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Un individuo su cinquanta soffre di ansia, e questa è una risposta multisistemica ad una minaccia o un pericolo percepito. L’ansia è uno stato emotivo associato ad una condizione di allerta e paura nei confronti di ciò che ci circonda. Purtroppo questo stato emotivo coinvolge non solo il soggetto in questione, ma anche le persone che lo circondano.

I principali sintomi di questo stato emotivo sono: l’insonnia, l’irritabilità, l’apprensione e il nervosismo. Il grande filosofo S. Freud diceva che all’origine della comparsa d’ansia ci sono tensioni o battaglie interne all’individuo che non hanno avuto risoluzione. Solitamente almeno una volta nella vita tutti gli individui vivono sensazioni di ansia, ma va fatta una distinzione tra: quella che è adeguatamente motivata la quale si risolve in una sensazione di passaggio con effetto positivo, e quella che insorge senza una reale spiegazione a causa di motivi incomprensibili quest’ultima generalmente èall’origine di reazioni eccessive che caratterizzano questo stato emotivo negativo.

Questo stato emotivo rende le persone introverse, chiuse verso l’esterno e più introspettive. Gli scienziati, in precedenza, hanno dimostrato che le persone che hanno maggiori livelli di ansia sono effettivamente meno impegnate socialmente.

Due psicologi della University of British Columbia hanno recentemente verificato l’esistenza di questa presunta interconnessione ovvero se agli atti di gentilezza che aumentano la felicità di una persona (questo è già dimostrato dai ricercatori) possono anche contribuire alla diminuzione di questo stadio emotivo.

In uno studio pubblicato sulla rivista Motivation and Emotion, Jennifer Trew e Lynn Alden hanno studiato 115 studenti universitari colpiti da questo stato emotivo. I ricercatori hanno diviso i loro soggetti in tre gruppi. Al primo gruppo è stato chiesto di impegnarsi a fare tre atti di gentilezza al giorno, due giorni a settimana per un mese. Si ci riferisce alla gentilezza sociale come ad esempio aiutare il vicino di casa o la coinquilina.

Al secondo gruppo è stato chiesto di esporsi a situazioni sociali per un mese. Ad esempio invitare una persona a pranzo per conoscersi meglio, conoscere nuova gente. I soggetti per fare ciò sono stati preparati con esercizi di respirazione profonda per rendere il loro compito più semplice.

Al terzo gruppo, è stato chiesto solamente di tenere un diario di eventi personali.

I risultati sono interessanti: il primo gruppo, impegnato in atti di altruismo, ha mostrato maggiore facilità nelle relazioni sociali attraverso la diminuzione della paura del rifiuto o di conflitto. Treww e Alden sono arrivati così alla conclusione che gli atti di gentilezza possono contribuire a rafforzare le relazioni sociali.

In un altro studio recente, gli scienziati partendo dal volume della materia grigia nella corteccia orbitofrontale sinistra, hanno evidenziato un forte interdipendenza tra l’essere gentile e attento alle necessità degli altri con l’aumento dell’ottimismo e dall’altro canto la diminuzione dell’ansia.
Il rapporto è semplice: più è altro il volume della materia grigia, più si è ottimisti e meno si è ansiosi.

Precedenti ricerche hanno dimostrato che l’anatomia del cervello cambia in base al pessimismo. Quando gli scienziati giapponesi monitorarono l’anatomia del cervello di giovani dopo il terremoto de Giappone del 2011, hanno scoperto che la corteccia orbitofrontale in molti dei soggetti si era ridotta e atrofizzata. Questi ultimi soggetti erano infatti quelli a cui era stato diagnosticato stress post trumatico.

In questo ultimo studio, pubblicato nel journal Social, Cognitive and Affective Neuroscience, i ricercatori dell’Università dell’ Illinois a Urban-Champaign hanno appunto esaminato l’anatomia del cervello di 61 ragazzi sani e poi hanno somministrato una serie di test psicologici. Facendo dei calcoli sul volume della materia grigia in determinate aree del cervello, hanno scoperto che i soggetti ottimisti e meno ansiosi presentano un maggior volume di neuroni sul lato sinistro della corteccia orbitofrontale.

Gli scienziati a questo punto sperano che le terapie cognitive possano essere progettare per aumentare l’ottimismo nelle persone particolarmente ansiose, alleviando così il loro stress emotivo.