiega Gilbert, per sapere quanti uomini sono stati in un appartamento e la tipologia di relazione che intercorre tra loro: se hanno mangiato o dormito assieme, o se mantengono le distanze. Studiare la fauna batterica, perciò, potrebbe in via ipotetica essere un metodo infallibile per capire se il partner ci tradisce o se un estraneo sia entrato di soppiatto in casa nostra.

“In salute e in malattia” vale solo per le donne

Triste, tristissimo. Il rapporto fornito dal MedicalDaily rivaluta quell’ideale di relazione, di unione legale e spirituale, che è il matrimonio. “In salute e malattia” si recita davanti a Dio, ma, secondo questo studio, non vale se ad ammalarsi sono le donne.

Il numero di divorzi in caso di malattia è copioso e la maggior parte è rappresentata dalle situazioni in cui è il gentil sesso ad esserne colpito. Istinto da crocerossina? Esatto. È proprio questa la condanna delle donne secondo psicologi e medici.

La ricerca effettuata nel corso di un ventennio su duemila settecento coppie ha rivelato come un terzo di queste arrivi al divorzio e come la maggior parte veda la metà femminile della coppia in una precaria situazione di salute.

Le donne sono doppiamente vulnerabili di fronte alla malattia“, spiega la dottoressa Amelia Karraker, una degli autori dello studio. “Norme di genere e aspettative della società, rendono ad un uomo più complicata l’assistenza“, spiega la dottoressa, che sottolinea l’innata capacità delle donne di prendersi cura del proprio partner.

A confermarlo è Rachel Sussman, esperta di relazioni newyorkese:”Le donne sono naturalmente apprensive. Sono biologicamente programmate per prendersi cura degli altri. Per gli uomini è molto più difficile e innaturale, non è la loro missione biologica“.

Sulla stessa scia il pensiero di Lawrence Balter, psicanalista americano che dichiara:”L’uomo non tollera la propria vulnerabilità e, conseguentemente, quella di chi lo circonda in quanto la malattia lo riconduce ad un senso di instabilità ed incertezza, che spesso lo porta a fuggire“.

In molti casi però, afferma la Karraker, sono le stesse donne a congedare i mariti inadatti a tale compito, facendosi assistere da amici e famigliari.

In un epoca in cui tutto è più fragile, sembra esserlo diventato anche l’amore.

Per amore o per odore

C’è ben poco da storcere il naso: stando agli scienziati, annusare le ascelle è il miglior modo per trovare il vero amore. L’odore di una persona, infatti, rivela il suo stato di salute: un dato che conferma quanto l’olfatto giochi un ruolo di primaria importanza nel selezionare un compagno. Per verificare la teoria è stata addirittura organizzato, nell’ambito dell’International Science Festival di Edimburgo, uno speed dating in cui gli ospiti avranno modo di annusarsi le ascelle a vicenda.

La serata “Sin Academy”, per soli adulti, è stata organizzata appositamente dalla zoologa canadese Zoe Cromier per analizzare scientificamente la forme dell’edonismo e dell’attrazione. Comunemente si è, infatti, portati a pensare che l’amore sia “a prima vista”, ma in realtà molti altri sensi vi risultano coinvolti: l’olfatto è senz’altro il più influente. Nel corso di questo speed dating sensoriale sarà, così, osservato quanta ingerenza hanno gli umori, ma anche i suoni, nelle dinamiche di fascinazione reciproca: gli ospiti, bendati, dovranno odorare le ascelle di diversi sconosciuti per poi indicare – tra queste – una preferenza.

Non di rado, molti s’innamorano dell’odore dell’altro, facendone una vera e propria droga: e ciò è dovuto al complesso maggiore di istocompatibilità (MHC), un gruppo di geni polimorfici che determina non solo il nostro odore, ma anche il nostro profilo immunitario: l’uomo è, infatti, geneticamente predisposto a legarsi a chi presenta un complesso maggiore di istocompatibilità complementare al proprio, per poter assicurare ai propri figli un corredo immunitario complessivamente più forte.

Agli ospiti bendati sarà chiesto, inoltre, di esprimere un parere sulla voce di uno sconosciuto: generalmente, gli uomini preferiscono i timbri acuti, mentre le donne quelli profondi. Ma si tratta, in entrambi i casi, di stereotipi impropri e, in molti casi, la selezione si rivela come qualcosa di molto più personale e imprevedibile.

Lo studio, definito dalla zoologa stesso “la scienza del peccato”, potrà risultare persino più efficace di quanto i siti di incontri online non siano stati finora: già l’anno scorso a New York e a Los Angeles ha spopolato la moda dei “party del feromone” – lanciati proprio da una californiana stufa dei puntuali fallimenti sul web -, delle feste i cui invitati erano tenuti a indossare la maglietta con cui avevano dormito la notte precedente, maglietta da far annusare agli altri ospiti chiamati, poi, a scegliere quella dall’odore ritenuto più gradevole.

Infarto: i segnali che possono salvarci la vita (VIDEO)

credits photo: il-corpoumano.it

In Europa si registrano oltre 4 milioni di decessi ogni anno, dovuti a malattie cardiovascolari, tra le quali l’infarto cardiaco.
Quasi la metà si verificano prima dei 75 anni di vita, e le donne ne sono più colpite degli uomini.

Circa il 50% dei pazienti colpiti da infarto, muore prima di arrivare al Pronto Soccorso.
Questi dati sono davvero allarmanti ma, imparare a riconoscerne i sintomi può salvarci la vita.

Cos’è in realtà? E quali sono i segnali che ci aiutano a riconoscerlo?
Per infarto si intende la necrosi di un tessuto in seguito ad una mancanza di afflusso sanguigno.
Spesso, è inteso come quello cardiaco, essendo quello più frequente, ma può avvenire in vari organi.
Le forme cliniche più frequenti colpiscono:
* il miocardio (cuore);
* il cervello;
* l’intestino;
* i polmoni.

Se l’infarto colpisce solo una zona limitata del cuore, le conseguenze non sono gravi. Se la lesione del muscolo cardiaco è molto estesa, può provocare un’invalidità o la morte.

Sintomi

L’infarto cardiaco non sempre arriva all’improvviso, è quindi fondamentale conoscere i sintomi che lo precedono.

Secondo uno studio condotto dall’Università di Harvad, solo il 25% degli infarti avviene all’improvviso, il restante 75% è preceduto da sintomi più o meno variabili.

Ecco quelli più frequenti:
* dolore al centro del petto, o leggermente spostato a sinistra;
* tosse persistente;
* stanchezza;
* nausea;
* dolore alle braccia, spesso il braccio sinistro, che può estendersi al collo, alla mascella e alle spalle;
* tachicardia;
* sudorazione fredda;
* gonfiore agli arti inferiori;
* difficoltà respiratorie.

Questi sintomi singolarmente possono essere causati anche da altre patologie meno gravi; ma se ne riscontrate più di uno, specialmente se accompagnato dal dolore al petto, potrebbe trattarsi di un infarto.

Prevenzione

È possibile ridurre le probabilità di andare incontro ad un infarto, seguendo pochi e semplici consigli:
* attenzione ai farmaci, alcuni aumentano il rischio di infarto;
* controllate che la pressione sanguigna sia nella norma
* tenete sotto controllo i valori del colesterolo cattivo, LDL;
* alimentazione corretta, povera di grassi;
* esercizio fisico, leggero ma regolare;
* mantenere il peso forma;
* evitate il fumo, anche quello passivo;
* evitate le situazioni di stress.

Se riscontrate i sintomi di un infarto, essere tempestivi può evitare il peggio.
Un minuto può valere una vita.