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Doveva essere una notte come tante altre, quella tra sabato 19 e domenica 20 marzo. O meglio, doveva essere una nottata unica ed indimenticabile, almeno per un gruppo di ragazzi in Erasmus a Barcellona che, in occasione della Notte dei Fuochi della Fiesta de Las Fallas, si era recato a Valencia. Purtroppo, dopo aver assistito allo spettacolo, alcuni di loro a casa non ci sono più tornati. Il pullman che li doveva riportare a Barcellona si è schiantato nella zona di Tarragona, in Catalogna, all’alba della domenica.

Davanti a tutto il dolore dei parenti e degli amici delle 13 vittime e dei 34 feriti – ragazzi di 14 nazionalità diverse – non ci sono molte parole. Quella che doveva essere una delle esperienze più belle della loro vita, sia dal punto di vista professionale che da quello umano, si è trasformata un incubo. Chi ridarà indietro alle famiglie i propri ragazzi? Chi ridarà ai quei poveri ragazzi il loro Erasmus? Chi gli ridarà la loro vita? Lo studio, gli amici, la vita universitaria, l’amore, la laurea, lo stage, il primo lavoro e la prima busta paga: ogni singola esperienza gli è stata strappata così, senza che nessuno di loro potesse fare niente per impedirlo.

Ed è proprio davanti a questi tragici eventi che noi – studenti come quelli che hanno perso la vita, genitori come quelli che non rivedranno più i figli – capiamo quanto la vita sia importante. Quanto ogni singolo secondo che abbiamo a nostra disposizione non debba essere sprecato a fare cose inutili. Smettiamola di lamentarci se qualcosa non ci va a genio, agiamo e cerchiamo di modificare la situazione. Basta piangersi addosso se la giornata va male e pensare “ce le ho tutte io, la sfiga solo a me” quando la parola azione non rientra nel nostro vocabolario.

Quando la nostra vita ci sembra uno schifo, ci appare piatta, fatta solo di noiosa routine, proviamo a pensare a chi una vita non ce l’ha più, a chi non può più andare a quelle noiosissime lezioni in università, a chi non può prendere nemmeno un caffè con un caro amico. Non vi sembra che ciò che stiamo vivendo sia una grande bellezza? Anche solo svegliarsi la mattina, con quella fastidiosissima sveglia, dovremmo considerarlo un dono speciale.

Pensiamo a quelle 14 vittime e al fatto che volevano vivere un sogno: incontrare nuove persone, studiare in modo diverso, vedere altri posti ed imparare a vivere, indipendenti e sicuri di sé e, perché no, provare anche un po’ di nostalgia di casa. Pensiamo a chi, contro la proprio volontà, contro ogni speranza, tutto questo non lo ha più. Pensiamoci e vedremo che ogni momento ci sembrerà più speciale. Anche quando la tristezza prenderà il sopravvento: sarà quella a darci la carica per ricominciare.