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Quando una tragedia pubblica ti colpisce nel privato, i social network sono l’unica valvola di sfogo in questo mondo dominato dalla tecnologia. Così, dopo l’autobomba esplosa ieri ad Ankara, nel cuore della Turchia, che ha provocato almeno 37 morti, un cittadino britannico residente nella capitale turca, si sfoga su Facebook e il suo post diventa virale nel giro di una manciata di ore, tra condivisioni e commenti solidali. James Taylor, questo il nome dell’autore del messaggio, invita tutti a riflettere su ciò che è appena accaduto ad Ankara, poiché tutti noi siamo coinvolti. Occidentali e orientali compresi.

James Taylor vive ad Ankara da 18 mesi e conosce bene il luogo. “L’esplosione ha coinvolto una delle parti più affollate della città”, scrive sul suo profilo Facebook, “vicino a fermate degli autobus, con persone che aspettano di andare o tornare a casa, gente che si siede nel parco per rilassarsi e bere té.” Immaginare di vivere lì, in uno dei posti più belli del mondo, può risultare mortale. Ciò che è successo ad Ankara potrebbe accadere ovunque. “Pensate se questa gente fosse inglese e questo attacco fosse avvenuto in Inghilterra”, continua James. “Conoscenti, famigliari, forse amici. Queste persone non sono diverse. Sono solo turche.”

Vi chiederete: la Turchia fa parte del mondo arabo, quindi è una zona di guerra. Sbagliato. Questo paese non è il Medio Oriente. “Ankara è una città moderna, come le altre capitali europee”, spiega James Taylor nel suo post su Facebook. L’invito del cittadino britannico è semplice: provare a sentirsi vicini a queste persone che sono state colpite nel cuore della loro casa, sentire la stessa empatia che abbiamo provato quando Londra, New York e Parigi sono state attaccate. Solo perché in Turchia l’Islam è la religione più diffusa allora non dovrebbe importarcene? “Ankara è la mia casa, lo è stata per 18 mesi, e continuerà ad esserlo. Siete stati Charlie, siete stati Parigi. Sarete Ankara?” conclude James.

L’attacco ad Ankara deve farci riflettere. Solo perché l’altra persona è diversa da noi, che sia per la pelle o per la religione, non dobbiamo chiuderci nei nostri pregiudizi. Bisogna abbattere i muri che ci dividono e combattere il vero nemico, il terrorismo, affinché tragedie come queste non si ripetano.

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