Credits: www.huffingtonpost.it

L’estremismo non porta mai a nulla di buono. Lo sanno bene i cittadini del sultanato del Brunei, situato del Borneo, nel sud est asiatico, che si vedono vietato il Natale.

Il sultano Hassanal Bolkiah, ha rinnovato un bando uscito nel 2014 che vietava appunto i festeggiamenti pubblici di questa festività. Nel paese a maggioranza islamica, infatti, il Natale è visto come un pericolo dagli imam che hanno il compito di amministrare il culto islamico, soprattutto nel suo aspetto prettamente consumistico, che potrebbe attrarre anche fedeli musulmani e spingerli a convertirsi a loro avviso.

Così le esternazioni pubbliche della festività sono state negate, pena la reclusione che può arrivare anche a 5 anni di carcere. I ministri degli Affari religiosi perciò sono entrati in azione per evitare che negozi, esercizi pubblici e semplici cittadini espongano i simboli tipici quali luci, festoni, alberi e cappellini rossi. Non è stato vietato, però, ai fedeli cristiani di celebrare del tutto la festività ma a patto che venga celebrata in privato, dopo aver avvertito le autorità. Il divieto ha procurato un certo malcontento tra i cittadini del Paese che lo hanno manifestato apertamente pubblicando sui social le foto dei propri addobbi natalizi.

Urlare allo scandalo e condannare questo ennesimo gesto di estremismo sfrenato è facile e forse verrebbe spontaneo. Sicuramente i capi religiosi del Brunei, né tanto meno il Sultano, brillano per tolleranza ed è quanto meno triste costatare come nel 2015 non si sia arrivati ad una maturità religiosa e morale tale da non essere spaventati da una festa. Ma questa notizia apre almeno due spunti di riflessione.

Il primo pensiero riguarda appunto la tolleranza del diverso, cosa che fa scandalizzare quando accade in un sultanato a migliaia di chilometri da noi, ma passa tutto sommato sotto silenzio quando invece accade tutti i giorni in molto posti del cosiddetto “occidente civilizzato”. Quando guardiamo con sospetto chi professa una religione diversa dalla nostra o ha un differente colore di pelle.
La seconda riflessione che scaturisce dal divieto imposto nel Brunei è ciò che il Natale è diventato e come è visto. Una manifestazione estrema del proprio potere finanziario o una festività religiosa? Se il timore degli imam sono appunto le manifestazioni esterne, la corsa ai regali e al festeggiamento estremo, le conclusioni sono presto fatte.

Sicuramente allora, il divieto imposto nel Brunei è ingiusto e da condannare in quanto lede la libertà di culto, ma ci faccia riflettere anche sulle nostre abitudini, non condanniamo solo per il gusto di farlo, quando siamo i primi che sono dalla parte del torto.