mercoledì, 24 Aprile 2024

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Mons pubis, ecco la nuova tendenza per l’estate 2015

“Un essere umano è una creatura estetica, prima ancora che etica” scriveva così Joseph Brodsky, intuendo prima di altri la continua necessità dell’umanità di rispondere a canoni di bellezza prima ancora che alla semplice morale. Esempio di questo concetto è la nuova tendenza per l’estate 2015, il mons pubis. Questo sostituisce il bikini bridge” e il “thigh gap” come trend social e non solo, arrivando a definire come antiestetico un pezzo di carne poco sopra il pube.
A rendere il fenomeno davvero insistente arriva poi la chirurgia estetica che con il Monsplasty, chiamato anche Pubic Lift, si ripromette di aiutare le donne ad eliminare il cumulo di grasso indesiderato nella zona intima. Ma andiamo per gradi e scopriamo insieme qual è la novità.

Il significato di bellezza è cambiato ormai da un po’: le donne tutte curve sono rimaste cristallizzate negli anni ’50 nelle immagini di Brigitte Bardot e Marilyn Monroe. Da allora grasso non è più sinonimo di bello ed il corpo si è andato ad assottigliare sempre più ogni decennio, arrivando ad intaccare anche l’ultima parte di carne utile nella ricerca perenne della perfezione.

Così la nuova idea di bellezza, strano a dirsi, si è fatta ancora più radicale ed ossessiva da quando anche i social possono trasformare qualsiasi elemento in trend. L’ultimo hashtag prima del #mons pubis era infatti il #bikini bridge, letteralmente ponte del bikini. Parliamo di quella parte di corpo che si intravede su ragazze particolarmente magre, nel momento in cui il costume, anziché aderire sulla pelle, rimane sospeso tra le ossa di un’anca e l’altra.

La moda, difficile da spiegare, non aveva però trovato molti ostacoli per farsi amare, soprattutto dalle fan dei selfie, sostituendo così facilmente il thight gap, ossia lo spazio tra le cosce. Con questo canone, nato da una foto postata dalla modella Cara Delevigne, si esaltavano come esempio di bellezza delle gambe che non si toccavano tra loro all’altezza delle cosce. L’hastag #thigh gap è però ormai acqua passata e oggi i social cinguettano #monspubis.

Ma che cos’è?

In questo caso, le aspiranti Miss summer 2015 hanno riscontrato il problema in quel cumulo di carne che si forma generalmente nella zona pubica con l’aumento di peso, la nascita di un bambino o ancora l’invecchiamento. Il mons pubis non rappresenterebbe affatto la bellezza e nemmeno la perfezione. Prima che la stagione estiva arrivi dunque, gli esperti hanno pensato ad una nuova forma di chirurgia plastica chiamata “Monsplastic”.

Da quel che si dice, questo trattamento ridurrebbe la pelle cascante e stringerebbe il muscolo e il tessuto rimanente per creare una perfezione apparente.
Nulla di strano, se non ci ricordassimo che il mons pubis si riferiscce ad una delle parti più delicate del nostro corpo. A detta dell’esperto Jamie Sherril però l’operazione non è affatto invasiva e utilizzerebbe semplicemente l’energia della radio frequenza per rafforzare il collagene nella pelle e aiutare la donna a sentirsi più giovane. Rimangono comunque le perplessità.

Perché sottoporsi ad un simile trattamento?

La risposta dovrebbe essere chiara oltreoceano, alle donne di Costa del Sol, dove la clinica sembra destinata ad avere successo, e agli studiosi inglesi, che nel frattempo hanno definito già un prezzo, pari a quasi 1500 sterline per l’operazione.

Una riflessione però dovrebbe venire spontanea su quale sia oggi, nel 2015, il vero significato di salute associato alla bellezza estetica e se, dopo il bikini bridge e il mons pubis, si possa ancora parlare di sostanza ed etica come valori di primo ordine.

Gli Hunza, la popolazione più longeva al mondo

Volevate il segreto della vita eterna o quasi? La popolazione degli Hunza ha trovato il modo per vivere a lungo, in media 130-140 anni, ed evitare le terribili malattie degenerative come il cancro o le malattie del sistema nervoso, che affliggono le altre popolazioni.

Gli hunza vivono al confine nord del Pakistan all’interno di una valle sulla catena Himalayana, al confine con la Cina, e senza ricorrere ai prodigi della nostra scienza medica, a cento anni sono vivi ed incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vitalità. Le donne Hunza sono ancora prolifiche anche oltre i 70 anni. Chiaramente per riuscire a concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha nulla a che vedere con le nostre novantenni.

Da sempre lavorano la terra, ma a migliaia di metri di altezza. Vicini al cielo, lontani dagli altri uomini e dal “mondo sviluppato”. Ralph Bircher, uno dei massimi esperti di questa civiltà ultracentenaria ha dedicato loro un libro dal titolo “Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia”.

I motivi di tale longevità sono da attribuirsi soprattutto allo stile di vita, basato su un’alimentazione vegetariana, frutto solo delle proprie coltivazioni. Si cibano prevalentemente di miglio, orzo, grano saraceno, frutta come noci e albicocche, ciliegie, more, pesche, pere e melograni, germogli di piselli, noci, legumi lessati, verdure come spinaci, rape e pomodori. Nella loro dieta rientrano anche formaggi, ma solo freschi o fermentati, pochissima carne e quasi nessun condimento.

Gli Hunza vivono dei frutti della natura e soffrono anche un lungo periodo di carestia nei mesi invernali, quello che i naturopati definiscono “digiuno terapeutico”. L’altopiano su cui vivono è un luogo in gran parte inospitale e non dà raccolto sufficiente per alimentare i 10.000 abitanti Hunza per tutto l’anno. Questa “bizzarra” consuetudine, invece di portare debolezza e morte, nel corso degli anni ha prodotto nella popolazione straordinarie capacità di vigore. Un Hunza può andare camminare tranquillamente per 200 km a passo spedito senza mai fermarsi, grazie alle forti doti di resistenza conosciute in tutto l’oriente, tanto che nelle spedizioni Himalayane, sono assoldati come portatori.

Tra i segreti della longevità degli Hunza ci sarebbe anche la particolare acqua alcalina che bevono: diversi studi hanno appurato che l’acqua bevuta da questa popolazione ha un elevato pH, con notevole potere antiossidante e un elevato contenuto di minerali colloidali, che renderebbero più sopportabile anche il digiuno. L’acidosi metabolica innescata dal digiuno prolungato viene infatti compensata e il ph rimane più stabile.

Oggi il territorio degli Huntza però è stato intaccato dalla società “evoluta” e anche lì sono arrivati cibi spazzatura, farina 0 impoverita, zucchero bianco, sale sbiancato chimicamente, e con loro le prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici che l’Occidente evoluto conosce bene. In pochi sono riusciti a scampare da questo inquinamento “evolutivo” evitando ogni forma di “contagio”.

L’aspetto che affascina di questo popolo è la loro predisposizione naturale al sorriso, infatti sono molto gioviali, d’umore costante, anche quando hanno problemi di poco cibo e di freddo. Non sono mai arrabbiati, non sono attaccati dall’ansia, e dall’impazienza, sono sempre sereni, e forse il loro segreto sta proprio nella loro inconsapevole felicità.

L’arte e la letteratura risultano pressoché assenti tra gli Hunza. La religione e la preghiera venivano vissute intimamente. Diversamente dai popoli limitrofi, non hanno nessuna pratica esteriore, né rituali, né preghiere, né templi. Non esiste superstizione, malocchio, magia, come avviene invece per i popoli vicini, dai quali si distinguono ancor più per il fatto che le donne non portano il velo ed hanno parità di diritti. Però, tutte queste eccezionali caratteristiche si stanno attenuando con l’arrivo dello “sviluppo” e dell’alfabetizzazione.

Forse tutti noi dovremmo imparare da questi popoli, soprattutto nella capacità di reagire alla vita guardando sempre il lato positivo, seguendo una dieta sana, per prevenire invece che curare, arrivando ad ottenere un benessere sia mentale che fisico.

Gli universitari sono più in grado di recuperare da lesioni cerebrali

Chi ha frequentato l’università è sette volte più in grado di recuperare da lesioni cerebrali traumatiche. Questi i nuovi risultati di una ricerca scientifica riportata sul dialymail.co.uk. Le persone ben istruite hanno una maggiore “riserva cognitiva”, affermano i ricercatori degli Stati Uniti.

I “muscoli” del cervello sono più forti e i cervelli funzionano complessivamente meglio. Questo significa che hanno meno probabilità di essere disabilitati in modo permanente dopo un trauma cranico.
I ricercatori non sanno ancora esattamente il perché di questo fenomeno. Forse per un uso più frequente di mente e pensiero per gli universitari? Forse per un’attività maggiore del sistema nervoso? Più energie, più sforzo?
“Dopo questi tipi di lesioni alcune persone sono disabilitate per la vita e non sono mai in grado di tornare al lavoro, mentre altre persone che hanno lesioni simili recuperare pienamente”, ha detto l’autore dello studio, il dottor Eric Schneider della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora e membro della American Academy of Neurology.
“Capiamo alcuni fattori che portano a queste differenze, ma non possiamo spiegare tutto della variazione. Questi risultati possono fornire un altro pezzo del puzzle. Le persone con maggiori capacità di riserva cognitiva possono effettivamente guarire in un modo diverso che permette loro di tornare alla funzione di pre-infortunio e/o possono essere in grado di adattarsi meglio e formare nuovi percorsi cognitivi nei loro cervelli per compensare il danno”, ha aggiunto.

I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Neurology, hanno analizzato i casi di 769 persone con lesioni alla testa – per lo più in incidenti stradali e cadute.
I partecipanti sono stati raggruppati secondo i loro livelli di istruzioneil 24% non ha finito la scuola, il 51% aveva 12-15 anni di formazione e il 25% ha almeno una laurea.
Un anno dopo l’infortunio, il 28% dei pazienti non ha riscontrato nessuna disabilità ed è stato in grado di tornare al lavoro o allo studio.
Solo il 10% di coloro che non hanno terminato la scuola erano liberi da ogni disabilità, rispetto al 31% di quelli con qualche tipo di istruzione universitaria e il 39% dei laureati.

Il Dr. Schneider ha detto: “Le persone laureate erano più di sette volte in grado di recuperare pienamente la loro lesione rispetto alle persone che non hanno terminato la scuola superiore.
Ha continuato: “E le persone con qualche istruzione universitaria erano quasi cinque volte più in grado di recuperare completamente rispetto a quelli senza educazione sufficiente per guadagnare un diploma di scuola superiore”.

“Abbiamo bisogno di imparare di più su come l’educazione aiuti a proteggere il cervello e come influisca su lesioni e resistenza nei traumi. Si spera aiuterà a identificare modi per aiutare le persone a recuperare meglio da una lesione cerebrale traumatica”, ha infine concluso.

Insomma, più studi e più sei sano. Dare spiegazioni prettamente scientifiche in questo momento sembra essere missione difficile anche per i grandi esperti, ma i dati dimostrano proprio questo. Non ci resta che studiare e sperare – sempre – di non dover mai riportare un trauma cranico nella nostra vita. O almeno dopo la laurea.

Svelato il segreto per avere gambe perfette come Scarlett Johansson

Credit: flickr.com

Delle star che vediamo al cinema, in televisione, o sul red carpet degli oscar invidiamo molto: dalla carriera, alla fama e al riconoscimento sociale, dal conto in banca al fisico. Se per le prima tre cose noi di Blog di Lifestyle non possiamo proprio aiutarvi, possiamo darvi una mano per quanto riguarda i segreti fitness delle star.

Parliamo per esempio di Scarlett Johansson, o meglio, delle gambe di Scarlett Johansson.
Anche se ha da pochi mesi dato alla luce la sua prima figlia, il suo fisico è marmoreo e perfetto, ce ne siamo accorti tutti durante la cerimonia degli Oscar.
Il suo segreto? Ce lo svela l’attrice stessa, ed è tanto tanto esercizio fisico, soprattutto per le gambe, quello che lei da sempre ritiene il suo punto debole.

Uno dei suoi esercizi preferiti è quello che in gergo tecnico viene chiamato “The knee drive with weights”. Lo sviluppo è il seguente: in piedi, con dei pesi (che per chi svolge esercizi a casa possono essere libri o bottiglie d’acqua) in entrambe le mani, palmi rivolti all’interno, gambe leggermente divaricate, che non superino la larghezza delle ossa del bacino, piedi dritti. Mettere il peso su una delle due gambe, ad esempio la gamba sinistra, e poi, lentamente, portare il ginocchio destro all’altezza del torce. Dopodiché, spostare all’indietro – sempre lentamente, per far lavorare meglio i muscoli – la gamba destra, in affondo, finché il piede destro non poggi completamente a terra. Tenere la posizione per qualche secondo, poi riportare il ginocchio destro altezza torace e infine tornare alla posizione di partenza.
Ecco una foto di spiegazione.

credit: fitnessfoodieblog.wordpress.com
credit: fitnessfoodieblog.wordpress.com

Ripetere quest’esercizio per 30 volte (2 serie da 15 ciascuna), e passare poi agli affondi laterali, che sono uguali a quelli appena descritti, tranne per la differenza che la gamba si sposta di lato e non dietro. Se fatti con costanza, anche questi piccoli workout copiati dalle star potrebbero davvero farvi sentire meglio, e più belle. Provare per credere.