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Quando ero all’asilo odiavo mangiare; trascorrevo ore intere con il piatto della mensa sotto il naso, guardando i bambini giocare nel cortile attraverso un vetro. Credo di essere diventata malinconica nel grembo materno, quando nella mente non c’era ancora traccia di arbitrio e cognizione. Certe persone mantengono un sentimento di inadeguatezza per tutta la vita, impossibilitati a trovare un sentiero di realizzazione personale che sia duraturo. O semplicemente soddisfacente.

Chi si sente spaesato vive il presente moderno con ansia da prestazione e il fiato sul collo di una società che pretende severa una serie di traguardi. Spesso irrealizzabili o semplicemente troppo dolorosi da pianificare e attuare. L’inadeguato si sente perennemente in affanno, in imperdonabile ritardo, con addosso la sensazione orribile di stare indietro nella vita. Agisce con l’obbligo morale di dovere cercare l’invenzione del secolo; crede di trovare l’ispirazione su Google o Pinterest, rincorrendo insegne che presto scoprirà inesistenti.

La verità è che nessuno ci racconta come stanno veramente le cose e cioè che l’unico vero obbligo che abbiamo è di essere noi stessi. Di pensare da soli, di abbandonare le aspettative dei genitori, degli amici di sempre, del mondo intero. Non siamo certo delle macchine programmate per conquistare stelle da appendere al petto; per fare quello che impongono i magazine, le religioni o le vecchie signore sedute a sparlare con le amiche. Noi non siamo caricati come pistole per sparare nel cielo a comando; né topi destinati a correre su una piccola rotella fino alla fine dei tempi.

La verità è che la motivazione non puoi tirarla fuori come il portafoglio al banco della frutta e che la vita fa il suo corso sempre e comunque, a prescindere da ciò che ti sembrerà di decidere. Inesorabilmente.
Se non avverti una spinta da dentro a poco servirà alzarti presto e riempire il giorno di impegni e lavori. O sei motivato oppure non semplicemente non lo sei. Non puoi avere il controllo di tutto e su tutto. Su quello che pensa il prossimo vedendoti in attesa di qualcosa, inerme e temporaneamente inetto.

Puoi andare a dormire con la idea di spaccare il mondo l’indomani, ma dipinto non apparirà mai per magia sulla tua tela. E devi anche sapere che non troverai il messaggio del riscatto registrato in segreteria. Devi solo riuscire ad abbandonare la mente a te stesso, a quello che eri nel grembo materno, a quello che sei o che ancora non sei stato capace di diventare.
La chiave di volta sei tu solamente, per sentirti accettato devi solo trovare il coraggio di accettare te stesso. Per primo.