I seni femminili pubblicati non solo sulle cover dei giornali dedicati ai maschietti, ma mostrati orgogliosamente in eventi, spettacoli e persino nei luoghi pubblici da donne non famose.

A guidare la rivoluzione è stata Rihanna, che ha pubblicato e sfoggiato una serie di topless negli ultimi tempi, a partire dalle foto postate su Instagram, che sono state censurate dal social, con tanto di risposta ironica della cantante, che è voluta andare contro questi tabù presentandosi sotto 216mila Swarovsky, cuciti per lei da Adam Selma, al Cfda, gli Award della moda decretati dai più grandi design americani.

La cantante ha meritato il premio dell’icona dell’anno e si è presentata sul palco con un velo che non lasciava nulla all’immaginazione. “Le regole della moda“, ha detto, “sono fatte per essere infrante“. Oltre alla cantante Rihanna, anche Scout Willis, figlia dell’attore Bruce, si è innalzata a suffraggetta pro-topless, sfidando la censura di Instagram e andando in giro con i seni al vento.

Al richiamo dell’hashtag #FreeTheNipple ha postato come immagine del suo profilo Twitter la cover del magazine in cui Rihanna appare in topless e inoltre ha pubblicato una foto in cui cammina per la Lower East Side, a seno nudo e con una gonna fiorata in vita, con il messaggio: “What @instagram won’t let you see #FreeTheNipple“. L’erede di Bruce Willis e Demi Moore si è presentata al Nylon’s Young Hollywood Issue party di Los Angeles con capezzoli in vista.

Nicki Minaj sul palco del Summer Jam di New York, l’evento dedicato alla musica hip hop, si è presentata con una mini t-shirt a rete che non nascondeva nulla. Anche Kendall Jenner, appena compiuti i 18 anni ha posato in un demi-topless per Interview. Per non parlare di Miley Cyrus, ormai famosa per le sue trasgressioni, che torna a far parlare di sè col suo nuovo video “Tongue Tied“, nel quale la ex stellina Disney si mostra in topless coperta solo da slip, bende in latex e calze a rete.

Ma non sono solo le celebrità a portare avanti il movimento di liberazione dal reggiseno. Un club di lettrici, il Misto Topless Pulp Fiction Appreciation Society, nato in un locale gay, che si riunisce nei parchi di New York per incontri di lettura a seno libero, ha come slogan delle signorine “Bruciate i reggiseni non i libri“. La città di New York non sanziona il topless, ed è bene che tutte le donne lo sappiano. Anceh le sostenitrici del Peta, l’associazione in difesa degli animali inneggiano il potere del topless, che però in quasi tutti gli Stati è vietato, a volte persino in spiaggia.

Con il successo nel 1964 del monokini, costume con due bretelle che lasciava il seno in vista, e Brigitte Bardot che sulla spiaggia di Saint Tropez mostrava le sue curve senza pudore, la rivoluzione era già iniziata in tempi non sospetti.