Tempi duri per i social media manager: nell’epoca del content is the king non basta più scrivere un buon testo. Un’immagine parla e racconta, descrive ed emoziona chi la osserva. Anche le aziende hanno capito la lezione e cercano di instaurare un meccanismo di empatia con i potenziali clienti, ricorrendo al visual storytelling. L’aspetto visivo della comunicazione sta rimpiazzando quello testuale, e un esempio in tal tal senso viene dalle numerosissime infografiche che spopolano su piattaforme come Pinterest o SlideShare.

“Le immagini creano un legame forte, di tipo emozionale, tra lo spettatore e il mondo narrato. Un brand non può che adeguarsi a tale tendenza e stabilire un’identità visiva coerente. I valori possono diventare immagine e attrarre l’attenzione con un messaggio più immediato ed efficace. La narrazione visiva non è più territorio esclusivo dei professionisti, ma è passata nelle mani degli utenti. Come per i video, anche per le immagini ritorna il concetto di velocità (real time), spesso prioritaria rispetto alla qualità. Il visual storytelling, quindi, crea contenuti che attirano l’attenzione e, sopratutto, inducono gli utenti a condividere ciò ciò che vedono” (Valentina Tanzillo, esperta di Visual Storytelling)

L’immagine svolge un ruolo chiave nelle newsletter, nei social media, nelle presentazioni aziendali. La quotidianità, d’altronde, è fatta di storie. Senza che ce ne rendiamo conto, ci muoviamo attraverso narrazioni costituite da emozioni, persone e valori. Queste storie non sono necessariamente sono scritte e orali, anzi, tendono ad essere sempre più visive: ogni giorno sui social network vengono pubblicate milioni di foto che creano un flusso infinito di di racconti visivi; in questo ambiente gli oggetti che acquistiamo e condividiamo con gli altri comunicano i nostri valori, le nostre preferenze e il nostro modo di essere.

Anche i mini-video sono una soluzione efficace ed economica per fare visual storytelling con gli strumenti del social web; devono essere curati nel minimo dettaglio, restando meno impegnativi di un prodotto da caricare su YouTube o Vimeo. Oreo, ad esempio, ha creato un vero e proprio impero dei mini-video, puntando moltissimo sulla produzione interna, cosa che non in tutte le aziende può avvenire. Ma quali sono quindi le caratteristiche di un ottimo visual storytelling? Deve essere autentico, avere una rilevanza culturale, veicolare valori genuini e contenere archetipi precisi, personaggi che incarnino caratteristiche chiare, per aiutare lo spettatore a orientarsi nella storia. Tutto questo rientra in una strategia di content marketing, una strategia che studia il target e individua i contenuti giusti per raggiungere determinati risultati.

Whoosnap è il servizio che mette in contatto fotografi e videomaker con brand e le testate giornalistiche alla ricerca di contenuti originali e creativi per il loro business. Uno dei problemi delle agenzie di comunicazione e delle aziende, oggi, è quello di reperire contenuti di qualità. Contenuti che non siano solo testuali, perché la dimensione narrativa è cambiata, e viviamo nell’epoca dell’hypercontent (si raggiunge un pubblico più vasto con le foto e sopratutto con i video). Si comunica attraverso immagini, scatti, video e non è semplice, per le aziende che fanno brand journalism, produrre continuamente contenuti attrattivi per l’utente.

Risultato? Spesso si acquistano foto da siti stock o, peggio ancora, si “saccheggia” Google immagini con l’aggravante che si può incorrere in pesanti sanzioni (fino a 50.000 euro). Whoosnsp mette in contatto tutte le persone dotate di uno smartphone e di una buona dose di creatività con i brand e le testate giornalistiche. Grazie ad un sistema di notifiche personalizzato e geo-localizzato avvisa in real-time sulla possibilità di scattare foto o registrare video che potranno essere acquistati dai brand per la felicità dei social media manager che non dovranno più inventarsi contenuti ma potranno riceverli direttamente dagli influencer.

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Come concretizzare tutto questo nella strategia di visual storytelling?

a) Non dimenticare le basi: occorre avere un logo accattivante e una solida brand identity

b) Mostrate personalità: foto e video non servono soltanto a vendere il prodotto, ma a mostrare al consumatore chi siete e cosa potete offrire in modi nuovi e coinvolgenti

c) Studiate un piano: è bene coinvolgere i creativi nel processo di organizzazione della campagna di social media marketing fin dai primi passi. Dopo aver valutato il rapporto costo/ opportunità si valuta come declianre l’iniziativa su diversi social media.

d) Investite nei contenuti visivi: i brand che vogliono ottenere risultati devono produrre contenuti di qualità, anche utilizzando professionisti, clienti o utenti.

e) Permettete ai follower di partecipare alla creazione di contenuti visuali per la brand page attraverso contenst o attraverso applicazioni terze (Buzzoole per i blog o Whoosnap per le foto). Gli utenti hanno spesso idee originali e creative: usatele! Questo tipo di content strategy permette alle aziende di mostrare la propria natura collaborativa e partecipativa.

f) Imparate a raccontare: sviluppare una brand story e imparare a catturare momenti creativi in maniera partecipativa e collaborativa è fondamentale.

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La pubblicità così come la conosciamo è morta” dichiarava nel 2002 Sergio Zyman, ex direttore marketing di Coca-Cola, nel proprio libro La fine della pubblicità: “non funziona, è un colossale spreco di denaro e, se non vi ravvedete in tempo, potrebbe arrivare a distruggere la vostra azienda e il vostro marchio“. Lo scopo del marketing narrativo non è più semplicemente convincere il consumatore a comprare il prodotto, ma anche immergerlo in un universo narrativo, coinvolgerlo in una storia credibile. Non si tratta più di sedurre o di convincere, ma di produrre un effetto di credenza. Non di stimolare la domanda, ma di offrire un racconto di vita che propone dei modelli di comportamenti integrati, i quali comprendono certi atti di acquisto, attraverso veri e propri ingranaggi narrativi.

L’adozione dello storytelling da parte del marketing va dunque ben oltre una semplice riorganizzazione della promozione delle marche. Pronti a fare visual storytelling?