Violenza sulle donne: Firdaus di Al Saadawi Nawal. Si parla tanto di violenza contro le donne, specie nella giornata in cui si ricordano le vittime, noi vogliamo dedicare loro questo libro.

Quando vi svegliate la mattina non vi sentite mai un po’ come Laura Brown, una delle protagoniste de Le ore di Cunningham che si sveglia la mattina con la tentazione di leggere solo qualche pagina come per riprendersi dal torpore del sonno. A me capita sì, un po’ per svegliare la mente ancora legata ai fili dei sogni, un po’ per riprendere contatto con la realtà, come dopo aver viaggiato per molto tempo in una fitta nebbia.

Stamattina ho ripreso in mano un libro che ho letto molto tempo fa, che fa parte della collezione Astrea della Giunti di cui vi parlai tempo fa nell’articolo de La magia di ultima.

Non è stato casuale a dirvi la verità, perché stavo leggendo una bozza di testo di un’autrice emergente circa l’incarcerazione di una donna musulmana. Mi ha fatto tornare in mente per l’appunto questo libro, la cui protagonista è una donna egiziana dai grandi occhi neri e dallo sguardo penetrante, condannata a morte per l’assassinio di un uomo attende l’esecuzione in una cella del carcere femminile del Cairo. Una donna forte, fiera che non ha mai chiesto aiuto a nessuno, che non vuole aiuto e si barrica dietro un muro di silenzio. Infine decide di fare un’eccezione, racconterà la sua storia a Nawal, medico psichiatra donna.

“Ero l’unica donna che avesse strappato via la maschera e rivelato il volto della loro sporca realtà. Mi hanno condannato a morte non perché ho ucciso un uomo, migliaia di persone vengono uccise ogni giorno, ma perché lasciarmi in vita fa loro paura. Sanno che finchè sono viva, non sono sicuri; sanno che li ucciderei. La mia vita significa la loro morte. E la mia morte significa la loro vita. Vogliono vivere. E vita per loro vuol dire altri crimini, altre spoliazioni, rapine infinite. … Non spero nulla né temo nulla. Perciò sono libera. Perché nella vita sono i nostri bisogni, le nostre speranze, i nostri timori che ci rendono schiavi. La mia libertà li riempie di rabbia. Vorrebbero poter scoprire che dopo tutto c’è qualcosa che desidero che temo, che spero. Perché allora saprebbero di potermi rendere di nuovo schiava.”

Violenza sulle donne: Firdaus di Al Saadawi Nawal

Lei è Firdaus, la protagonista che racconta piano i suoi ricordi che partono dall’infanzia, dal concetto della sfortuna di nascere donna, l’infibulazione è uno dei suoi primi ricordi. Le sue prime esperienze innocenti con i ragazzi finchè la madre vedendola cresciuta non decise di tenerla in casa per sottrarla agli occhi degli uomini.

Ma in caso c’era lo zio che abusò della povera Firdaus. La sparizione improvvisa di sua madre sostituita da un’altra donna, la costrizione di fare da serva ad un padre che non s’interessava a lei. Firdaus ricorda chiaramente che se moriva una figlia femmina il padre si comportava come se non fosse successo nulla ma se moriva un maschio erano dolori. Perché solo l’uomo è importante: il padre pregava, veniva servito e riverito, mangiava per primo a costo di tenere digiuni moglie e figli, fumava la pipa ed andava a dormire. Una volta morto il padre Firdaus si trasferì dallo zio che le permise di studio purchè provedesse ai lavori domestici. Ma lo zio non era molto diverso dal precedente ed incominciò ad abusare di lei.

Ma la moglie di lui ben presto comincia ad averne abbastanza e si decide di spedire Firdaus in un pensionato finchè suo zio non se la riprende con l’idea di farne di nuovo una serva neanche fosse un pacco posato dove capita. Ma ancora la moglie non è contenta così si decide di farle sposare un lontano parente, ricco, brutto e vecchio oltre che avaro. Una volta ceduta a quest’uomo Firdaus inizia un’altra vita di violenze, abusi e servitù. Finchè un giorno riesce a scappare ma non va così tanto lontano visto che rimane impigliata nella rete della prostituzione prima in un piccolo stanzino per un po’ di cibo dopo diviene una sorta di “escort” di lusso a causa di una donna che si finge sua amica…

Firdaus è stata giustiziata nel 1974.

V’invito a leggerlo perché è decisamente molto interessante, è una storia vera, non c’è nulla d’inventato e aiuta a capire meglio la situazione delle donne nei paesi arabi.

Chi è Nawal al-Sa‘dawi?

E’ una scrittrice, psichiatra, nonché militante femminista egiziana, ha scritto diversi libri dedicandosi in particolare alla terribile pratica della mutilazione genitale femminile che lei stessa ha subito. E’ stata spesso ostacolata dai politicanti e dai fondamentalisti islamici per questo aiuto alle donne, ed è stata anche incarcerata. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Nord-Sud dal Consiglio d’Europa. Fra i suoi libri ricordiamo: Ho imparato ad amare e la novella Memorie di una dottoressa, Dio muore sulle rive del Nilo e Una figlia di Iside. L’autobiografia di Nawal El Saadawi.

Vi lascio con questa splendida canzone: Santa Rosa https://www.youtube.com/watch?v=1rsaAgt4yME