Che fatica essere donne.
Non solo nel privato, ma anche in ambito professionale, è risaputo, essere donna, a volte può penalizzare non poco. Tuttavia le donne hanno quel qualcosa in più che le permette di non arrendersi davanti a nulla, di rialzarsi sempre dopo una caduta, ma sopratutto di inventarsele di ogni tipo per ottenere i propri risultati. È quello che è successo a Paola Ogliari, imprenditrice e startupper italiana, che di lotte ne ha superate, e ne sta ancora affrontando tante. La prima tra tutte è quella di essersi “inventata” un socio uomo, perché da donna era poco credibile secondo il mercato.

Noi di Blog di Lifestyle l’abbiamo raggiunta per farci raccontare la sua storia e dare fiducia a tutte le donne che intendono affermarsi nel mondo del lavoro, senza necessariamente rinunciare alla loro voglia di maternità.

Ciao Paola, Blog di Lifestyle ha voluto raccontare una storia, la tua. Fondatrice di una startup innovativa tutta al femminile ma con un nome maschile. Come nasce l’idea?

Ciao Stefania. Ho deciso di aprire la mia società con il nome di Robert Cutty, ispirata dal film degli anni’90 Funny Money, una storia molto simile alla mia.
Nel mio caso, donna, non laureata, una creativa che si spacciava imprenditrice, che presentando il proprio progetto a grandi realtà pubbliche e private aveva sempre la stessa risposta “Bella idea, ma…”. C’era sempre un MA, senza che si sbloccasse mai nulla. Fino a quando ho pensato di cambiare strategia, trovando un paio di partner e recandomi agli appuntamenti accompagnata da un uomo, brillante e capace uomo d’affari. Come insegnano le regole della comunicazione, il dialogo tra simili è sempre vincente. Infatti ad ogni appuntamento trovavo uomini di una certa età, rigorosamente giacca e cravatta, che forse di creatività digitale ne sapevano gran poco.

Quali difficoltà hai incontrato nella realizzazione di questo progetto?

La mia startup innovativa si occupa di comunicazione e marketing, è stata aperta principalmente per lanciare il progetto SocialMi, un innovativo aggregatore digitale che si avvale di una piattaforma di servizi cross-mediali per favorire la rinascita economica delle piccole e medie attività poste sul territorio milanese.
Tra tutte le difficoltà dell’inizio, la prima, ancora attuale, è quella di reperire fondi per supportare la prima fase di lancio. Abbiamo aperto da soli otto mesi e da quattro abbiamo una sede operativa. Trovo assurdo che, invasi dalle notizie in merito di finanziamenti dedicati alle startup, i tempi per le risposte siano lunghi e le garanzie richieste sempre improponibili, per non parlare dei bandi, numerosi e lunghi moduli per i quali serve l’esperto.
L’assistenza per realizzare un business plan gratuito, almeno per partire, non esiste, per questo motivo diffidate di articoli che vi raccontano favolette metropolitane del tipo “Aperta start up con soli 20 euro”, ne servono almeno 750 euro, per aprire una srls (notaio + bolli).
Insomma, all’inizio tutti ti rendono le cose difficili: garanzie, numeri, certezze, se si chiama startup ci sarà un motivo!

Paola Ogliari e la startup con un nome da uomo (INTERVISTA)

Pensi che il tuo “essere donna” ti abbia penalizzata?

Essere donna mi ha decisamente rallentato. Certo che l’intuito femminile mi ha aiutato molto a recuperare il tempo perduto, avrei dovuto fidarmi del mio istinto parecchio tempo fa’, avrei aperto da almeno un anno.

Cosa c’è ancora da cambiare nel sistema socio economico e in particolare in quello lavorativo italiano in relazione alla posizione delle donne lavoratrici? Gli uomini sono davvero più “capaci”?

Credo che si debba intensificare e agevolare l’aggregazione di piccole e medie realtà, con un’attenzione ad aumentare in percentuale la presenza di forza lavoro “in rosa”, questo è l’unico modo per intensificare la presenza di noi donne anche in cariche più autorevoli, se la parità di diritti tra i due sessi significa per noi donne ricoprire in proporzione sempre minore, ruoli di rilievo rispetto agli uomini, meglio avere una legge che ne tuteli la nostra presenza in percentuale.
Per quanto riguarda le maggiori capacità degli uomini rispetto alle donne, credo che i primi siano sicuramente più portati per fare determinati lavori, e viceversa. Nell’ambito imprenditoriale noi donne abbiamo un’innata capacità organizzativa, ancora maggiore se mamma.

Che messaggio vorresti trasmettere a tutte le donne che si trovano ogni giorno a fare i conti con una realtà lavorativa ancora poco aperta alle figure di spicco femminili?

Non credo che imporsi “a seno scoperto” possa portare grandi risultati. Giocare d’astuzia porta senz’altro maggiori soddisfazioni, ad esempio dimostrare che ne sappiamo meno dei nostri colleghi uomini a volte serve parecchio, non dobbiamo sempre fare la parte delle maestrine, dobbiamo solo capire i tempi giusti per dimostrare (faticaccia, ma è la triste realtà).

Il suo team è tutto al femminile, sfatiamo il mito che tra donne non si lavora bene perché la competizione prende il sopravvento?

In effetti sono stupita anch’io. Ho sempre pensato che con gli uomini si lavorasse meglio ed ho capito solo ora perché, le donne che incontravo sul lavoro non le sceglievo io. A parte gli scherzi, le donne presenti nello staff, oltre ad essere belle, solari e piene di energia, sono molto itineranti, solo due figure full time e il resto o part time o in collaborazione occasionale, non c’è il tempo per litigare.

Nella società italiana una categoria ancora troppo poco tutelata è quella delle “Mamme lavoratrici”. La maternità è un tema scottante nell’ambito lavorativo. Spesso alcune donne sono “costrette” a rimandare o a rinunciare addirittura all’evoluzione fisiologica e naturale di diventare mamma per affermarsi nel lavoro. Cosa pensi si possa fare a riguardo?

Rispondo facendo riferimento ai nostri vicini di casa. La Francia è organizzata in maniera tale da permettere ad una donna di avere almeno due figli, senza essere discriminata sul posto di lavoro, godendo di tutti i benefici messi a disposizione dalla Stato. Io ho partorito la mia unica Sofia ancora quando ero libera professionista, tornando a lavoro dopo soli venti giorni, ricevendo l’indennità di maternità dopo due anni, quando mia figlia stava smettendo di portare i pannolini.
Devo anche ammettere di essere una mamma un pochino anomala, rispetto ad alcune amiche che una volta diventate mamme la loro unica preoccupazione è quella di richiedere una riduzione di orario o sparire dal posto di lavoro per due anni.
Ritengo sia fondamentale avere rispetto del nostro lavoro se vogliamo essere rispettate a pari degli uomini.

3 suggerimenti che ti senti di dare alle lettrici di Blog di Lifestyle.

Se avete un’idea realizzatela con persone positive, il buon umore aiuta ad affrontare le difficoltà specie all’inizio.
Il tempo è prezioso, ricordatelo anche a chi vi chiede di lavorare gratis, in fase di startup, a meno che optiate per una onlus.
Scegliere i migliori dipendenti e collaboratori permette di delegare lavorazioni importanti da subito, permettendoci di supervisionare alla fine, per concedersi una pausa ogni tanto.