martedì, 15 Luglio 2025

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Greenland: un viaggio verso la fine del mondo (FOTO)

Si chiama Ilulissat ed è la capitale mondiale degli iceberg.
Caratterizzata da strisce di iceberg infiniti e da colori oltremodo mozzafiato è stata una delle location più amate dal fotografo Paul Zizka, artista di grande livello e dall’invidiabile spirito avventuriero.

Zizka, affascinato da sempre da luoghi selvaggi e inesplorati, ha deciso di dedicare la sua raccolta ad un luogo dai colori magici e dalla natura impervia e apocalittica. Come da lui stesso dichiarato, infatti, l’ambiente che lo ha ospitato per tutta la durata dell’avventura di 10 giorni lo ha affascinato a tal punto da voler tornare con un altro fotografo per offrire un workshop a 16 aspiranti partecipanti.

Greenland sembra lo scenario di un film sulla fine del mondo, qualcosa che va al di là di ogni possibile immaginazione e che offre tutto quello che un fotografo può cercare in un viaggio all’insegna delle tappe più significative per la creazione di un album dai livelli superiori.

Paul, inoltre, ha reputato necessario ritrarsi in alcuni autoscatti solo per mostrare allo spettatore la grandezza reale dei luoghi visitati, una sorte di scala per ridimensionare ogni singola parte del paesaggio.
Un’altra delle tecniche da lui usate, per trarre il massimo da ogni scatto e dalle possibilità che l’area circostante poteva offrire a chi osserva, è stata il time-lapse, utilizzato per massimizzare l’esposizione alla luce.

Di seguito gli scatti più belli dell’artista canadese.

Gli Hadza, ecco l’ultima tribù primitiva presente sulla Terra

Nei pressi del Parco Naturale Serengeti in Tanzania si trova la tribù degli Hadza, una civiltà che vive come si faceva 10.000 anni fa. Si tratta di una tribù che conduce un’esistenza molto simile a quella dell’uomo del Paleolitico (che visse circa 2 milioni e mezzo di anni fa), svolgendo una vita senza regole e in piena libertà, dedita alla caccia e alla cura della famiglia. È proprio nei pressi del lago Eyasi, a nord del paese, che vive la più grande tribù di cacciatori Hadza.

Il loro mondo è uno degli ultimi rimasti incontaminato, al quale è sconosciuto l’uso della tecnologia (che per noi è diventata una dipendenza), tanto che le tecniche di caccia e coltivazione si tramandano oralmente di generazione in generazione. Non esistono i soldi, carte di credito, messaggi, chiamate, lavoro e neanche orari da rispettare, e la cosa più vicina ad una forma di mercato è lo scambio di un paio di sandali con una tribù vicina.

Secondo gli standard moderni degli studiosi, gli Hadza non dovrebbero esistere.
Eppure ci sono, e rappresentano più di un’anomalia: sono una tribù dimenticata. Non praticano la coltivazione e l’allevamento degli animali, ma si nutrono di cibi selvatici autoctoni raccolti e cacciati. La dieta degli Hadza consiste principalmente in: carne, miele, baobab, bacche e tuberi. Le donne Hadza si nutrono principalmente di prodotti vegetali (piante e tuberi) e passano la maggior parte del tempo nei campi. Gli uomini al contrario si spostano molto dal campo base alla ricerca di carne e miele. Anche se il cibo raccolto o cacciato è portato al campo e condiviso, gli uomini e le donne tendono a consumare, come spuntini nell’arco della giornata, il cibo che trovano. La loro lingua è una delle più antiche mai parlate dall’uomo, ed è composta da una dialettica a rime con dei suoni ritmati. Il sogno di ogni linguista, insomma.

Al contrario di noi, stressati dal lavoro e dalle preoccupazioni giornaliere, gli Hadza hanno tanto tempo per rilassarsi. Dato che la loro occupazione principale è cacciare il cibo, essi lavorano solo cinque ore al giorno. Durante tutti questi 10 mila anni, essi hanno lasciato molto più di un’impronta nella loro terra. Gli Hadza rappresentano una parte della cultura mondiale, ma allo stesso tempo, rappresentano anche ciò che l’umanità ha perso.

Mai come prima il nostro mondo è stato così connesso o conveniente. Ci basta cliccare su un bottone per cambiare canale, comprare un libro o prenotare un viaggio. Abbiamo tutte le comodità a portata di mano. In un breve lasso di tempo, la vita si è trasformata al massimo del comfort. E quindi quel senso di stress e di libertà che sogniamo è legata a qualcosa che abbiamo dimenticato e che solo i nostri ancestrali sapevano gestire. Popolazioni come gli Hadza sono il tesoro che abbiamo dimenticato.

125 anni di Tour Eiffel. E lo spettacolo continua

Credit it.gdefon.com

125 anni. Sono passati 125 anni dalla costruzione dell’affascinante “Dama de ferr”, che ogni giorno, a ogni ora, incanta migliaia di visitatori e turisti, e che strappa sempre un sorriso ai parigini.

Era proprio il 31 marzo del 1889 quando a Parigi veniva inaugurata la Tour Eiffel. Alta 307 metri (oggi divenuti 324 con l’aggiunta dell’antenna), composta di 16mila travi d’acciaio, 18.038 pezzi di ferro forgiato, 2 milioni e mezzo di bulloni, pesante 8000 tonnellate, è il monumento più visitato al mondo. Sono, infatti, 7 milioni i visitatori che ogni anno si recano a Parigi per ammirare la bellezza e l’eleganza della Tour Eiffel.

Simbolo di Parigi e della Francia fu realizzata da Gustave Eiffel, e costruita in poco più di due anni, in occasione dell’Esposizione Universale del 1889 per il centenario della Rivoluzione Francese.
Nessuno in quegli anni avrebbe mai potuto immaginare che la Tour Eiffel – che doveva essere solo una costruzione temporanea – potesse riscuotere un successo tanto grande, ma con il tempo i suoi bulloni e le fontane ai suoi piedi sono entrati nel cuore della gente, nei panorami più ricercati, nelle cartoline più collezionate, nelle foto più amate.
Più che un monumento, la “Dama di Ferro”, è diventata l’anima vera e propria della città e dei suoi abitanti, un edificio insostituibile che veglia sulla Senna e illumina il firmamento di Parigi.

Messaggi di solidarietà per Bruxelles (FOTO)

Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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L’uomo è capace di atti terrificanti; lo abbiamo visto in questi giorni, ma se vogliamo allungare il raggio temporale lo abbiamo visto in questi anni. Il terrorismo ha dimostrato di essere un’arma capace di distruggere vite e menti in un colpo solo. Ma proprio in momenti come questi l’uomo è capace di atti di solidarietà e di unione incredibili. Subito dopo i due attentati che hanno colpito la capitale belga, i cittadini si sono recati nella piazza di fronte la Borsa di Bruxelles e hanno iniziato a scrivere frasi d’amore e di solidarietà per le vittime del terrorismo.

Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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Le scritte erano di diverse lingue, francese, fiammingo ma anche in arabo. L’iniziativa è partita da un gruppo di ragazzi che ha iniziato a distribuire gessetti colorati per esprimere i sentimenti dei passanti. Proprio da qui è partito l’hashtag #prayforbruxelles per interagire con il mondo intero sui social e condividere il dolore ma sopratutto la voglia di non arrendersi alla paura.

Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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Anche varie Nazioni si sono mosse con messaggi di solidarietà verso Bruxelles e le sue vittime. A Parigi e in Italia i monumenti si sono tinti dei colori della bandiera belga.

Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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Messaggi di solidarietà per Bruxelles
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Una foto che ha fatto il giro del mondo è quella di un bambino del campo profughi di Idomeni, in Grecia, che tiene tra le mani un cartello con su scritto “Mi dispiace per Bruxelles”.

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Ma voglio lasciarvi con una scritta che non ha bisogno di didascalie. Noi non dobbiamo farci spaventare, noi dobbiamo continuare le nostre vite e fare quello che abitualmente facciamo. Uscire, partire, fargli vedere che i loro metodi per piegarci in realtà ci rendono più forti. #prayforbruxelles #prayforworld

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