Fotografiamo, cerchiamo sul web, controlliamo gli elettrodomestici e siamo sempre collegati sui social: con i nuovi smartphone ogni cosa è più semplice. Ne siamo dipendenti, ma il loro potenziale non può distrarci dal nostalgico ricordo dei vecchi cellulari, magari i primi, con cui siamo cresciuti e attraverso cui abbiamo abbracciato la tecnologia. Perché, suvvia, siamo tutti straconvinti che se andassimo a cercare adesso il 3310 che avevamo in prima media, lo troveremmo ancora lì, accesso, con due tacche di batteria.

Così, facendo un po’ di spazio ai ricordi e ai sentimentalismi, La redazione di Bloglive ha stilato una classifica delle cose che prima facevamo con i cellulari e che sì, adesso un po’ ci mancano.

Gli squilli

In ordine di importanza, dopo il “ti amo”, c’è lo squillo. Perché voi, nati negli anni 2000, non lo sapete, ma lo squillo era la dichiarazione d’amore più attesa, discreta e profonda. Era un pensiero, una manciata di secondi persi, la consapevolezza che dall’altra parte la persona amata avrebbe apprezzato silenziosa, il turpiloquio quando per sbaglio l’amata rispondeva, prosciugandoti disastrosamente il credito.

Vivere

Millenni di evoluzione e noi siamo qui, a brancolare per il mondo con un caricabatterie in mano alla ricerca disperata di una presa elettrica. Perché quando è carico, catalizza la nostra attenzione, quando è scarico pure, e lasciamo così che gli anni passino, sotto la morsa di un cavo e il peso della batteria esterna.

Telefonare

C’erano una volta i cellulari, che servivano per chiamare. Sì, questa era una storia vera. Con i limiti nella messaggeria e l’assenza di piattaforme, la chiamata vocale rappresentava forse l’unico uso a disposizione. E il nostro 3310 era ontologicamente fiero di sé.

Mangiare

Sì, mangiare. Senza dover per forza instagrammare ogni singola pietanza. Senza dover rendere partecipe tutto il mondo del proprio pane quotidiano. Mangiare e digerire per il gusto di farlo, non per metterlo in mostra sui social.

Snake

È annoverato tra le forme di ipnosi più avanzate, ha manipolato le menti di migliaia di studenti della old generation, e sì, lui è la causa del mio 4 in matematica. Piccolo rettile elettronico, ci manchi da morire.

160 caratteri

Niente Iliade, niente Odissea. Le parole hanno un prezzo e la tariffa del nostro operatore ce lo ricordava continuamente. Ché poi, saremo mica più bravi per questo, a scegliere le parole?

I nomi improponibili del Bluetooth

Topina, thered, alien: i nomi che attribuivamo ai nostri dispositivi, venivano svelati crudelmente a tutti, alla prima ricerca del bluetooth. Perché sì, giudicavo le persone per il nome che davano al proprio cellulare. Soprattutto i potenziali fidanzati.

Trascrivere i messaggi per la memoria piena

Non l’avremmo fatto neanche sotto punizione. Ma a quei teneri messaggi tenevamo così tanto, da mettergli a disposizione la nostra calligrafia, solo per ricordarli. Un segno indelebile a omaggiare quelle parole. Un gesto che diceva “se la memoria non ti vuole, ti voglio io“.

Le cover

Colorate, personalizzate, gommate o in plastica: cercarle per i mercatini e poi trovare quella giusta tra tante, quella che rendeva tuo e solo tuo quel telefono, era davvero bellissimo.

Gli MMS

Nessuna fotocamera, niente iMessage o whatsapp… Per qualche cuore formato gigante restavano solo loro: gli MMS. E quanto costavano…