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Le mamme italiane possono stare tranquille: non c’è nessuna emergenza di mortalità prenatale. Lo afferma Serena Donati, responsabile del sistema italiano di sorveglianza ostetrica dell’Istituto superiore di sanità di Roma. In Italia, muoiono ogni anno circa 50 donne (10 su 100mila), registrando una mortalità tra le più basse al mondo. Ma la metà di loro potrebbe essere salvata. “Può capitare che anche fenomeni rari come le morti per parto si verifichino in rapida successione in periodi molto brevi”, spiega la dottoressa, riferendosi ai cinque casi di cronaca che si sono verificati in pochi giorni. Per poter capire a fondo il fenomeno, bisogna però analizzare i numeri nel loro complesso.

Il nuovo sistema di sorveglianza delle morti materne dell’Istituto superiore di sanità può aiutare a tenere sotto controllo la mortalità prenatale. Nato nel 2010, il sistema italiano di sorveglianza ostetrica (Itoss) si basa sui sistemi già attivi in altri paesi europei come il Regno Unito, la Francia e i Paesi Bassi. Nel solo 2015 ha monitorato 372 presidi sanitari pubblici e privati in otto regioni italiane. Serena Donati spiega che il sistema si basa su due approcci: uno retrospettivo, che collega i registri di mortalità alle schede di dimissione ospedaliera, e l’altro prospettico, che monitora le segnalazioni degli incidenti da parte dei presidi sanitari delle regioni che hanno partecipato al progetto.

Credots: donna.nanopress.it
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Secondo l’Itoss, nei casi di mortalità materna tra il 2006 e il 2012, i numeri più bassi si sono registrati in Toscana (4,6 casi ogni centomila nati vivi) e il tasso più alto in Campania (13,4 ogni centomila nati vivi). “Nel mezzogiorno si registra una maggiore incidenza rispetto alle regioni del nord,” spiega Donati, “ma i dati complessivi pongono l’Italia in linea ad altri paesi dell’Unione europea, con circa dieci casi ogni 100mila bambini nati vivi”. Con questa media, l’Italia si piazza al di sotto di quella degli altri paesi ricchi (nei Paesi Bassi c’è il tasso più alto con 12,1 casi su 100mila nati vivi) registrati nel 2015, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.

Tra gli obiettivi che si pone il sistema c’è quello di identificare le criticità nel sistema sanitario. La dottoressa Donati afferma che in Italia si sono stimati circa 50 casi di mortalità prenatale all’anno, ma è possibile ridurre questo numero di circa il 50 per cento. Per farlo, è essenziale potenziare il sistema di sorveglianza ostetrica. Serena Donati spera infine di poterlo estendere in tutte le regioni d’Italia, iniziando così a monitorare altri problemi, come la mortalità prenatale.