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Gli scienziati hanno trovato un “interruttore” che aiuterebbe a ridurre o placare il senso dell’appetito, risolvendo così il problema dell’obesità, che specialmente in America colpisce una fetta sempre più crescente della popolazione.

I ricercatori coinvolti nella scoperta, hanno dimostrato come sia il livello di zuccheri nel sangue e far funzionare questa specie di interruttore che modererebbe l’appetito. Così, quando questa specie di segnaletica non dovesse funzionare, ecco palesarsi il problema del sovrappeso.

Le ricerche che stanno avanzando sull’argomento sono molto importanti, in quanto dimostrano come sia l’attività del cervello e degli ormoni a stabilire il senso di appetito e di sazietà.
La scoperta è stata un caso, durante degli studi condotti sulle cellule nervose nei laboratori di studi sui topi, per delle attività basate sullo studio della memoria.

Nello specifico, la ricerca voleva dimostrare cosa succede quando un enzima di nome OGT, fosse eliminato in certe zone del cervello dei topolini.
L’OGT è fondamentale all’interno del processo metabolico, in quanto coinvolge il circolo di insulina e glucosio all’interno del sangue, che aumentano sempre dopo un pasto o un drink alcolico.

Uno degli scopi di questo enzima è quello di andare ad aggiungere un derivato chimico del glucosio alle proteine e questo, apparentemente, risulterebbe un passaggio fondamentale nella sensazione di sazietà, in quanto cadrebbe nel centro di controllo dell’appetito da parte del cervello. Quando il gene di questo enzima viene cancellato o eliminato, ecco che il topo ingrassa del doppio rispetto al suo peso originario in due settimane.
A dimostrazione del fatto che, rimosso l’OGT, il topo non riesce più a distinguere il senso di pienezza dallo stato di fame, tanto da farlo continuare a mangiare senza controllo.

Ma quando è stato riprodotto geneticamente il segnale prima rimosso, ecco che il topo si arresta, tornando a sentire il senso di sazietà e quindi terminando il processo di nutrizione a non finire.
Giunti a queste rivelanti conclusioni, è scontato che i ricercatori abbiano deciso di darsi da fare nell’avanzamento di studi al riguardo, cercando delle sostanze – che potremmo chiamare droghe, ma solo per intendere fattori esterni che condizionino e alterino dei processi naturali del corpo – che riescano a regolare questa specie d’interruttore, quando questo dovesse smettere di funzionare.

Gli scienziati hanno inoltre dichiarato che agire chimicamente sul problema dell’obesità porterebbe ad avere degli effetti più immediati e visibili rispetto alla dieta e alla semplice forza di volontà, che spesso non sono abbastanza, purtroppo.