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Secondo i dati Eurostat, sono 100 i kg di cibo sprecati ogni settimana, per un totale di 7 euro circa gettati direttamente nella spazzatura da famiglie e commercianti. Questi numeri hanno spinto giovani talentuosi ad ideare delle app che aiutino a conservare, scambiare e conoscere il cibo, concretizzando così anche le idee emerse dalla Fiera Expo.

Informarsi su come si conserva al meglio ogni alimento, avere la possibilità di scambiarlo o donarlo a chi ha bisogno, mettere uno sconto sul cibo in scadenza: sono solo alcune delle soluzioni proposte da siti e applicazioni per intervenire a favore del nostro ambiente e dell’equilibrio nella distrubuzione di cibo.

Sembra impensabile leggere la parola spreco e cibo nella stessa frase, eppure, come tutti sanno, Expo non è stata solo un’occasione turistica per mettere in vetrina il nostro Paese, ma anche e soprattutto l’evento clou prima della Conferenza sull’ambiente di Parigi, che ha consentito di richiamare le coscienze delle persone su un problema mondiale e stilare la Carta di Milano: un documento che pone diversi e ambiziosi obiettivi per incrementare lo sviluppo sostenibile.

E se, dunque, da una parte abbiamo il presidente dell’Onu, Ban Ki Moon, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il commissario ufficiale dell’Expo, Giuseppe Sala, che intervengono sui grandi temi in qualità di istituzioni, dall’altra parte ci sono anche loro: giovani ambiziosi che usano le proprie abilità per mettere in moto la società contro lo spreco alimentare. Come?

Last minute sotto casa

Ebbene, nell’era della tecnologia, il mezzo più veloce per scambiare, rivendere e regalare cibo, piuttosto che gettarlo nella spazzatura è una semplice app. C’è, ad esempio, Last Minute sotto casa che permette ai piccoli negozianti di quartiere di mettere on line sconti sul cibo in scadenza a fine giornata all’interno del loro esercizio, in modo che tutti gli iscritti sul sito o sull’app possano usufruire di alimenti che altrimenti andrebbero nella spazzatura.

Equoevento e My foody

Stessa cosa avviene per Equoevento e My foody. Il primo è un sito nato dall’idea di quattro trentenni romani, che cerca di salvaguardare il cibo rimasto da grossi eventi, come matrimoni, convegni, cerimoni, partite allo stadio, ridistribuendolo a case famiglia ed enti di solidarietà. Grazie a questo, sono stati già ridistribuiti più di 150 mila pasti. Nel caso di My foody, invece, grossisti, negozianti e ristoratori, possono proporre sconti su cibi in scadenza o con difetti nel packaging.

Bring the food

Ad intervenire per raccogliere donazioni di prodotti c’è anche Bring the food, un sito ideato per stimolare la solidarietà dal basso: ogni persona può decidere di offrire cibo di sua spontanea volontà presso gli enti caritativi della propria zona. Basta scaricare l’app, inserire le caratteristiche del cibo e la zona in cui si trova per ricevere le prime richieste.

Breading e Ifoodshare

Nata a Milano, Breading, si rivolge al terzo settore: è qui, infatti, che grazie a questa app vengono reindirizzati pane e generi di prima necessità, mentre Ifoodshare geocalizza condomini, campus universitari, reti di vicinato mettendoli in contatto per condividere cibo in scadenza e favorendo così anche momenti di socializzazione.

Ubo

Infine c’è UBO: l’app, lanciata all’interno di un progetto della regione Valle d’Aosta e Piemonte, gode della supervisione di esperti dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte e Liguria, che hanno dato il loro essenziale apporto per catalogare 500 alimenti e indicare come conservare al meglio la propria spesa. Sono persino state inserite delle ricette per riutilizzare gli avanzi ancora commestibili.

Dunque, non ci sono più scuse per lasciare nel frigorifero alimenti che non saranno mai utilizzati. Occorre piuttosto fare uno sforzo giornaliero per ridistribuire le nostre risorse ed entrare nell’ottica di condivisione del cibo. Se si continua a sprecare, un giorno, la fame sarà un problema non solo di particolari fasce di soggetti, ma del mondo intero. Proseguire verso questa direzione o lamentarsi senza mettersi in moto in prima persona è deleterio per noi stessi. Proprio voi, che state leggendo, siete voi, in prima persona, il motore centrale dello sviluppo sostenibile.