La notizia arriva dallo University College di Londra: stando a un recente studio realizzato dai suoi ricercatori e apparso sulla rivista scientifica Nature, il quoziente intellettivo umano – che si era sempre pensato rimanesse inalterato nell’arco della vita – può aumentare, anche all’età di settant’anni.

La possibilità di migliorare l’acume mentale è data sostanzialmente da cambi strutturali che avvengono nel cervello: essi consistono in un aumento sia di volume sia di densità della materia grigia nell’area della corteccia motoria sinistra, stimolata dalla lettura e dalla parola.

In più, va sfatato il mito secondo cui la prestanza fisica e l’intelligenza sono due aspetti agli antipodi l’una dell’altra: l’esercizio aerobico giova al cervello. Gli studiosi dell’Università dell’Illinois di Urbana Champaign hanno registrato che l’attività fisica permette l’aumento della materia grigia nella regione dell’ippocampo, quella che apprende nuove conoscenze e le memorizza nella corteccia frontale. Per questo si consiglia di camminare 30 minuti al giorno per cinque giorni.

Se poi siamo più pigri, c’è comunque un’alternativa: un sonnellino pomeridiano è uno dei migliori toccasana che il cervello abbia mai conosciuto. Una ricerca condotta alla University of California a Berkeley, a opera di Matthew Walker, ha dimostrato che, mettendo un gruppo di studenti a studiare per svariate ore e poi permettendo a parte di loro di schiacciare un pisolino, quelli che avevano dormito imparavano di più di quelli che avevano continuato a studiare. Dormire, difatti, stimola la produzione delle cosiddette “bollicine di champagne cerebrali”, quelle che indicano quando l’ippocampo sta trasferendo informazioni alla corteccia, per poi essere archiviate in modo definitivo. Il cervello, insomma, dà migliori prestazioni quando lo si lascia libero: in Giappone, alla Tohoku University, hanno dimostrato scientificamente che lo stato di ozio assoluto permette di sviluppare la creatività, che risiede nel trovare connessioni che rimangono impercettibili agli occhi altrui.

E che dire della memoria a breve termine? Aiuta a migliorare la fluidità cerebrale, favorisce il ragionamento e la risoluzione dei problemi indipendentemente dalle conoscenze pregresse: le capacità mnemoniche potenziano l’intelligenza, come risulta visibile attraverso la diagnostica per immagini, grazie a cui si è visto che molte zone del cervello – come la corteccia prefrontale laterale, la corteccia parietale inferiore, il cingolato anteriore, i gangli basali – si attivano di più.

Altri suggerimenti per aumentare il QI? Studiare una lingua straniera, che inoltre rimanda di 5 anni il rischio di demenza senile, ma anche seguire una dieta mediterranea , che è essenziale per migliorare il nostro apprendimento.