Accade una misteriosa magia a tutti coloro i quali varcano la soglia metallica della propria auto, con l’intento di spostarsi al volante da un punto del globo a un altro. Palesandola, che tu sia Madre Teresa o uno degli Alti Septor, una volta accomodato sul sedile anteriore della tua berlina, scatoletta, Ferrari o quello che ti ritrovi, una volta adagiato sul trono degli automobilisti, ti trasformerai in Hulk davanti ai nemici. E non quando c’è la cosetta della Vedova Nera a controllarlo. Così il mistero è diventato sempre più fitto, le dita centrali delle mani sempre più erette e i francesismi sempre più forbiti. Fino a quando il dott. Tom Vanderbilt ha spiegato al mondo la motivazione psicologica che ci rende particolarmente irascibili al volante.

Secondo l’esperto la causa sarebbe la “deindividualizzazione“, l’isolamento a cui le lamiere del mezzo ci costringerebbero. Anonimato, abbassamento delle inibizioni e senso di protezione farebbero poi tutto il resto. La soluzione? Secondo lo psicologo, l’ideale sarebbe viaggiare in compagnia, in modo da distrarsi e chiacchierare, senza focalizzare tensioni e odio contro gli altri automobilisti.

Io continuerò ad allenare il gesto dell’ombrello a ogni incrocio.